Oasi di Capo Feto, rifiuti di ogni genere: necessaria una bonifica straordinaria

Un’ulteriore segnalazione di un cittadino evidenza lo stato di degrado dell’area di grande interesse naturalistico

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Maggio 2022 08:08
Oasi di Capo Feto, rifiuti di ogni genere: necessaria una bonifica straordinaria

Un nostro lettore, Giampiero Castrogiovanni, segnala la presenza di rifiuti abbandonati presso l’Oasi naturale di Capo Feto. Così scrive, attraverso il suo profilo facebook:

Siamo una razza incivile che distrugge e sporca le poche aree naturali esistenti che ci invidia il mondo intero..mentre turisti da ogni parte ogni anno vengono a Capofeto per prendere il sole fare kitesurf godere del paesaggio naturale..il cittadino prende la merda che dovrebbe lasciare a casa propria e la colloca all’interno della riserva..siamo e resteremo sempre poco più di un villaggio arretrato ed incivile!..noi di Kitesurf Mazara Kite School ogni anno proviamo a pulire il possibile in alcune aree ma purtroppo contro il malcostume e l’ignoranza è una battaglia persa!” (in copertina foto scattata proprio ieri all’interno della stessa Riserva).

Capo Feto è una palude salata costiera, riconosciuta nel 1976 come Oasi di Protezione e Rifugio, nel 2000 come Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS), nel 2011 come zona umida d’importanza internazionale (convenzione RAMSAR) e nel 2017 come Zona Speciale di Conservazione (ZSC). Nello specifico, a farne un luogo di grande interesse e meritevole di tutti questi riconoscimenti, oltre alla ricca vegetazione, alle specie endemiche di insetti e alle diverse specie di uccelli (che utilizzano la zona come area di sosta durante le migrazioni da e per l'Africa), sono anche il mare cristallino, la lunga spiaggia selvaggia e le particolari specie di pesce.

Nonostante ciò, la zona ad oggi si trova in una situazione di grave incuria ed abbandono. La mancanza di cancelli, di personale addetto alla vigilanza e di cartelli di divieto, infatti, permette a chiunque di invadere la zona (con mezzi e attrezzature di ogni genere) per bivaccare o per altri intenti. Durante l’estate, in particolare, folti gruppi di persone si recano nella spiaggia all’interno dell'oasi, montando tende, ombrelloni, sedie sdraio, frigobar, tavolini e, addirittura, fornacelle per arrostire; mentre in mare si vedono numerosi motoscafi sostare oppure sfrecciare non molto distanti dal bagnasciuga.

La conseguenza di questa invasione è la presenza in tutta l’area di tantissimi rifiuti quali bottiglie, bicchieri e piatti di plastica, bottiglie di vetro, lattine, carbonella, pannolini, assorbenti, vestiti, materiale per la pesca, contenitori di prodotti chimici, finanche tettoie e recipienti in amianto, vedi i numerosi sacchi di spazzatura raccolti lo scorso 6 febbraio dai Circoli Legambiente di Mazara del Vallo e di “ Marsala – Petrosino” per celebrare la Giornata Mondiale delle Zone Umide (istituita nel 1997 e che ricorre il 2 febbraio).

Il 31 maggio 2020 anche i giovani volontari di “Libera la solidarietà” intrapresero un’iniziativa simbolica con la rimozione di molti rifiuti (raccolti circa 30 sacchi) abbandonati da incivili. In questi ultimi anni soltanto un gruppo di “kiter” ha cercato, quasi quotidianamente (ci sono le prove), di tenere pulita l’area di competenza in massima parte di competenza dell’ex Provincia di Trapani.

Più volte in questi anni ci siamo occupati come redazione delle problematiche relative all’area di Capo Feto Capo, situata sull’estremità sud occidentale della Sicilia, nei territori di Mazara del Vallo e Petrosino, che è una delle ultime zone umide esistenti della Sicilia e rappresenta una risorsa ambientale tra le più importanti, agendo, fra l’altro, da barriera alla penetrazione delle acque salate del mare nei pozzi d’acqua dolce, ma anche tra le più fragili del nostro ecosistema. L’intera area non può continuare ad essere aggredita da rifiuti e attività umane senza alcun controllo, è necessario che sia tutelata nel miglior modo possibile ed entrare in un circuito di tutela con la realizzazione (già in fase di definizione) della Riserva e, ancora meglio, del Parco Nazionale.

Qualche anno fa, a seguito di un sopralluogo nell’area, al quale parteciparono anche l’assessore ai Lavori Pubblici Michele Reina ed il responsabile del Servizio “Aree Protette” del Libero Consorzio Comunale di Trapani Roberto Fiorentino, lo stesso primo cittadino mazarese evidenziò la necessità della bonifica dell’area entro tempi brevi. Il sindaco Salvatore Quinci sottolineò la “necessità di regolamentare la fruizione dell’area ed iniziative anche ricreative che consentano all’Oasi uno sviluppo eco compatibile.

Il recupero dell’area protetta di Capo Feto –dichiarò in quell’occasione- è un obiettivo prioritario della nostra Amministrazione che intendiamo centrare in sinergia con gli enti coinvolti nella gestione e salvaguardia del sito naturalistico”. Crediamo che sia giusto l’avvio di una bonifica straordinaria dell’area di Capo Feto e la predisposizione di un regolamento per l’accesso ed un servizio di controllo; più volte il Circolo Legambiente “Fatamorgana”, attraverso attività congiunte con il WWF, e l'Associazione "Pro Capo Feto" hanno cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione di degrado dell’area, spesso luogo di abbandoni di rifiuti di ogni genere da parte di cittadini incivili.

Andrebbero effettuati controlli effettivi (anche con videosorveglianza) da parte della polizia municipale e di tutte le forze di polizia, magari con l'utilizzo dei cosiddetti "segnalatori ambientali" formati e autorizzati dal Comune, istallata cartellonistica esplicativa, istallati contenitori per i rifiuti; andrebbe effettuata una raccolta quotidiana dei rifiuti nel periodo estivo e settimanale nel resto dell’anno.

Francesco Mezzapelle 

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