Prende il via oggi la seconda edizione del Corso di Comunicazione avanzata e dinamiche relazionali, andato sold out da tempo.
L’anno scorso la prima edizione è stata un successo sia a livello di numeri che di feedback, giunti sia a Luca Vernocchi, docente del corso ed esperto in dinamiche relazionali, che all’Amministrazione, organizzatrice dell’evento. E le richieste erano state più del numero di posti. Si è quindi deciso di replicare quest’anno proponendo una seconda edizione che rispetto alla precedente apporta alcune novità. Innanzitutto le giornate formative sono passate da 3 a 4. Tre sono gli argomenti nuovi e una giornata è dedicata al ripasso delle tematiche più importanti affrontate nella precedente edizione. “Quest’anno sperimenteremo molto più dell’anno scorso” ci ha detto Luca “perché gli argomenti che andremo trattando si prestano molto”.
Lo abbiamo quindi intervistato per aggiornarci sulle novità e sapere qualcosa di più.
Cosa c’è di nuovo quest’anno?
Corso nuovo argomenti nuovi, con un po’ di richiami all’edizione precedente. Apriamo con il Gap generazionale che è forse uno dei topic più attuali e l’ultimo corso al quale io e il mio team abbiamo lavorato. Lo affrontiamo in maniera scientifica dando spiegazioni logiche a comportamenti che a volte sembrano naturali e scontati. Tutti notiamo quanta differenza ci sia nel modo di parlare tra una generazione e l’altra, sia nel lavoro che nella vita privata. Negli ambienti di lavoro siamo arrivati oggi ad avere 4 generazioni contemporaneamente, sia tra i dipendenti che tra i clienti.
E ognuna di queste mostra differenze. Obiettivo del corso è comprendere tali differenze per avvicinarci e colmare il gap. Capire come mai una persona di una generazione diversa dalla nostra si comporta in maniera diversa da noi è fondamentale per riuscire a interagire in modo costruttivo. Sarà un corso con grande interazione. Affronteremo poi la comunicazione efficace, i bias cognitivi e la leadership.
Bias cognitivi ed errori sistematici, cosa sono?
La società si è evoluta molto più velocemente del nostro cervello. Quindi il nostro cervello crea reazioni a stimoli facendo scelte, spesso inconsapevoli, che vanno bene se vivessimo ancora nella giungla. Oggi, però, la nostra giungla sono lavoro, famiglia e società. Facciamo quindi scelte sbagliate, senza rendercene conto, per un errore di valutazione, per un bias appunto. È come se volessimo costruire qualcosa avendo a disposizione un metro di 98 centimetri anziché di 100. La costruzione potrebbe non reggere. Succede quindi che si prendano scelte sbagliate sia per noi che per le persone che ci sono accanto. I bias ci condizionano decine di volte al giorno senza che ce ne accorgiamo. C’è un modo per ridurre questi errori? Per evitarli? In questo corso lo scopriremo.
Un interessante argomento è la leadership? Ci vuoi accennare qualcosa?
Si tratta di un argomento le cui dinamiche sono cambiate tantissimo, a livello di contenuti, nell’ultimo decennio. Oggigiorno tante cose sono diverse. Se continuo a comportarmi come mi comportavo 10-15 anni fa con le nuove generazioni e continuo a confrontarmi nello stesso modo perché così funzionava, rischio di perdere. Questo perché la società si è evoluta in maniera strumentale in modo potentissimo, con differenze di gap enorme, e in questa società le persone si sono create identità diverse in cui riflettono il loro modo di vivere il lavoro e il modo in cui vogliono ricevere feedback. È un corso che avrà molti agganci con quello sul gap generazionale.
E di qui la gestione delle persone e, in generale, del personale. È diventata molto più complicata rispetto a tanti anni fa. Non solo si è passati da leadership autoritaria a leadership autorevole, ma si parla oggi, per la prima volta, di leadership gentile. Il Manager, un tempo, era la persona che sapeva tutto, il faro, il riferimento. Oggi non è più così. Oggi il Manager è la persona che fa le giuste domande, non quello che sa tutto. Oggi si chiede al Manager di essere anche Leader. Non è scontato saperlo fare. Ma non voglio anticipare altro.
È ricorrente l’affermazione che le aziende non trovano personale. È davvero così o c’è altro sotto?
Lo sento dire spesso. Cambiamo la domanda. Può essere che a volte io trovo personale ma poi, per qualche motivo, se ne va e non torna? Non dico sia così al 100% ma spesso capita. Scopriremo quindi come mai una grande percentuale delle volte la gente va via per dinamiche nelle quali noi possiamo intervenire. Non è vero che le persone non hanno voglia di lavorare, piuttosto non sono disposte a lavorare nel modo in cui lavoro io titolare. È diverso. Oppure non sono disposti a lavorare come i dipendenti di 15 anni fa.
Questo è un dato di fatto. Ma c’è un motivo. Non c’entra solo la mancanza di voglia di fare, non sono sfaticati o non è che non sappiano cosa sia il sacrificio. Ci sono motivi di identità forte che sono comuni a tutte quelle generazioni. Scopriremo il perché. Ciò non vuol dire che risolveremo tutti i problemi. A volte davvero il personale manca. Ma proprio perché spesso ce n’è poco devo imparare a essere attrattivo e devo imparare a fidelizzare, cioè a tenere quelli che arrivano.
Questa è un’attività di leadership. Partiremo da dati scientifici validati per giungere a capire i vari perché.
Giuliana Raffaelli