Ritorno Giambalvo in Consiglio, Fava (Pres. Commissione Antimafia) a Castelvetrano: “Urge un atto politico dei consiglieri comunali”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Febbraio 2016 11:24
Ritorno Giambalvo in Consiglio, Fava (Pres. Commissione Antimafia) a Castelvetrano: “Urge un atto politico dei consiglieri comunali”

L'onorevole Claudio Fava, vicepresidente della Commissione Antimafia, lunedì 15 febbraio sarà a Castelvetrano, in concomitanza con la convocazione del consiglio comunale, per ribadire ai consiglieri l’urgenza di un atto politico collettivo dopo il ritorno in consiglio di Lillo Giambalvo, intercettato mentre garantiva fedeltà cieca al capomafia Messina Denaro e si augurava l'uccisione del figlio di un pentito.

Claudio Fava, assieme ai referenti locali di Libera, incontrerà la stampa alle 17 nell’aula magna del Liceo Pantaleo, in piazza Regina Margherita. In quell’occasione il vicepresidente dell’Antimafia anticiperà le proposte che intende portare sulla vicenda nell’ufficio di presidenza della Commissione. (in foto da sx Claudio Fava, a sx Lillo Giambalvo).

A poco più di un mese dall'assoluzione al processo "Eden 2", in cui era accusato di essere un fiancheggiatore di Matteo Messina Denaro, Calogero (detto Lillo) Giambalvo dopo 13 mesi di carcere lo scorso 25 gennaio era tornato a sedere nei banchi del Consiglio comunale di Castelvetrano.

Nel 2012 Lillo Giambalvo era risultato il primo dei non eletti nella lista Fli nella quale era candidato come indipendente; poi al momento dell'insediamento in consiglio comunale, nel luglio 2014 dichiarò di aderire al movimento Articolo 4, insomma un vero trasformista della politica.

Giambalvo, vogliamo ricordarlo, era stato arrestato nel novembre 2014 dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani nell'operazione antimafia ''Eden 2''. Dopo l'arresto Giambalvo, consigliere all'epoca da poco più di tre mesi, era stato sospeso per diciotto mesi dalle sue funzioni dal Prefetto di Trapani che alla luce della sua assoluzione lo ha reintegrato, così prevede la legge ma ovviamente il fatto ha destato scalpore e certamente induce ad una riflessione sia sulla validità della legge che sulla morale politica di quanti si troveranno quotidianamente a condividere atti amministrativi con lo stesso consigliere.

Infatti nel corso delle indagini erano emerse delle intercettazioni inquietanti dove lo stesso Giambalvo si vantava di aver conosciuto personalmente sia il vecchio capomafia don Ciccio Messina Denaro che il figlio Matteo Messina Denaro latitante dal 1993.

Ad esempio da un incontro con Francesco Messina Denaro (ziu Ciccio): “Entra, Lillo prenditi il caffè', oh zu Cicciu assa benerica, minchia ci siamo abbracciati e baciati, io ogni volta che lo vedevo mi mettevo a piangere perchè... mi smuvia...”

Oppure ecco quanto dice Giambalvo, sempre attraverso un’intercettazione telefonica, su Matteo Messina Denaro: “Se io dovessi rischiare 30 anni di galera per nasconderlo rischierei! La verità ti dico! Ci fossero gli sbirri qua? E dovessi rischiare a mettermelo in macchina e farlo scappare io rischierei. Perche io ci tengo a queste cose”.

Infine poniamo un interrogativo: come coniugare la verità giudiziaria (emersa attraverso un processo) e la verità dei fatti?

Francesco Mezzapelle

14-02-2015 12,15

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