Mazara, “Commissione Terremoto”? Oggi “automatismo politico-burocratico”, in passato loschi affari e ricostruzione mai avvenuta

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Aprile 2015 06:29
Mazara, “Commissione Terremoto”? Oggi “automatismo politico-burocratico”, in passato loschi affari e ricostruzione mai avvenuta

Era una domenica calda come oggi quel 7 giugno 1981. Sono quasi 35 anni da quella giornata. La terra cominciò a tremare qualche minuto dopo le 15 e fu caos. Chi c'era ha ricordi indelebili, solcati dalla paura e con il ricordo negli occhi dell'altro terremoto, quello del 1968, che segnò una immane tragedia.

Il sisma del 7 giugno 1981 (un terremoto di magnitudo 4.1, registrato dall'Istituto nazionale di geofisica, ed avvertito anche nell'Agrigentino), fortunatamente, non provocò morti; tuttavia, i danni al patrimonio edilizio furono consistenti: dai dati forniti alla Camera dei Deputati, durante la seduta del 23 settembre dello stesso anni dal deputato nazionale del Pci Giuseppe Pernice, almeno il 60% degli edifici dei Comuni di Mazara del Vallo e Petrosino risultarono lesionati.

La situazione più grave si registrò a Mazara del Vallo con circa 1.300 immobili da demolire a causa della grave compromissione delle strutture. Gravissimi danni anche nella vicina Petrosino hanno riportato altre 750 abitazioni. Un terremoto spesso considerato di "serie B" ma che privò tanta gente di una casa. Sulle cause di quel terremoto si dibattè molto, si parlò di un movimento nella linea di divisione nel Canale di Sicilia delle due faglie, quella africana e quella euroasiatica; in molti però attribuirono il terremoto ai lavori di escavazione marina per l’installazioni delle tubazioni dover far passare il gas metano proveniente dall’Algeria e che arriva presso la centrale del metanodotto di Capo Feto, a Tonnarella.

Comunque, la ferita di quel 7 giugno 1981 non è stata ancora chiusa. Molti mazaresi si sono chiesti a che punto è la ricostruzione e la restaurazione di molti edifici perchè ci sono ancora da esaminare circa 400 pratiche di cittadini che hanno avuto la casa o l'edificio distrutto o gravemente lesionato e ci sarebbe una disponibilità finanziaria di circa 500 mila euro, una goccia nel mare.

La Commissione Terremoto comunale preposta qualche anno dopo il terremoto delle 3247 pratiche presentate ne avrebbe esitato 2841 e così ne restano circa 400 ma tutte non potranno avere la copertura finanziaria; rischiano di perdersi i finanziamenti in relazione alle legge regionale 85 del 1982 che prevede di rimpinguare del 25% i contributi statali previsti dalle 536/81 e 462 dell'84.

Perchè la macchina dei finanziamenti si è fermata? Le amministrazioni precedenti non hanno nemmeno inviato il rendiconto degli anni 2007-2008 facendo supporre al Ministero delle Infrastrutture che la ricostruzione fosse stata completata. Danno più grave è stato commesso con la Regione che qualche ano fa ha emanato una legge particolare che prevede finanziamenti per gli immobili pubblici ma principalmente per quegli immobili del centro storico che devono essere ristrutturati.

Non dobbiamo dimenticare che molti proprietari di immobili del centro storico hanno abbandonato le proprie abitazioni ed hanno optato per un appartamento a Mazara 2. La legge regionale, in questo caso, prevedeva la ristrutturazione degli immobili del centro storico e di Mazara 2 che ormai, dopo 25 anni, sono ridotti male. Il Comune doveva redigere un piano economico e finanziario per acquisire i relativi finanziamenti, sia quelli della regione che dello Stato. Andò meglio agli edifici sacri che furono dichiarati inagibili.

Sul finire del 1992 Mazara, con la maggior parte degli edifici sacri restituiti alla piena funzionalità, fu pronta alla celebrazione del nono centenario della istituzione della Diocesi.

