Randagismo, ISPRA: “Danni ambientali per le zone umide del mazarese”

L’ISPRA ha risposto ad una nota dell’Associazione “Pro Capo Feto" sui danni dei cani randagi all’avifauna migratoria

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Luglio 2021 08:46
Randagismo, ISPRA: “Danni ambientali per le zone umide del mazarese”

Riceviamo e pubblichiamo una nota firmata da Anna Quinci, presidente dell’associazione “Pro Capo Feto APS- Federazione Nazionale Pro Natura, in merito ad una problematica della quale ci siamo occupati qualche mese fa e cioè quella della presenza di cani randagi nei siti naturalistici presenti nel territorio di Mazara del Vallo, ed in particolare nell’oasi naturale di “Capo Feto” (vedi foto copertina). Ecco il contenuto della nota:

In seguito a nostra segnalazione (Associazione Pro Capo Feto - Federazione Nazionale Pro Natura), l'ISPRA, massimo Istituto italiano per la "Tutela e la Ricerca Ambientale", dipendente dal "Ministero per la Transizione Ecologica", si è espresso sul "danno ambientale", Legge n. 68/2015, che i "cani liberi di vagare sono in grado di arrecare all'avifauna".

L'Associazione Pro Capo Feto, consapevole del fatto che non tutta la collettività può essere cosciente di ciò, animalisti non esclusi, mette a disposizione il giudizio dell'ISPRA per la migliore gestione dei cani sterilizzati e microcippati rilasciati sul territorio e per la migliore conduzione dei cani d'affezione o di compagnia. E’ da anni che denunciamo i danneggiamenti provocati alla fauna selvatica, più o meno protetta, dai cani lasciati vagare per le Zone Umide del Mazarese (Margi Spanò di Petrosino, Palude di Capo Feto, Laguna di Tonnarella, Lago Preola e Gorghi Tondi di Mazara del Vallo, Pantano Leone di Campobello di Mazara).

Problema irrisolvibile senza una consapevole “politica” di rispetto e di vera tutela del patrimonio naturale da parte dei “Livelli territoriali inferiori di governo” (Art. 3-quinques D.Lgs. 4/2008);intervenga più fattivamente lo Stato o la Regione se i “Livelli territoriali inferiori di governo” non riescono a mantenere, in uno stato di conservazione soddisfacente, ciò che rimane del nostro patrimonio naturale, come vorrebbe l’Art. 3-quinquies del D. L.gs. 4/2008. La problematica del randagismo –ha concluso Anna Quinci- affligge gran parte del territorio di Mazara del Vallo ed in particolar modo le nostre zone umide sottoposte a norme di tutela ma non applicate”.

Ecco in dettaglio quanto riportato dalla suddetta nota dell’ISPRA (avente oggetto: Cani vaganti nelle ”Zone Umide del Mazarese" e firmata dal responsabile per l’Area avifauna migratrice, dott. Fernando Spinacitata dall’Associazione “Pro capo Feto” e ricevuta anche dal Sindaco di Mazara del Vallo, dal Ministero dell’Ambiente, dalla Regione siciliana e dagli organi di polizia competenti:

I cani liberi di vagare all’interno di aree protette sono in grado di arrecare danni ingenti all’avifauna. Gli impatti maggiori si determinano a carico delle specie ornitiche che nidificano al suolo e in contesti coloniali dove i nidi si trovano a breve distanza l’uno dall’altro. In questi casi la predazione e il disturbo causato dai cani può determinare il completo fallimento delle nidiate, vanificando le stesse azioni di tutela messe in atto dai gestori delle aree protette.

Per le loro ridotte dimensioni e la prossimità alle aree urbane, le zone umide presenti nel comprensorio di Mazara del Vallo risultano facilmente accessibili ai cani e tale circostanze rappresenta una grave minaccia per molti uccelli acquatici nidificanti, tra i quali il Fratino, il Fraticello ed i Cavalieri d’Italia per limitarsi alle specie citate da codesta Associazione. Lo stesso personale di questo lstituto, già nel corso di un sopralluogo effettuato nel mese di aprile del 2018 aveva potuto verificare come alcuni cani percorressero le rive della Laguna di Tonnarella (Colmata B), mettendo a rischio la nidificazione degli uccelli presenti nel sito.

Stante la situazione sopra descritta, che evidentemente perdura da tempo, lo scrivente Istituto è del parere che le Amministrazioni competenti dovrebbero evitare di autorizzare la creazione di aree destinate ad attrarre cani randagi nelle vicinanze dei biotopi protetti; al contrario si dovrebbero mettere in atto le misure necessarie per impedire l'accesso a tali siti da parte di animali domestici, siano essi con padrone o randagi”.

Francesco Mezzapelle 

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