Mazara, precisazioni dell'ass.ne Pro Capo Feto sull'inchiesta di "Altreconomia" relativa al gasdotto Trasmed

Enzo Sciabica presidente dell'ass Pro Capo Feto precisa alcuni punti dell'inchiesta, ecco quali

Redazione Prima Pagina Mazara
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06 Febbraio 2025 09:17
Mazara, precisazioni dell'ass.ne Pro Capo Feto sull'inchiesta di

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota inviata dal presidente dell'ass. Pro Capo Fetp Enzo Sciabica. Ecco quanto si legge: 

Spett.le Redazione,In riferimento al Vs. articolo dell'1/2/2025 a proposito dell'inchiesta pubblicata sulla rivista "Altreconomia", relativa al "gasdotto Trasmed" che approda a Capo Feto, si trasmette il contributo allegato, dato che l'Ass.ne Pro Capo Feto (da me rappresentata), chiamata in causa, deve delle precisazioni.Grazie

"Il biotopo di Capo Feto, sin dagli anni '70, quando non esistevano ancora le moderne leggi a tutela del patrimonio naturale, ma al CNR era ancora attiva la famosa Commissione Ghigi (dal nome del noto scienziato, naturalista fondatore del Laboratorio di Zoologia Applicato alla Caccia, successivamente INFS e poi ISPRA), è stato identificato tra i primi siti naturali italiani da proteggere. Per la sua bellezza, per la posizione geografica (testa di ponte tra l'Europa e l'Africa anche per gli uccelli migratori), per la sua valenza ecologica (ultima, vera palude costiera della Sicilia sudoccidentale), periodicamente continua ad attrarre anche giornalisti che, però, oltre a constatare di persona la spettacolarità della zona umida, con il suo mare e con la sua spiaggia ancora selvaggia, rimangono allibiti dello stato di abbandono in cui versa il biotopo.

Pensate a cosa accadrebbe se qualcuno durante la visita al Museo del Satiro, fumasse la sigaretta o continuasse a mordicchiare il panino con le panelle, ebbene cose più gravi, molto più gravi accadono regolarmente a Capo Feto e in aree simili, eppure è come se nulla fosse. L'effetto abbandono, di recente è stato notato da due giornalisti forestieri che per il mensile "Altreconomia" hanno scritto: "Senza impatti e senza compensazioni: a Mazara del Vallo il gasdotto Trasmed è un fantasma". Come traspare dalle pubblicazioni, ho avuto il piacere di accompagnare e di informare i due giornalisti, ma contrariamente a quanto qualcuno possa immaginare, Carlotta ed Andrea hanno condotto una loro inchiesta che solo marginalmente e genericamente accenna alle mie dichiarazioni.

Da professionisti seri hanno ben compreso la portata delle mie asserzioni che, essendo squisitamente tecniche, andrebbero valutate o chiarite nelle Sedi apposite. La genericità di quanto riportato delle mie dichiarazioni, come rappresentante dell'Ass. ne Pro Capo Feto, a scanso di equivoci, mi induce a puntualizzare sulla parte dell'inchiesta in cui si legge: "Secondo l'associazione Pro Capo Feto, la posa del gasdotto avrebbe alterato il biotipo della zona allontanando le numerose specie di cui l'habitat è ricco".

Questo è il succo del mio più ampio discorso a proposito del possibile impatto che la condotta del gas avrà potuto avere nell'attraversare il biotopo, cioè la palude (sistema abiotico) e le biocenosi (organismi viventi) che, in maniera compromessa, interessano ancora la gorga della Tonnara o Salinella. La gorga infatti non è più perennemente allagata e si prosciuga tra aprile e maggio, anche nelle annate piovose, da quando è stata attraversata dalla condotta del gas. Cosa che oltre ad avere inciso sull'habitat, ha inciso sulla stabilità delle specie animali e delle specie vegetali.

Non sembra infatti che ci sia più traccia dello sparto delle dune (Spartina juncea), mentre il cavaliere d'Italia, il fratino ed il fraticello (nidificanti certi) vi perdono regolarmente le covate al sopraggiungere del prosciugamento. L'impatto della condotta nel tratto di mare antistante è avvenuto nel corsso dei lavori per la posa e per la copertura, ma la prateria di Fanerogame si è ripresa successivamente e la parte emersa della copertura, formando una secca in prossimità dell'aggancio alla terra ferma, ha accresciuto l'importanza ecologica del tratto di mare.

Il Concessionario però ha lasciato il sito in balia di chicchessia. Pescatori dilettanti sono sempre là e conduttori di acquascooters o di imbarcazioni da diporto sono lasciati liberi di scorrazzare o di ormeggiare proprio nel periodo in cui gli uccelli andrebbero a nidificarvi. E dire che i mazaresi spesso, specialmente quando c'è da chiedere al Concessionario o alla SNAM (altra impresa, presente a Mazara, del gruppo ENI), lamentano la pericolosità del sito. L'inchiesta dei giornalisti, più articolata rispetto a queste mie segnalazioni, ha svelato tanto altro che probabilmente non sarebbe emerso se si fosse soffermata sulle mie dichiarazioni.

A me, tra l'altro, come da inchiesta, ha fatto particolare piacere apprendere che: "sull'erosione della costa si esprime il prof. Giovanni Randazzo dell'Università di Messina........ Sentito da Altreconomia, Randazzo precisa che il Killer della spiaggia è il lungomare". La stessa, identica cosa che l'Ass.ne Pro Capo Feto predica, da sempre. E se c'è qualcuno che possa nutrire dubbi possiamo mettere a disposizione la relazione, con il Verbale della Capitaneria di Porto di Mazara del Vallo che certifica il deposito di detta relazione in cui si legge che lo zoccolo duro dell'asfalto, cioè la strada, realizzata sulla spiaggia, è la causa preponderante dell'erosione.

Le eventuali "concause", accennate pure nel corso del confronto in Capitaneria di Porto, andrebbero ricercate, nel corso di almeno un anno di monitoraggio sul posto, come faceva Willard Bascom ai tempi dello Studio su "Onde e Spiagge". Fermo restando che dimostrare l'incidenza del metanodotto sull'erosione della spiaggia di Tonnarella non è semplice come potrebbe essere invece semplice la dimostrazione dell'impatto della condotta che passa per gli "ecosistemi naturali" della parte est del biotopo di Capo Feto.

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