"Ma come è possibile che una simile meraviglia, una domus romana, sottostante ad una struttura normanna, con tanto di mosaici vengano tenuti chiusi in questo stato di totale abbandono? Si tratta certamente di uno dei più importanti
siti archeologici siciliani ma la cui vista purtroppo ci è negata perché tutto chiuso". A lamentarsi sono stati due turisti della provincia di Palermo che, provenendo da Selinunte, hanno visitato ieri la città prima di rimettersi in macchina verso Marsala ed Erice.
Più volte la nostra redazione ha denunciato lo stato di grande abbandono e degrado in cui sia la Chiesa di San Nicolò Regale che i mosaici romani sottostanti. I mosaici, fra i quali spicca la raffigurazione di un cervo saettante, appartenenti ad una "domus romana", risalente al III sec. d.C., sono da anni chiusi al pubblico. Sono chiusi in un autentico "scantinato" (vedi foto 1) creato sotto la terrazza della struttura di San Nicolò Regale. La loro vista è occultata ai turisti anche dalla polvere accumulata sulla vetrata che circonda il perimetro della parte sottostante alla terrazza che si affaccia sul porto canale. Rimuovendo con un fazzolettino la polvere, è facile scorgere lo scempio: calcinacci crollati dal soffitto, abbastanza logorato dall'umidità, accumulati sul pavimento dei preziosi mosaici.
La competenza sul sito archeologico, per conto della Regione, è della Soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani. La scorsa estate contattata telefonicamente, la dott.ssa Paola Misuraca, soprintendente provinciale, ha parlato dell'esistenza di un progetto dell'Amministrazione Cristaldi per l'eliminazione della terrazza/veranda che fa tetto ai mosaici; la stessa però ha detto di non essere a conoscenza della presenza di calcinacci sui mosaici: "quei mosaici sono chiusi al pubblico da almeno sette anni.
Comunque nei prossimi giorni –assicurò- predisporrò un sopralluogo per verificare e vedere come intervenire. Per il progetto del Comune, presentato già da tempo, aspetto di ricevere un ulteriore studio in quanto l'intervento risulta, oltre che dispendioso economicamente, anche complesso strutturalmente. Bisogna salvaguardare il sito, davvero importante, nella sua interezza e mi riferisco anche alla chiesa soprastante. Anzi a proposito –si è interrogata la dott.ssa Misuraca- per quale motivo la chiesa, per la quale mi risulta che esiste una cogestione Comune-Diocesi, è chiusa al pubblico?".
Da quasi due anni infatti, una transenna nega a cittadini e turisti l'ingresso alla piccola chiesa di San Nicolò Regale (vedi foto 2). Costruita nella prima metà del XII secolo rappresenta uno dei gioielli dell'arte arabo-normanna in Sicilia; di questo stile vi sono soltanto altri due esempi in Sicilia: la chiesa di S.Cataldo a Palermo e quella della SS.Trinità di Delia a Castelvetrano. La chiusura della chiesetta, peraltro quasi mai aperta alla libera fruizione pubblica, è avvenuta a causa –così sottolineto dal geom. Pino Fasulo dell'ufficio tecnico comunale- della presenza di infiltrazioni d'acqua sullo spiazzale-veranda, dove vi è l'ingresso della chiesa, è che costituisce il tetto, a rischio crollo, dei locali sottostanti alla chiesa dove sono conservati i mosaici di età romana (III-V sec. d.C) ritrovati nel 1933.
Le incrostazioni per le cattive condizioni ambientali dell'area, circondata da una vetrata, dove custoditi i mosaici, hanno provocato scrostature del solaio, l'ossidazione dei pilastrini di ferro e la recente caduta di calcinacci sul prezioso pavimento. Tale rischio fu in verità sollevato nel 2010 dal presidente di "Salvalarte-Sicilia", Gianfranco Zanna, nel corso di una tappa a Mazara. In quell'occasione Zanna effettuò un sopralluogo in presenza del sindaco Nicolò Cristaldi, della dott.ssa Rossella Giglio e dell'arch. Gaspare Bianco, entrambi della soprintendenza Beni Culturali di Trapani, e del responsabile di Legambiente Mazara, Franco Sferlazzo. Così il sindaco decise di affidare all'Ufficio tecnico comunale la redazione di un progetto che prevedesse la rimozione del tetto veranda e l'usufruizione dei mosaici ai visitatori.
"Stiamo lavorando al progetto –disse la scorsa estate Fasulo- seguendo le indicazioni che riceviamo dalla Soprintendenza. Ad esempio la veranda sarà eliminata per tre quarti in modo da consentire l'ingresso alla Chiesa, sarà mantenuta la vetrata esterna che circondano i mosaici, stiamo progettando un ponticello e studiando un sistema per una copertura e per il drenaggio dell'acqua piovana". Fasulo ci indicò la cifra del progetto: essa si aggira complessivamente sui 100mila euro, 82mila per i lavori ed il resto quali somme a disposizione dell'Amministrazione per eventuali interventi.
L'avvio di questi lavori e la conseguente apertura al pubblico del sito archeologico avrebbe rappresentato una bella vittoria per la città, tutta intera. Pensiamo al volano economico, ed all'indotto, che il sito potrebbe mettere in moto, ovviamente qualora fosse ben pubblicizzato. La riqualificazione del centro storico, con sempre gli stessi arredi urbani, risulterebbe un progetto completato a meno di metà senza la riapertura dell'importante sito archeologico in questione.
La Soprintendenza, così lesta a dar pareri o a mettere paletti su altre questioni (vedi le condizioni dell'Arco Normanno), non sembra a quanto pare molto interessata a stimolare l'Amministrazione per dare seguito alle promesse, forse non c'è interesse per la città di Mazara a differenza di altre? Ecco un vero esempio di "cattedrale nel deserto", un deserto che è soprattutto culturale quello che attanaglia la città in questi ultimi decenni.
16-03-2014 12,30
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