“Non parliamo della condanna ma nostro padre è molto malato e sta morendo in carcere, tenuto in condizioni pietose”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
24 Aprile 2015 07:42
“Non parliamo della condanna ma nostro padre è molto malato e sta morendo in carcere, tenuto in condizioni pietose”

“Siamo andate a trovare nostro padre presso il carcere di Trapani alcuni giorni dopo il suo ritorno in stato detentivo: stava malissimo, non era lavato e con un pigiama sporchissimo, insomma si trovava in condizioni disumane”. Ad affermarlo sono Mariella e Cecilia Mangiaracina, figlie del 78enne mazarese Vito Manciaracina, condannato all’ergastolo per omicidio e concorso in associazione mafiosa. Lo scorso 8 aprile, infatti,

militari della Compagnia dei Carabinieri di Mazara del Vallo hanno eseguito un ordine di esecuzione di espiazione della pena detentiva, emesso dalla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Palermo, nei confronti dello stesso Vito Manciaracina che si trovava da alcuni mesi agli arresti domiciliari con assistenza sanitaria a causa del suo grave stato di salute.

Manciaracina, le cui vicende giudiziarie iniziarono nel 1988, era stato riconosciuto invalido al cento per cento nel 2002, a causa di un ictus; poi Manciaracina è stato affetto da un tumore alla prostata e da cardiopatia. Considerate le sue condizioni di salute (un’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Milano aveva dichiarato l’“oggettiva incompatibilità con il regime carcerario”) ha usufruito della sospensione della pena detentiva con la concessione degli arresti domiciliari dal 29 marzo 2004 al 31 marzo 2008 quando il suo stato, attraverso una nuova perizia, fu nuovamente giudicato compatibile con il regime carcerario. Una precedente ordinanza aveva ritenuto che il condannato non risultava più collegato, viste le sue gravi patologie, con la criminalità organizzata e che quindi poteva essere accolta l’istanza di espiazione della pena detentiva residua ai domiciliari.

Dal 1 aprile del 2008 Manciaracina era stato così trasferito nel carcere di Bari. In quel carcere è rimasto per alcuni anni ma la sua salute era nuovamente peggiorata, Mangiaracina era arrivato quasi alla morte; la sua vicenda ebbe risalto mediatico. I familiari avevano così lanciato un appello anche alle forze politiche definendo “disumane le condizioni” nelle quali si trovava il padre, immobilizzato a letto, con il pannolone, in stato confusionale ed in preda a crisi epilettiche.

Il suo era diventato anche un caso politico dopo un'interrogazione parlamentare presentata dall'on. Rita Bernardini De Pace. Ma, nonostante una perizia avesse descritto un quadro clinico drammatico, l'anziano rimase in cella fino al 21 maggio 2014 mentre i familiari chiedevano il suo trasferimento presso un centro clinico adeguato.Successivamente con l’ulteriore aggravarsi delle sue condizioni fu trasferito presso l’Ospedale Vittorio Emanuele di Salemi.

Poi fu portato in un centro assistenziale in territorio mazarese dove lo scorso 14 novembre ha accusato un nuovo collasso cardiaco perdendo conoscenza. Nel frattempo vi è stata una nuova perizia, firmata lo scorso 13 gennaio dallo specialista cardiologo Pietro Di Pasquale, nella quale vi era scritto che “sicuramente il paziente non necessita di ulteriore prolungamento di carcerazione a Villa… che credo ormai abbia completamente esaurito il suo compito anche per il prossimo futuro, in quanto le patologie di cui è cronicamente affetto non sono migliorabili con ulteriori trattamenti fisioterapici, ma necessita soltanto di supporto di tipo igienico-assistenziale e familiare”.

Così Vito Manciaracina (vedi foto  n.2 scattata da un familiare alcuni giorni fa) ha ricevuto assistenza sanitaria agli arresti domiciliari presso la stessa struttura assistenziale e questo fino al pomeriggio dello scorso 8 aprile quando i carabinieri con il supporto di un’autoambulanza attrezzata lo hanno condotto presso il carcere di Trapani. “Mentre lo portavano via, nell’imbarazzo degli stessi militari che stavano eseguendo soltanto un ordine, nostro padre vomitava.

Non riusciamo -hanno sottolineato Mariella e Cecilia Manciaracina (da sx a dx in foto n.1) spiegarci il perché di questo nuovo provvedimento di carcerazione nonostante lo stesso si trovasse in gravissime condizioni, a letto quasi immobile, e nonostante più volte ne è stata attestata l’incompatibilità con il regime carcerario. Non discutiamo la sua condanna ma solo il rispetto della sua dignità umana garantito dalla Costituzione. Non ci si può accanire così i diritti umani vanno tutelati: faremo un’azione legale contro questo nuovo provvedimento di carcerazione affinchè nostro padre venga trasferito in un centro clinico adeguato, per questi pochi giorni che gli rimangono".

Francesco Mezzapelle

24-04-2015  9,45

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