Ieri nella chiesa di San Michele a Mazara del Vallo è stata celebrata, a livello diocesano, la Giornata della vita consacrata. Con i religiosi della Diocesi il Vescovo Giurdanella ha tenuto un momento di riflessione e preghiera.
Ecco il suo messaggio:
Carissime sorelle e fratelli nel Signore, nell’annuale ricorrenza della Giornata Mondiale della Vita consacrata, in occasione della Festa della Presentazione di Gesù al tempio, desidero esprimere tutta la mia riconoscenza, la mia stima e la mia vicinanza, a voi, che siete speranza della Chiesa e del mondo, custodi della gioia e costruttori della fraternità. L’esortazione dell’apostolo Paolo ai Filippesi, “Rallegratevi nel Signore, sempre, ve lo ripeto ancora, rallegratevi!” (Fil 4,4) bene esprime la vocazione alla gioia che il Signore ha deposto nel cuore di ciascuno di voi e nel cuore delle vostre famiglie religiose.
Per “sentire” la gioia del Signore - motivazione autentica della nostra vita al servizio del Vangelo - dobbiamo sempre tornare alla radice della nostra chiamata, che è chiamata alla confidenza con Gesù. La gioia scaturisce da tale confidenza, poiché non vi è letizia perfetta se non quella che si sprigiona dal rapporto intimo con Gesù. La gioia è, al tempo stesso, conseguenza e riflesso dell’intimità col Signore. “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.
Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia” (Evangelii Gaudium 1). Quale dono più grande Egli avrebbe potuto farci se non il dono di Se stesso? Voi avete ricevuto il carisma di potervi accostare al petto di Gesù (cfr Gv 13,25), al Suo mite ed umile cuore (cfr Mt 11,29), per raccogliere e custodire i movimenti della Sua bontà, finché abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono di Cristo (cfr Fil 2,5). Voi, chiamati all’amicizia con Gesù (cfr Gv 15,15); voi, chiamati ad entrare nel segreto amoroso dialogo tra Lui ed il Padre, dal quale scaturisce ogni nuova creazione, ogni opera di misericordia, ogni azione di salvezza per i suoi figli e per tutto il genere umano. Il desiderio di condividere tale gioia, splendore della salvezza - che si genera dal rapporto intimo col Signore Gesù - è dunque la ragione stessa del messaggio evangelico.
Diffusiva per natura, la gioia di Cristo diviene perciò annuncio del mistero della Sua presenza nel mondo, proclamazione della Sua compagnia per tutti i pellegrini di questa vita, per tutti i viandanti di questa storia (cfr Lc 24,15). Ecco come la vostra vita consacrata, da intima, diviene missionaria. La missione è conseguenza dell’intimità vissuta con Dio, ben lungi dall’essere strategia di successo o semplice buona organizzazione pastorale. Non può darsi vita consacrata che non sia anche missionaria, anzitutto nello slancio del cuore e della preghiera, che vogliono raggiungere tutti, vicini e lontani.
È il dinamismo della gioia che, come per contagio, attira, sorprende e conquista. Fateci vedere la vostra gioia di consacrati! La vita consacrata è però anche profezia di fraternità. Ricordiamo le parole che San Francesco d’Assisi depositò nel suo prezioso Testamento: “E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la forma del santo Vangelo” (Fonti francescane 116). Per Francesco d’Assisi, il Vangelo non è semplice dottrina da insegnare ma fraternità da vivere.
La fraternità è la forma più autentica del Vangelo. Non vi è annuncio vero del Vangelo che non generi fraternità. La fraternità è il luogo nel quale Cristo ha scelto di dimorare, luogo dal quale spira lo Spirito di Dio e dove si compie il prodigio di una permanente Pentecoste, che mostra il vero volto della Chiesa. La fraternità è il desiderio di Dio, che si rende visibile nella vita e nell’opera della Chiesa: “La gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa” (Gv 17,23).
Solo la fraternità vincerà l’incredulità e l’ignoranza del mondo, poiché essa sola manifesta il volto amorevole di Dio: “Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” (Gv 17,23). La fraternità, forma perfetta del Vangelo - che custodisce nel proprio seno la gioia della presenza del Cristo risorto - è però non una comunità di perfetti ma di peccatori, che puntano alla misura alta della vita cristiana: la santità.
Una comunità che si impegna a vivere in modo non “angelico” ma “evangelico”, protesa a manifestare, con “fatti di Vangelo”, che è possibile vivere a misura di Cristo Gesù e della prima comunità cristiana: “Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 2,42). La fraternità è dunque insieme dono e compito, benedizione e responsabilità. In questa vita terrena, benché riflesso del volto di Dio, essa sarà sempre imperfetta, ma avrà bellezza e forza sufficienti per attrarre la benevolenza e la benedizione del Signore, perché intessuta di persone gioiose che dimenticano i torti, promuovono i doni dei fratelli e delle sorelle, persone insomma che sanno custodire il segreto della “perfetta letizia”.
Il primato nella vita della comunità non spetta ai tanti servizi, ma alle relazioni. Una comunità di vita consacrata è innanzitutto una rete direlazioni fraterne: “Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli” (Mt 23, 8). Una comunità che pratica il comandamento dell’amore, il “guarda come si vogliono bene”, diventa una comunità missionaria. Carissime sorelle e fratelli, con cuore di padre e amore di fratello, nutro dunque l’intima speranza che voi siate, in modo sempre più pieno ed esemplare, missionari della gioia e testimoni della fraternità: ecco il vostro dono, ecco il vostro compito! Ed io voglio trovarmi al vostro fianco, per sostenere, con la mia preghiera e la mia presenza, l’opera che il nostro Signore Gesù Cristo vorrà compiere in voi e con voi, a beneficio della Chiesa e del mondo. Prego il Signore perché profumi della sua misericordia la benedizione che nel suo nome, con gioia e con tutto l’affetto, volentieri imploro per voi e per il vostro apostolato.