Pesca, firmato il decreto nazionale del fermo biologico. In Sicilia? Ancora molta incertezza e molti dubbi…

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
23 Luglio 2015 10:35
Pesca, firmato il decreto nazionale del fermo biologico. In Sicilia? Ancora molta incertezza e molti dubbi…

Sul periodico “Avvisatore Marittimo del Mediterraneo” leggiamo che il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali comunica che è stato firmato il decreto sul fermo pesca riguardante le unità autorizzate all’esercizio dell’attività di pesca con il sistema a strascico.

“Con tale decreto – ha dichiarato il Sottosegretario con delega alla pesca Giuseppe Castiglione - garantiamo equilibrio non solo tra le attività di pesca e risorse marine ma anche tra le esigenze degli operatori del mare e le difficoltà che fronteggiano quotidianamente”.

Il decreto riguarda le reti a strascico a divergenti, sfogliare rapidi e le reti gemelle a divergenti. L’arresto temporaneo obbligatorio, per le navi da pesca iscritte nei compartimenti marittimi da Trieste a Rimini, dura 43 giorni consecutivi dal 26 luglio al 6 settembre; per le navi, iscritte nei compartimenti marittimi da Pesaro a Bari, l’interruzione dell’attività è disposta per 43 giorni consecutivi dal 16 agosto al 27 settembre; per le navi iscritte nei compartimenti marittimi da Brindisi a Imperia, è disposta per 30 giorni consecutivi dal 19 settembre al 18 ottobre; infine per le navi iscritte nei compartimenti marittimi della regione Sardegna e della Sicilia, l’arresto temporaneo obbligatorio della pesca, ha durata di almeno 30 giorni consecutivi, nel rispetto dei periodi previsti dai piani di gestione, la cui decorrenza è disposta con provvedimento regionale.

“Il calendario per il fermo pesca di quest’anno è frutto di un buon compromesso tra le esigenze delle diverse marinerie italiane”. E’ il commento dell’Alleanza delle Cooperative italiane al decreto sull’arresto temporaneo dell’attività di pesca firmato dal sottosegretario Castiglione. La nostra attenzione ora è rivolta alle disposizioni attuative, che ci auguriamo siano tempestive e sburocratizzate al massimo. Tanto al resto ci penseranno le norme di condizionalità del Feamp” conclude l’Alleanza delle cooperative.

Adesso si attende pertanto che il Governo Regionale adotti il provvedimento che, recependo il decreto nazionale, sancisca termini e modalità del fermo biologico per le marinerie siciliane. Al di là delle grosse difficoltà politico-amministrative attuali (vedi vicenda Giunta Crocetta), la politica della pesca siciliana da anni è assente e sembra non preoccuparsi della crisi che attanaglia il comparto ormai da un decennio; troppo tempo è andato perso.

Nel frattempo gli equipaggi dei circa 90 pescherecci d'altura (impegnati nella pesca a strascico oltre le 20 miglia) iscritti nel comparto marittimo di Mazara del Vallo, impegnati nei banchi di pesca del Mediterraneo, aspettano di conoscere le date del fermo pesca che avrebbe la durata di un mese; lo scorso anno, come stabilito dal decreto (n.69/2014) firmato dall'allora assessore regionale delle Risorse Agricole ed Alimentari, Ezechia Paolo Reale, non doveva protrarsi oltre il 14 ottobre. Ci chiediamo: con quale spirito capitani e pescatori torneranno in porto per il fermo biologico? E poi con quale spirito ritorneranno nei difficili, ed ormai limitati, banchi di pesca?

Nutriamo fortissimi dubbi circa la reale efficacia dello strumento del fermo biologico: a che serve togliere dalla pesca contemporaneamente circa una quarantina di pescherecci da un'areale di pesca quando poi nella stessa zona vanno a pescare tutti gli altri pescherecci dei Paesi extracomunitari mediterranei? Diciamo che il fermo biologico ad oggi rappresenta un sostegno sociale agli armatori che ricevono un contributo di circa 12-13mila euro. Il vero fermo biologico, che consentirà l'adeguata riproduzione ittica, avverrà quando le marinerie del Mediterraneo troveranno un accordo; per ripristinare le zone di pesca a strascico occorrerebbe assolutamente non pescarvi, a cosa serve se vi pescano tre pescherecci invece di quattro? Inoltre bisogna prevedere fermi ad hoc in base alle specificità ittiche.

Ma come si fa ad organizzare una gestione comune fra i paesi frontalieri delle attività di Pesca quando alla Regione Siciliana, ed in generale alla sua classe politica, manca una "visione mediterranea"; alcuni atti parlano chiaro circa la "miopia" del Governo regionale, ma anche nazionale e dell'Ue, sugli affari che riguardano la pesca siciliana.

Per il "fermo tecnico" ad ogni pescatore dovrebbe toccare, attraverso la cassa integrazione in deroga, circa 800 euro. Ma quella dei pescatori è certamente la categoria che più delle altre risente della grave crisi che sta attraversando la pesca. Tale questione rimanda all'attuale sistema di retribuzione cosiddetto "alla parte" che prevede che una metà del ricavo netto dalla vendita del pescato venga suddiviso fra i membri dell'equipaggio in base al ruolo dei suoi componenti, questo sistema non ha però mai permesso di far capire al pescatore il ricavato effettivo della vendita; molti pescatori negli ultimi anni sono emigrati, insieme a molti capitani e motoristi, nel settore mercantile.

In ultima analisi, il fermo biologico così come da sempre attuato, oltre alla "sostenibilità sociale" dei pescatori e degli armatori, garantisce anche la "sostenibilità commerciale" del prodotto pescato evitando intasamenti disastrosi con conseguente crollo dei prezzi.

Il sistema pesca siciliano non è competitivo per tre ragioni fondamentali: eccessivi costi energetici (caro gasolio) che in molti casi supera il 60% dei costi di gestione; rarefazione delle aree di pesca tradizionali; forti limitazioni derivanti dalle regolamentazioni comunitarie; a tal proposito va ricordato che le flotte dei Paesi terzi, extraeuropei, lavorano negli stessi areali di pesca a costi (lavoro/carburante/gestione armamento) decisamente più bassi ed operano negli stessi mercati a prezzi decisamente più bassi.

Il comparto pesca siciliano ha perso negli ultimi 4 anni oltre 5000 posti di lavoro a causa di un forte disallineamento fra politiche europee ed internazionali rispetto al lavoro e alla tradizione della pesca mediterranea.

La demolizione dei pescherecci. Fra le tante scelte errate, una appare macroscopica: ad esempio la riduzione dello sforzo di pesca attraverso la leva di un unico strumento, cioè la demolizione dei natanti. Si è provveduto a rottamare mezzi ma la cosa più grave e odiosa è che sono stati "rottamati" gli uomini: i pescatori. Perché, per ogni peschereccio demolito non è solo l'intera filiera della pesca che perde posti di lavoro, per ogni demolizione chiudono conseguentemente 4 attività commerciali/artigianali/di servizi del territorio. Tutto ciò per venire incontro all'incombenza europea della riduzione delle catture. (in foto n.2 la flotta peschereccia di Mazara del Vallo una decina di anni fa)  

La verità è che il settore produttivo della pesca siciliana è molto complesso e controllato dalla politica e dalla "tortuosa" burocrazia regionale. Ma la "rivoluzione crocettiana" non consisteva nel liberarsi dei fantasmi, pirati e dinosauri del sistema?

Francesco Mezzapelle

23-07-2015 12,30

{fshare}

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza