L’Europa da il via libera al Recovery fund: ma cosa prevede l’accordo?

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
23 Aprile 2020 21:15
L’Europa da il via libera al Recovery fund: ma cosa prevede l’accordo?

Il Consiglio europeo ha trovato un accordo sulle misure economiche da utilizzare per far fronte alla crisi provocata dall’emergenza Coronavirus: via libera al Recovery fund. Come spiegato dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, i capi di Stato e di governo della Ue hanno dato mandato alla Commissione europea per presentare una proposta dettagliata sul Recovery fund. L’intesa – ancora parziale e tutta da affinare – è arrivata nella serata di oggi, giovedì 23 aprile, dopo circa quattro ore di riunione in teleconferenza.

L’accordo sul Recovery fund è la grande novità del giorno, a fronte dei tre strumenti che avevano già ricevuto un informale via libera nel vertice dell’Eurogruppo di due settimane fa: Mes, finanziamenti Bei e Sure. Resta da definire, peraltro, come si finanzierà il Recovery fund. Bisognerà trovare un “equilibrio” tra prestiti regolari e sovvenzioni a fondo perduto, ha sottolineato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, al termine del vertice.

Questo è il grande noto ancora irrisolto. Nel Consiglio europeo di oggi si fronteggiavano essenzialmente due schieramenti (sebbene con diverse posizioni intermedie): da un lato i Paesi favorevoli a una condivisione dei rischi – come Italia, Francia e Spagna – dall’altro i Paesi rigidamente contrari a questa prospettiva – in primis Germania e Olanda -. L’accordo sul Recovery fund può essere letto come una sorta di compromesso tra le due parti. Il Recovery fund – che hanno ricevuto il via libera nel Consiglio europeo di oggi – sarebbe un  nuovo fondo da istituire a livello comunitario, gestito dalla Commissione europea o, in alternativa, dalla Banca europea per gli investimenti (Bei).

Il fondo raccoglierebbe sul mercato 1.000 o 1.500 miliardi di euro attraverso l’emissione di obbligazioni, i cosiddetti Recovery bond. Questi bond sarebbero garantiti dal bilancio europeo del settenato 2021-2027 incrementato con nuove contribuzioni dirette da parte degli Stati membri. Le somme così raccolte sarebbero poi girate ai singoli Stati tenendo conto del livello di gravità di ciascuna situazione: in altre parole, i paesi più in difficoltà (come Italia e Spagna) riceverebbero più risorse di altri.

Il Recovery fund è una sorta di compromesso tra la posizione di chi è favorevole a una mutualizzazione dei debiti a livello europeo (Italia e Spagna in primis, ma anche Francia) e chi è rigidamente contrario a una condivisione dei rischi (Germania, Olanda e i paesi baltici). Eurobond Gli Eurobond sono oggetto di dibattito nell’Unione europea da almeno dieci anni. Non c’è una definizione precisa: non essendo mai stati introdotti, infatti, ne esistono svariate tipologie a seconda delle interpretazioni e degli orientamenti.

In generale, possiamo dire che gli Eurobond sono – o, meglio, sarebbero – titoli di Stato comunitari, che andrebbero così a dar vita a una vero e proprio debito pubblico europeo. Se ne era parlato molto ai tempi della crisi della Grecia, ma questo strumento finora non ha mai visto la luce. Implicando una mutualizzazione dei debiti passati, gli Eurobond sono visti con favore dai paesi che hanno un debito pubblico elevato (come Italia, Grecia, Portogallo), mentre sono respinti con forza da chi ha debiti pubblici più sostenibili (Germania, Olanda, Svezia).

Coronabond I Coronabond sono usati da alcuni come sinonimo di Eurobond, da altri come sinonimo di Recovery bond. Si tratta, in ogni caso, di titoli di Stato comunitari emessi per far fronte all’emergenza Coronavirus. Mes Mes è l’acronimo di Meccanismo europeo di stabilità: viene chiamato anche Fondo Salva-Stati. Il Mes è operativo dal 2011 e da un paio d’anni è al centro di un contestato progetto di riforma. Si tratta di un’organizzazione internazionale europea istituita dagli Stati che adottano l’euro con l’obiettivo di dare assistenza ai Paesi dell’Eurozona che si trovano in difficoltà finanziarie.

Attraverso il Mes possono essere concessi prestiti, acquistati titoli di Stato, fornita assistenza finanziaria, si può intervenire sulla ricapitalizzazione di banche e istituzioni finanziare e si possono concedere prestiti ai governi. Gli Stati che accettano di ricevere questi aiuti, tuttavia, devono rispettare uno specifico piano di risanamento economico basato sull’analisi di sostenibilità del debito pubblico. A formulare questa analisi sono la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale (Fmi) e la Banca centrale europea (Bce), che insieme costituiscono la cosiddetta Troika.

Sure Sure è un nuovo strumento varato dalla Commissione europea come misura di sostegno per i Paesi in difficoltà. Si tratta di qualcosa di simile alla Cassa integrazione italiana o al Kurzarbeit tedesco: in pratica è un contributo economico per i lavoratori a cui possono fare ricorso le aziende che si trovano in crisi. Questo strumento è pensato per ridurre i costi a carico del datore di lavoro in difficoltà tutelando però al tempo stesso i posti di lavoro. Sure dovrebbe avere un plafond iniziale di 100 miliardi di euro finanziato attraverso prestiti garantiti da tutti gli Stati membri.

Le modalità di funzionamento precise non sono ancora note.

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