La magistratura in quei primi anni ’90 aprì un’inchiesta sui fondi assegnati dopo il terremoto, che portò nel marzo del 1993 a 14 arresti eccellenti tra i dirigenti dell’allora Istituto Bancario Siciliano e di amministratori del Comune di Mazara del Vallo, tutti accusati d' interesse privato in atti d'ufficio. Fu in quel periodo che si cominciò a parlare della provincia di Trapani come della “Svizzera dei mafiosi” per le connivenze fra colletti bianchi, politici, imprenditori e clan. Oggetto dell’inchiesta fu la gestione dei fondi statali, circa 300 miliardi di lire, assegnati al comune di Mazara delVallo dopo il terremoto del 1981 per al ricostruzione e messa in sicurezza di migliaia di edifici, molti del centro storico.

Secondo l' accusa, l'Ibs, che gestiva il servizio di tesoreria per conto dell' amministrazione comunale, sulle somme depositate avrebbe pagato interessi inferiori di circa otto punti rispetto al tasso dovuto. Tutto ciò avrebbe arrecato alle casse municipali un danno valutato intorno ai 15 miliardi delle vecchie lire. Ciò fu possibile –secondo i magistrati- grazie “all'atteggiamento doloso dell’amministrazione comunale di Mazara del Vallo e a una possibile istigazione da parte dei responsabili della banca”.

L' inchiesta, -come si evince dall’archivio storico del Corriere della Sera- fu portata a termine dal procuratore Antonio Sciuto e dal sostituto Massimo Rossi, era stata avviata alcuni anni prima da Paolo Borsellino, con la collaborazione del dirigente del commissariato di Mazara, Rino Germana. Quest' ultimo, nel settembre del 1992 scampò miracolosamente ad un agguato di mafia sul lungomare Fatamoragana, a Tonnarella.

Fra le tante ipotesi fatte subito dopo quel tentato omicidio, c' erano anche le inchieste che Germana' aveva avviato sugli amministratori di Mazara. Alcuni mesi dopo il Consiglio comunale venne sciolto per infiltrazioni mafiose. La retata conclusasi all'alba del 30 marzo 1993 impegnò decine d'agenti della polizia di Mazara del Vallo e Trapani con la collaborazione del Gico di Palermo. In manette finirono il presidente, vicepresidente e direttore dell'istituto di credito, poi assorbito dal Credito Emiliano.

Arresti anche per gli ex sindaci di Mazara del Vallo Rosario Tumbarello (Psi) e Ignazio Giacalone (Dc), per ex assessori e funzionari comunali.

Il 26 marzo, con la determina n.53/2015, il sindaco Nicola Cristaldi ha nominato l’ing. Matteo Pecunia, presidente della Commissione Terremoto. Ricordiamo che il 9 dicembre scorso il Consiglio Comunale aveva eletto i componenti della Commissione Terremoto: i consiglieri comunali Vito Foderà ed Andrea Burzotta, i tecnici Roberto Gallo, Giovanni Lamia, Giuseppe Gaetano Tumbarello e Lorenzo Caronia, per l’esame delle perizie tecniche Legge n° 536/81 e successive modifiche ed integrazioni. La Commissione era stata integrata dai rappresentanti indicati dal Genio Civile di Trapani (geom. Francesco Ferreri, dalla Soprintendenza ai Beni Culturali (arch. Giovanni Tranchida) e dal Responsabile dell’Ufficio Igiene Pubblica o dal dott. Pietro Valdemone quale eventuale sostituto.

Ci chiediamo però se l’ennesima ricomposizione della Commissione Terremoto degli ultimi decenni possa davvero chiudere una ferita dolorosa nella storia della Città, non vi sono solo i danni strutturali ma anche quelli morali. La nuova Commissione chiuderà finalmente la vicenda? Oppure, come è stato in questi anni, la sua costituzione risulterà ancora una volta un “automatismo politico-burocratico”?

Di commissioni su varie problematiche i cittadini mazaresi ne hanno viste troppo in questi decenni, l’ultima ad esempio è stata quella relativa al Piano Regolatore Generale del quale si parla sempre meno, anzi diciamo che sussiste un silenzio assordante in barba al mancato sviluppo economico-produttivo della Città. Per non parlare del Piano Strategico della Città, redatto con soldi pubblici pochi anni fa e però dal 2009 relegato in un cassetto del Comune. Perché allora non costituire una Commissione anche per i danni creati a Tonnarella non solo dal maltempo ma anche da discutibili interventi-tampone che non fanno altro che ricreare altri danni in punti successivi della stessa costa e rimandare la soluzione definitiva del problema?

Francesco Mezzapelle

14-04-2015 8,15

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