Maxi evasione fiscale a Marsala, sequestro di beni da 127 milioni

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Novembre 2015 10:37
Maxi evasione fiscale a Marsala, sequestro di beni da 127 milioni

In data odierna, all’esito di complesse indagini di polizia giudiziaria ed accertamenti di natura economico-patrimoniali, personale della Guardia di Finanza appartenente al Nucleo di Polizia Tributaria di Trapani e alla Sezione di p.g. presso la Procura della Repubblica di Marsala, ha dato esecuzione al più imponente provvedimento cautelare di natura patrimoniale mai effettuato nei confronti di società, persone fisiche, che ha portato al sequestro di beni e disponibilità finanziarie per 127 milioni di euro circa.

Il decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Misure di Prevenzione di Trapani, è stato emesso nei confronti di LICATA Michele Angelo, noto imprenditore di Marsala, del coniuge, ABRIGNANI Maria Vita, delle figlie Valentina, Clara Maria e Silvia, della madre, LI MANDRI Maria Pia, del genero, CORDARO Roberto, nonché delle società DELFINO srl, DELFINO RICEVIMENTI srl, ROOF GARDEN srl, RUBI srl, DON MARIANO srl, L’ARTE BIANCA srl, PUNTA D’ALGHE srl, RAKALIA srl,SWEET TEMPTATION srl, WINE RESORT DI ABRIGNANI MARIA VITA & C. sas, SOLE ASSOCIAZIONE cooperativa onlus e delle omonime ditte individuali intestate a LICATA Michele Angelo, ABRIGNANI Maria Vita e LICATA Clara Maria.

In particolare, le fiamme gialle stanno procedendo al sequestro dei seguenti beni:- quote sociali e compendi aziendali delle suddette società e ditte individuali, che gestiscono fiorenti attività economiche come il “Baglio Basile”, il “Delfino Beach Resort”, la “Delfino Ricevimenti” , “La Volpara” ed altre attività turistico ricettive, tutte ubicate tra Marsala, Petrosino e Pantelleria; in dettaglio: 247 appezzamenti di terreno, 73 fabbricati, 23 automezzi e 14 conti correnti, il tutto per un valore di circa 112 milioni di euro.- n.

2 fabbricati e n. 10 terreni intestati a LICATA Michele Angelo ed ABRIGNANI Maria Vita per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro- n. 57 rapporti di conto corrente, avente un saldo attivo di 5,7 milioni di euro;- n. 6 polizze d’investimento, per complessivi euro 4,6 milioni di euro.Il suddetto provvedimento è stato emesso alla luce delle disposizioni normative previste dal Codice Antimafia, che consentono, tra l’altro, la confisca, previo sequestro cautelare, del patrimonio mobiliare ed immobiliare riconducibile a LICATA Michele Angelo ed al suo nucleo familiare, in quanto soggetto che, per la condotta ed il tenore di vita, ha vissuto e vive abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose.La complessa attività di indagine ha inconfutabilmente accertato il ruolo di deus ex machina nella rilevantissima evasione fiscale realizzata da LICATA Michele Angelo attraverso le società allo stesso riconducibili, con imposte evase pari a circa 9 milioni di euro.

La suddetta evasione è stata conseguita mediante l’annotazione in contabilità di numerosissime fatture per operazioni inesistenti, ammontanti complessivamente a circa 25 milioni di euro, emesse da numerosi fornitori compiacenti nei confronti della DELFINO srl, DELFINO RICEVIMENTI srl, ROOF GARDEN srl e RUBI srl, nel periodo compreso dall’anno d’imposta 2005 al 2013.

La rilevantissima somma di denaro derivante dall’evasione fiscale, è stata poi sostanzialmente reinvestita nel corso degli anni dal LICATA Michele nelle suddette società, atteso che il profitto dei reati tributari si è concretizzato nell’imponente e risparmio di spesa per ognuna delle società derivante dal minore versamento di imposte nelle casse dell’Erario dello Stato.

Il dettagliato esame delle scritture contabili delle suddette società ha permesso di acclarare che LICATA Michele Angelo ha rilevato in contabilità fittizi pagamenti eseguiti nei confronti dei suddetti fornitori, per circa 13 milioni di euro, somma di denaro sottratta dal LICATA stesso alle casse sociali della DELFINO srl, DELFINO RICEVIMENTI srl, ROOF GARDEN e RUBI srl, attraverso il fittizio pagamento effettuato da dette società nei confronti dei fornitori, per debiti derivanti da fatture relative ad operazioni inesistenti.

