“La pesca della memoria”: “Mazara era la nostra piccola New York”

Rosario Saladino, pescatore in pensione, racconta la sua vita e, nostalgicamente, la marineria mazarese

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Maggio 2022 09:42
“La pesca della memoria”: “Mazara era la nostra piccola New York”

Altro appuntamento con la nostra rubrica, in collaborazione con la “Casa del Pescatore”, dedicata alla pesca di Mazara del Vallo ed in particolare alla sua memoria storica attraverso il racconto di vecchi pescatori (e non solo): episodi curiosi, aneddoti etc. Ci sono personaggi che rappresentano la memoria della flotta peschereccia di Mazara del Vallo. Uno di questi è Rosario Saladino, 77 anni, che abbiamo incontrato presso l’Associazione “Uomini di mare” di via dei pescatori. “ho iniziato a fare il pescatore dall’età di 11 anni.

Mio nonno –racconta Saladino- era un pescatore di paranza e con lui ho iniziato ad andare a pescare, la barca si chiamava “Italia”. Poi ho iniziato a fare la pesca locale e successivamente mi sono imbarcato per la grande pesca, avevo 15/16 anni; pescavamo intorno a Lampedusa, vicino alla Libia e poi a ponente nella zona di Cagliari. Pescavamo merluzzi, calamari, luvari e poi abbiamo iniziato a pescare gamberi. Era un mestiere molto faticoso, brutto, ma guadagnavamo bene.

Mazara del Vallo era la regina della pesca, del mare. Ho lavorato fino a 65 anni, con 55 anni di contributi versati prendo 900 euro al mese di pensione”.

L’ex pescatore ricorda un fatto tragico: “vi è stato un incidente, è scoppiato un incendio, ero a bordo del “Posidonia”, la largo di Tripoli con la motovedetta libica che ci inseguiva”. Racconta così la sua vita: “ ero il cuoco di bordo e a quei tempi sui pescherecci vi erano fino a 12/13 persone, mangiavamo sempre e solo pesce. Vi erano anche tunisini a bordo, vi era un buon rapporto, si lavorava insieme.

Allora il fermo biologico lo pagavano fino a 8 milioni, oggi 600-400 euro. Mi sono sposato ho avuto tre figli, due femmine ed un maschio. Mia moglie era la vera capo famiglia, faceva tutto in quanto io manco anche mesi. Alle mie figlie raccomandavo di non sposarsi con pescatori; mio figlio di fare il pescatore non ne ha voluto proprio sapere. Non ho mai fatto mancare niente alla mia famiglia, quando mi sono ritirato in pensione per un po’ ho fatto nuovamente la pesca locale”.

Rosario (in foto di copertina) osserva con nostalgia ed emozione le vecchie fotografie che ritraggono alcuni pescherecci e i loro equipaggi e sospira: “oggi la pesca è finita. Il pescatore non ricava più niente e quando il pescatore guadagna poco significa che il settore va a morire. Il grave problema del caro gasolio e tutti i costi e le nuove leggi stanno determinando la fine del nostro sistema pesca”.

Rosario Saladino alcuni anni fa con il pescatore Enzo Quinci “Ranfone” e Paolo Giacalone “Sigaro” ha fondato l’”Associazione “Uomini di mare”, un ritrovo di vecchi pescatori: giocano a carte, si raccontano le loro storie e si fanno compagnia. Accanto alla loro Associazione vi è un circolo tunisino, “Carthage”, frequentato anche lì da ex pescatori; d’estate gli associati dei due circoli si siedono vicini, all’aperto, attorno ai tavoli disposti su un grande marciapiedi di via dei pescatori, all’ingresso della kasbah di Mazara del Vallo. “Ci raccontiamo cose belle e brutte, una vita di fango ma con tante soddisfazioni. Con la pesca campavamo tutti. Per noi pescatori quando scendevamo a terra Mazara del Vallo era la nostra piccola New York”.

Francesco Mezzapelle  

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