Ministero del Mare, l’idea di Fratelli d'Italia rilanciata da Mazara del Vallo

Il sindaco Quinci ha scritto ai colleghi delle Città costiere per un appello comune al nuovo Presidente del Consiglio

Redazione Prima Pagina Mazara
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06 Ottobre 2022 23:59
Ministero del Mare, l’idea di Fratelli d'Italia rilanciata da Mazara del Vallo

L’idea era stata lanciata da Fratelli d’Italia nella scorsa legislatura presentando un disegno di legge (a firma di Adolfo Urso al Senato e di Giorgia Meloni alla Camera, vedi link proposta di legge presentata il 16 gennaio 2019 http://documenti.camera.it/leg18/pdl/pdf/leg.18.pdl.camera.1504.18PDL0043760.pdf ): l’istituzione del “Ministero del Mare”. La proposta di FdI (allora all’opposizione), adesso che proprio Giorgia Meloni sarà quasi sicuramente incaricata di formare il nuovo Governo dopo la vittoria delle elezioni del 25 settembre, potrebbe presto divenire realtà – già se ne parla nel cosiddetto “toto ministeri” (fra i candidati l’ex a.d.

di Fincantieri Giuseppe Bono e l’attuale presidente dell’AdSP di Palermo, Pasqualino Monti) - consentendo all’Italia con un Ministero dedicato alle attività marittime di valorizzare quell’economia che deriva appunto dalla sua morfologia e posizione geografica, un Paese per gran parte circondato dal mare (oltre 8.000 km di costa) e al centro del Mediterraneo collocazione geografica. La nascita di un Ministero del Mare era stata auspicata –con una dichiarazione all’Adnkronos- qualche giorno fa anche dal capitano di fregata, Gregorio De Falco, capo della sezione operativa della Capitaneria di porto di Livorno ai tempi del naufragio della Costa Concordia.

L’idea del Ministero del Mare è piaciuta anche al sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, il quale ha preso carta e penna e scritto ai colleghi sindaci delle Città costiere affinché un appello comune venga rivolto al Presidente della Repubblica ed a quello che sarà, a seguito delle imminenti consultazioni, il Presidente incaricato del Consiglio dei Ministri, appunto Giorgia Meloni. Ecco cosa scrive Quinci:  

"Ci rivolgiamo dunque al Capo dello Stato ed al futuro Presidente del Consiglio incaricato per condividere e promuovere un’idea di cui si è parlato in queste settimane a proposito del mare: rilanciare l’economia marittima del nostro Paese attraverso una governance forte e unitaria del mondo del mare, declinato in tutte le sue molteplici componenti. L’idea di far nascere all’alba della XIX legislatura un Ministero del Mare - sottolinea - risponde all’esigenza di un forte rilancio delle attività che su di esso gravitano e che da esso dipendono. Siamo convinti che l’idea di creare in un Paese come l’Italia, interamente immerso nel Mediterraneo, un dicastero che eserciti le funzioni e i compiti che hanno un collegamento con il mare, con la sua tutela, le sue risorse, il suo ecosistema e i trasporti marittimi, sia una scelta opportuna quanto naturale anche per assicurare un forte coordinamento politico ed istituzionale delle politiche di controllo sul mare, di sviluppo delle attività economiche ad esso legate, di tutela dell'ambiente marino, di salvaguardia del trasporto umano e di sicurezza della navigazione con l'obiettivo da centrare per valorizzare il sistema marittimo e creare quelle sinergie di cui c’è un forte bisogno per la difesa dei nostri interessi ed il loro rafforzamento in Europa".

Nel documento-appello dei sindaci dei Comuni costieri intitolato "Perché un Ministero del Mare" vengono riportate alcune considerazioni e dei dati:

"Le attività marittime contribuiscono al 2,6% (39,5 miliardi di euro) del prodotto interno lordo (PIL) nazionale: quasi il doppio di quanto prodotto dal comparto del tessile, abbigliamento e pelli o più del doppio delle telecomunicazioni e il triplo di quello del legno, carta ed editoria.

Non solo pesca, naturalmente, ma sono da ricomprendere nel comparto le principali attività marittime quali: turismo costiero, acquacoltura, trasporto marittimo a corto raggio, crociere turistiche, costruzione e riparazione navale, servizi di traghetto passeggeri e trasporto marittimo a lungo raggio.

Dal punto di vista occupazionale, i quasi 800mila lavoratori impiegati nel settore della blue economy rappresentano il 3,3% dell’occupazione complessiva del Paese, superiore di quasi 240 mila unità a quella dell’intero settore formato dalla chimica, farmaceutica, gomma, materie plastiche e minerali non metalliferi.

Tra le caratteristiche fondamentali dell’economia del mare c’è quindi anche quella di essere in grado di attivare indirettamente ulteriori effetti sul sistema economico: per ogni euro prodotto da questo settore se ne attivano infatti altri 1,9 nel resto dell’economia.

Nello specifico, poi, la produzione di pesca e acquacoltura rappresenta circa il 2,4% della produzione totale e il 2,9% del valore aggiunto del settore primario in Italia; tutto ciò nonostante le difficoltà di una politica internazionale di settore sempre più influenzata dai temi ambientali a discapito delle componenti sociali ed economiche dalla cui combinazione equilibrata dipende la sostenibilità necessaria ad assicurare un futuro a chi vive di mare".

Francesco Mezzapelle 

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