Come è possibile che il porto canale, il cuore dell’attività economica della nostra città, sia così degradato? Come è possibile che rimangano inascoltate, per così lungo tempo, le grida disperate di tanti operatori che rischiano il tracollo economico e finanziario delle loro attività?
Come è possibile che questa città accetti, quasi impotente, il declino, la mortificazione e l’umiliazione della sua storia e delle sue forme culturali, alimentate, nel corso dei secoli, dallo stretto rapporto con il porto canale e con il fiume Mazaro?Eppure, l’attuale sindaco conosce bene gli oscuri meandri della politica e della burocrazia siciliana, essendo stato per tantissimi anni deputato e pure presidente dell’Assemblea Regionale.Eppure, diverse forze politiche e diverse associazioni vantano strette amicizie con il presidente della regione siciliana e con tanti assessori regionali.Ciò nonostante, l’attività economica più importante del nostro territorio, che ha segnato di sé la vita, il costume, gli usi, le forme di relazione sociale, la cultura della nostra città, dipenderebbe da una oscura burocrazia, che terrebbe in scacco la vita di una comunità.L’economia di questa città, le speranze di tanti operatori, le aspettative di vita delle loro famiglie si stanno “prosciugando insieme al porto” e il massimo che riesce a produrre questa comunità è la stantia e ormai stucchevole dichiarazione di uno “stato di agitazione”.
E se la storia fosse diversa da come viene rappresentata da questa molliccia classe dirigente?
Ma è davvero credibile che un semplice parere di un funzionario dell’Assessorato Territorio ed Ambiente possa per anni bloccare un’opera fondamentale per la vita di questa comunità?E se così fosse non saremmo di fronte ad un evidente fallimento della sua classe dirigente?Questa città ha bisogno di uno scatto di orgoglio, deve recuperare la dignità della sua rappresentanza politica e istituzionale e la sua capacità contrattuale rispetto al altri livelli istituzionali.Non basta la dichiarazione dello stato di agitazione, ma bisogna piantare le tende nei luoghi in cui devono prendersi le decisioni.
Ci sono momenti in cui la rivolta sociale è una forma di legittima difesa.
Noi siamo disponibili ad assumerci la nostra parte di responsabilità.Ma la classe politica e istituzionale mazarese ha questo coraggio?Il segretario della Camera del lavoro-CGIL Vito Gancitano8/11/2016{fshare}