I provvedimenti di tutela per la palude di Capo Feto non si contano più e altrettanto potrebbe dirsi per i soldi che sono stati spesi per le riqualificazioni ambientali dell’area.
La nota zona umida, però, è stata lasciata ancora nel più assoluto abbandono ad esaurimento dei fondi, anche se la Regione avrebbe potuto evitarlo, dato che ha stanziato ulteriori somme per lo studio, la redazione e l’approvazione del relativo “Piano di Gestione”. I Piani di Gestione dei SIC e ZPS, tra cui c’è Capo Feto, finanziati con il POR 2000 – 2006 e costati qualcosa come 3.600.000, hanno un senso qualora attuati. Essi, infatti, avrebbero forza al pari degli “usi e regolamenti” delle riserve naturali.
Andrebbero affidati a Enti governativi o ad Enti non governativi, così come avviene per le riserve naturali e senza i nulla osta dei gestori nessuno dovrebbe interferire con gli obiettivi di tutela fissati da Stato e Regioni. L’approvazione, vedi Piano di Gestione di Capo Feto, senza l’affidamento in gestione, non sembra valere niente, se è vero, come sembrerebbe vero, che pezzi dell’area super protetta (sulla carta), ad elevato rischio, possono essere ceduti a privati che nel realizzare i loro progetti, in assenza dei gestori del Piano regionale di tutela, possono sfuggire ai nulla osta e ai controlli.
I naturalisti, gli ambientalisti impegnati e volontari, domenica 26/11/2017, si sono dati, quindi, appuntamento a Capo Feto per reclamare la vera tutela dell’area protetta.Comunicato stampa Fare Ambiente Mazara del Vallo23-11-2017{fshare}