L’Ultima della sera / Per me, l’ultima della sera è una parola. E la parola di oggi è “sostare”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Marzo 2016 18:14
L’Ultima della sera / Per me, l’ultima della sera è una parola. E la parola di oggi è “sostare”

Sostare vuol dire fermarsi ma so-stare vuol dire anche ho la capacità di stare.

Noi bruciamo, consumiamo velocemente notizie, immagini, fatti. Li consumiamo dedicando a ciascuno di essi pochi minuti, solo secondi a volte, distrattamente. Il nostro cervello non ha tempo di fissare nulla: tutto si butta via velocemente.

E invece noi dovremmo sostare nelle cose, nelle persone, nelle relazioni, nella storia e nelle storie, per capirle e viverle pienamente

Io voglio sostare negli occhi dei bambini.

Sarà che è il mio mestiere, sarà che non riesco a farmeli scivolare addosso certi occhi , certi sguardi dei bambini.

Li abbiamo visti e subito archiviati quei bambini che attraversavano il fiume in braccio ai padri e alle madri per andare oltre, verso la libertà. Sostare in quegli occhi vuol dire toccare la disperazione eppure aprirsi alla speranza.

Quegli occhi ci appartengono. Ci interpellano con la forza della verità.

E ci appartengono quelli dei nostri bambini, quelli che giocano sereni e quelli dimenticati già da piccoli dietro lo schermo di un cellulare o di un tablet. Ci appartengono quelli dei nostri bambini che si specchiano negli occhi amati dei genitori, e quelli che da altri genitori vengono abusati o maltrattati. Quelli ostentati sulle pagine virtuali dei social e ignorati nei loro veri bisogni...

Qui, nella nostra città, come in ogni parte del mondo.

Perchè non c'è differenza negli occhi dei bambini.

Dovremmo sostare di più in quegli occhi. Che siano alla Kasba o nei quartieri di periferia, in abitazioni fatiscenti o in palazzi signorili, sui barconi o assiepati alle frontiere del mondo...

E dovremmo chiederci, rimanendo in quegli sguardi, cosa stiamo facendo per loro, se stiamo togliendo loro la speranza. Se li amiamo davvero, tutti e non solo i nostri o quelli a noi vicini, se ci sentiamo responsabili delle loro vite e se siamo pronti a testimoniare, noi con le nostre vite, che malgrado tutto vale la pena di starci in questo mondo, che non si è soli, che c'è sempre una possibilità.

Che essere cittadini onesti, persone di buona volontà, persone perbene ha ancora un senso. Che siamo pronti a a fare il lavoro duro e oscuro del seminatore perchè loro possano raccogliere frutti migliori. E lo facciamo da genitori, da educatori, da uomini e da donne che offrono il loro servizio nella politica, nella cultura, nella scienza, nel silenzio dell'offerta di sè, nella passione civica, nell'arte, nell'umiltà del nascondimento o nella vita pubblica...senza l'arroganza di sentirci i migliori.

Ecco, mi piacerebbe che chi per pochi minuti avrà letto queste righe senza pretesa, possa sostare già stasera o domani negli occhi di un bambino e guardarlo con gli occhi consapevoli e affidabili della speranza.

Perchè nulla è perduto finchè al mondo nasce un figlio, ma tutto può essere perduto se a quel figlio si toglie la speranza.

Maria Lisma

15/03/2016

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