Inoltre, è stato accertato che nel corso degli anni, LICATA Michele Angelo ha reinvestito nelle società DELFINO srl e ROOF GARDEN srl, le ulteriori somme di denaro derivanti dalla truffa realizzata nei confronti dello Stato, nel periodo compreso dal 2007 al 2009, per 4.300.000,00 circa, nonché si è reso responsabile di ulteriori condotte criminali, quale la tentata truffa e la malversazione, relativamente ad ulteriori finanziamenti richiesti dalle società nell’ambito del nell’ambito del P.O. FESR Sicilia 2007/2013, Azione d’intervento 3.3.1.4.

La propensione a traffici delittuosi e a vivere col provento di delitti dimostrati dal LICATA emerge peraltro dal suo lungo curriculum criminale, protrattosi con continuità dal 1997, perciò per quasi un ventennio. L’esame dei numerosi elementi acquisiti nel corso delle indagini ha evidenziato una vera e propria specializzazione a porre in essere attività delittuose, particolarmente nel settore tributario, finanziario, economico, edilizio, e alimentare, con una spiccata capacità di operare mediante elusioni e attività dirette ad evitare l’imposizione tributaria per trarre illeciti guadagni, nonché fraudolentemente destinate all’ottenimento di ingenti erogazioni pubbliche.

Una analisi anche solo superficiale dei dati emersi nel corso delle indagini induce a ritenere dall’attività delinquenziale posta in essere dal LICATA attraverso l’evasione fiscale e le truffe agite questi abbia percepito un illecito guadagno di rilevantissima entità, che costituisce a tutt’oggi la base di tutte le sue ulteriori attività.

La storia giudiziaria del LICATA e l’analisi del complesso patrimoniale riconducibile allo stesso e al suo nucleo familiare evidenziano la scaltrezza del predetto che, operando a vario titolo, ora come amministratore legale delle società, ora come amministratore di fatto, realizza false fatturazioni, per milioni di euro, traendo guadagni illeciti rilevantissimi e utilizza i medesimi atti falsi per frodare illegittimi finanziamenti, ora impossessandosene personalmente, ora malversandoli.

Le numerose sentenze di condanna subite da LICATA Michele costituiscono un indice della sua accertata predisposizione al delitto. Considerato, inoltre, che nell’anno 2015 questi è stato destinatario di 2 avvisi di conclusione indagini, per reati di truffa, tributari ed edilizi, nonché nel corso degli anni è stato sottoposto a numerosi procedimenti penali per i reati di truffa aggravata, appropriazione indebita, illeciti edilizi, ecc., non può che evidenziarsi la persistenza nel tempo di un comportamento illecito e antisociale, tale da rendere necessaria una particolare vigilanza da parte degli organi di pubblica sicurezza.

La personalità del LICATA Michele si inquadra esattamente nella categoria di soggetti adusi a vivere attraverso espedienti sempre elusivi della legge, ponendo in essere condotte che, talvolta sono sfuggite a un reale controllo da parte degli organi dello Stato, perché analizzate disorganicamente, a causa della sua elevatissima capacità criminale nel dissimulare e celare, con variegatissimi espedienti, sia l’attività illecita che la riconducibilità a sé della stessa, anche mediante parcellizzazioni delle condotte ed intestazioni fittizie delle aziende e del patrimonio ai propri familiari.

Preme sottolineare la particolare caratura del sequestro operato nel contesto delle misure di prevenzione – solitamente consequenziali a fatti connessi alla criminalità organizzata - in quanto, nel caso del LICATA, la Procura lilybetana ha evidenziato la spiccata pericolosità del proposto atteso il suo status di “abituale evasore fiscale socialmente pericoloso”, significativo del suo “stile di vita illecito”.La possibilità di applicare le misure di prevenzione all’evasore fiscale, nel rispetto dei requisiti previsti, dimostra quanto si siano affinate nel tempo le armi della prevenzione: non vi è affatto una categoria specifica che preveda un soggetto socialmente pericoloso, ma è comunque possibile renderlo destinatario delle misure in discorso se ed in quanto rientrante nelle previsioni legislative della pericolosità cd.

generica.Non va sottaciuto, peraltro, come negli ultimi anni, si sia sempre più registrata una maggiore consapevolezza sugli effetti dirompenti dell’evasione fiscale, fenomeno diffuso, che viola principi fondamentali dalla Carta Costituzionale, prospettando, in tal modo, la riconducibilità delle condotte di evasione fiscale nell’ambito della pericolosità che consente l’applicazione della misura di prevenzione personale e, di conseguenza, la confisca dei beni ai sensi della medesima normativa.Ed è proprio in questo ambito che si colloca l’odierno sequestro, posto che è oramai chiaro quale sia il fine sociale sotteso agli strumenti penali patrimoniali: restituire alla collettività quanto illecitamente sottrattole, potendo lo Stato così dimostrare la sua presenza in modo tangibile.

Comunicato stampa

26/11/2015

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