Riceviamo e pubblichiamo una nota del naturalista Enzo Sciabica. Ecco quanto scrive:
"Gli acquazzoni registratisi mercoledì 28/8 in alcuni comuni belicini avranno potuto cagionare danni, ma non hanno certamente mitigato la siccità che incombe nel trapanese. E non sono stati certamente i brevi piovaschi da ponente della notte passata e della mattina a ripristinare i laghi e gli invasi artificiali. Fermo restando che il territorio compreso tra Petrosino e Castelvetrano rimane assolato e asciutto. Ciononostante il Pantano Leone, noto laghetto protetto nel Parco archeologico delle Cave di Cusa di Campobello di Mazara, dopo un breve periodo di prosciugamento nel corso del mese di agosto, è tornato ad essere allagato alla fine della seconda decade dello stesso mese.
Con l’acqua, nonostante la presenza di pecore e cani, sono tornati tanti uccelli tra cui le marzaiole, graziose anatrelle che dai più sono scambiate per alzavole (subito dopo il periodo riproduttivo), dato che anche i maschi si assomigliano. Il fatto che il Pantano di Campobello di Mazara non si prosciughi più tra aprile e maggio, come è accaduto dal 2010, dà da pensare. Dal 2022 accade infatti che il laghetto può presentarsi allagato anche nel mese di luglio o nel mese di agosto. Ciò accade da quando sono iniziati i lavori per adeguare la rete fognaria e il depuratore comunale.
Con il perdurare della siccità nel meridione d’Italia ed in Sicilia in particolare, in maniera sempre più incalzante, si parla dell’utilizzo delle acque reflue depurate, ma l’idea sembra rimanere a livello di chiacchiera, dato che dette acque continuano ad essere disperse in mare. Caso emblematico del mancato riciclaggio dell’acqua depurata, sia per fini irrigui che per fini volti alla conservazione naturale è proprio il caso del Pantano Leone di Campobello di Mazara. Sin dall’inizio degli anni 2000, in previsione della realizzazione di un nuovo depuratore comunale, un noto ingegnere torinese, lo stesso che portò a termine il progetto Life Natura per il ripristino ambientale della palude di Capo Feto, pensò di realizzare una “condotta di risalita” in modo che l’acqua depurata, piuttosto che essere dispersa in mare, potesse continuare a rifornire il laghetto.
L’ulteriore processo depurativo (attraverso la fitodepurazione) garantito dall’estesa vegetazione palustre avrebbe consentito l’allagamento perenne, come è avvenuto fino al 2010 e le eccedenze d’acqua potevano essere utilizzate per irrigare gli oliveti vicini. Guarda caso, ad opporsi a quel progetto è stato proprio l’ingegnere ideatore del nuovo depuratore. E dire che il Comune di Campobello di Mazara, come sta scritto nel giornale, organo allora dell’informazione comunale, si era indebitato con la Cassa Depositi e Prestiti per acquistare la parte dei terreni, costituenti la zona umida, ancora in possesso di privati.
E dire che lo stesso Comune, con l’ex Provincia e con il Ministero dell’Ambiente, aveva pure investito per attuare il progetto dell’ingegnere piemontese di riqualificazione ambientale e valorizzazione del Pantano. Nel 2011, della condotta di risalita dal nuovo depuratore si è fatta carico la Regione, ma qui i progetti, buoni che siano, al cambio di assessori o di dirigenti, possono finire nel dimenticatoio. Intorno al 2022, in seguito a sanzione europea, sono ripresi i lavori per adeguare il nuovo depuratore comunale e la rete fognaria al numero di utenti.
E’ stata l’occasione per chiedere al Commissario straordinario alla depurazione delle acque reflue comunali e ad altri Enti governativi interessati di fare confluire le acque depurate al Pantano Leone e ad altri invasi di Triscina – Manicalunga, piuttosto che continuare a disperderle in mare. Nessuna risposta è pervenuta, mentre il Pantano Leone, zona umida protetta di interesse internazionale, rischia di continuare a ricevere acque reflue nei momenti di fermi del depuratore che, comunque, continuerà a scaricare in mare come, del resto, gli altri depuratori comunali realizzati in Sicilia sud-occidentale".