La fontana con il gruppo bronzeo non viene capita e compresa dai mazaresi, anzi, viene persino derisa e schernita. Abbandonata a se stessa, umiliata dall’indifferenza delle varie amministrazioni che negli anni si susseguono, offesa dall’incuria e da interventi irresponsabili e raffazzonati per quanto riguarda il sistema idrico, l’opera d’arte ha subito nel tempo la violenza delle intemperie, il degrado e la perdita di alcune placche metalliche. Qualche anno fa, una relazione degli inviati dell’Archivio Pietro Consagra, scesi appositamente da Milano, per documentare le reali condizioni del gruppo scultoreo, definiva in forma tranciante, che la fontana e gli elementi scultorei si trovavano in condizioni penose, di indicibile deterioramento creando sconcerto e irritazione da parte dell’Archivio Consagra. La bocciatura della facciata e il disinteresse per le condizioni della fontana, accentuarono nello scultore la delusione e soprattutto la consapevolezza di essere stato tradito dai politici, causando ferite non più rimarginabili.
É l’inizio di una incomprensione tra lo scultore e i suoi concittadini, che gradualmente si trasformerà in una cesura che traccerà un solco profondo colmo di amarezza, di delusione. Consagra non ritornerà più nel suo “paese”. A pochi chilometri di distanza, Pietro Consagra era stato chiamato da un politico culturalmente raffinato, eclettico, amante dell’arte, e soprattutto un vero e sincero amico, che lo avrebbe invogliato a esprimere pienamente tutte le sue energie creative.
In quegli anni si doveva costruire Gibellina distrutta dal terremoto. Nella costruenda cittadina belicina ha di fatto materializzato le sue teorie della Città frontale. Gibellina divenne un museo en plai air di istallazioni frontali progettate e realizzate da Consagra. Alla sua morte,lo scultore ,nel suo testamento, espresse la volontà che fosse Gibellina il luogo dove tumulare le proprie spoglie. Luigi Tumbarello