Il suicidio non è la soluzione, il grido di aiuto dei giovani mazaresi. Intervista alla dott.ssa Anna Maria Tranchida

Importante implementare strategie di prevenzione, creazione di sportelli d'ascolto e campagne di sensibilizzazione

Caterina
Caterina Mezzapelle
11 Novembre 2024 15:05
Il suicidio non è la soluzione, il grido di aiuto dei giovani mazaresi. Intervista alla dott.ssa Anna Maria Tranchida

Putroppo, negli ultimi anni, diversi giovani mazaresi hanno scelto di porre fine alla propria vita. Queste morti hanno lasciato un profondo segno nella comunità suscitando dolore, incredulità e un disperato bisogno di risposte. Chi sceglie di compiere questo gesto lascia dietro di sè un vuoto incolmabile, soprattutto nei propri familiari che non si danno pace. Di recente, un toccante messaggio è stato inviato alla mail della nostra redazione da parte di una giovane cittadina mazarese di nome Mattia Fabiola Di Giovanni. Le sue parole sono un appello alla comunità, un invito a non restare indifferenti di fronte a un problema così grave: "Scrivo a voi nella speranza di poter dar voce a chi voce non ne ha più.

Mi son chiesta più volte come si potrebbe affrontare un argomento così delicato come quello di porre fine alla propria vita... suicidio, questa parola proibita, nascosta, evitata, ma non è nascondendo la polvere sotto il tappeto che si risolve un problema.- contiua Mattia Fabiola- Mi piacerebbe si creasse un punto d'incontro per giovani che hanno bisogno d'aiuto ma non sanno come dirlo. La tecnologia in questo potrebbe darci una mano, la creazione di un gruppo online che poi si concretizza anche nella realtà potrebbe essere un'idea. Allora mi rivolgo a chi ha gli strumenti, a chi ha lauree e master, a chi cura, dateci e diteci cosa bisogna fare per affrontare e soprattutto prevenire le morti premature di anime sensibili e preziose.

La gente deve sapere a chi poter chiamare se si sta vivendo un dolore dell'anima. Non rimaniamo in silenzio, questo distrugge e fa sentire ancora più soli." Per approfondire questa problematica, abbiamo intervistato la Dott.ssa Anna Maria Tranchida, psicologa e psicoterapeuta, che ha condiviso con noi le ragioni profonde che possono spingere a compiere un gesto così estremo. "Solitamente, il suicidio può risultare dall'interazione di importanti fattori, fra cui disturbi di personalità, esposizione ai diversi tipi di violenza subita o in essere, incapacità di sostenere le pressioni sociali, esposizione a traumi o a un lutto improvviso, conflitti relazionali, solitudini prolungate, problemi economici o legali.- Afferma la dott.ssa Tranchida, che continua-  Il disturbo dell'umore maggiormente associato al suicidio è quello depressivo, che può presentarsi inizialmente in modo quasi invisibile, per poi manifestare sintomi più evidenti, soprattutto se associato all'uso di alcol o droghe.

Le dipendenze da sostanze rappresentano un importante fattore scatenante non solo nelle depressioni, ma anche nell'escalation maniacale o di tipo paranoico. Il disturbo bipolare, o quelli che presentano caratteristiche di impulsività e comportamento violento e autolesionista, possono maggiormente scatenare un comportamento suicidario. Non dobbiamo dimenticare anche le patologie croniche dolorose, che possono portare il malato a non riuscire più a gestire la drammaticità del quotidiano. L'Istituto Superiore di Sanità si esprime sulla relazione fra rischio suicidario e pandemia di COVID-19, evidenziando che l'associazione fra misure di quarantena, "distanziamento sociale" e crisi economico-sociali, unite alle limitazioni ai servizi di prevenzione e cura, potrebbe influenzare il comportamento suicidario, soprattutto nei ceti che vedono messi a rischio anche il soddisfacimento dei bisogni primari.

Vengono considerati come fattori di rischio: il distanziamento sociale, le restrizioni della libertà personale, la paura del contagio, la riduzione dei servizi dedicati alla prevenzione e cura del disagio mentale e del suicidio, e la riduzione del personale ad esso dedicato, con possibili conseguenze di sindromi da stress e burnout, anche per medici e operatori sanitari." Ascoltando le testimonianze di alcuni giovani, è emerso che molti di loro temono che un amico/a, con cui si condividono momenti di leggerezza e risate, possa trovarsi in una condizione di profondo malessere, arrivando anche a considerare il suicidio.

Spesso, infatti, non riusciamo a riconoscere i segnali di sofferenza interiore di chi ci sta vicino. Abbiamo chiesto alla dott.ssa Tranchida quali sono questi segnali d'allerta ai quali dovremmo prestare attenzione. "Dei segnali di allarme potrebbero prevenire il gesto suicidario e, se letti in tempo, potrebbero salvare la vita della persona in pericolo.- afferma la dott.ssa durante la nostra intervista- È importante non sottovalutare: pensieri mortiferi, depressione, rapidi cambiamenti di umore o di comportamento, trascuratezza, isolamento individuale o sociale, consumo e aumento del consumo di droghe o alcol, storie di traumi o abusi, storie di suicidi in famiglia, autolesionismo, precedenti tentativi di suicidio, tendenze impulsive e/o aggressive, problemi economici, comportamenti compulsivi e ripetitivi, soprattutto se uniti a pensieri paranoici, lutti, accesso ad armi, mancato accesso alle cure, esposizione a dolore fisico e psicologico, ad esempio dovuto a atti di bullismo ricevuti e reiterati nel tempo, e revenge porn."  Infine, abbiamo chiesto alla dottoressa se strumenti concreti, come sportelli d'ascolto o campagne di sensibilizzazione, possano essere utili per prevenire e affrontare questo grave problema.

"L'ideale è quello di disporre di un progetto organizzato che possa unire in rete le differenti risorse sui territori, che possono includere sicuramente sportelli di ascolto per le diverse fasce di età, e progetti di sensibilizzazione all'interno delle scuole, come già sta avvenendo. Lo scorso anno, ad esempio, nella città di Mazara abbiamo realizzato, su richiesta del Rotary Club, un progetto in cui sono state formate delle "sentinelle", cioè specifici adolescenti studenti all'interno della scuola, che potessero accorgersi degli eventuali segnali di malessere dei coetanei e potessero riferirli ai tutor adulti.

Il lavoro ha prodotto un cortometraggio finale dal titolo "Sentinel, dal chiodo al fiore", che è importante divulgare, perché è fondamentale diffondere prodotti che non rimangano chiusi in un cassetto. La campagna di sensibilizzazione, informazione e formazione dovrebbe interessare sia la fascia adolescenziale, sia anche il mondo adulto e professionale, senza dimenticare la fragilità del mondo degli anziani, che spesso possono trovarsi soli, in sofferenza e con problemi economici. Infine, dovrebbero essere implementati i servizi di accoglienza e cura, poiché un disturbo dell'umore correttamente diagnosticato e sottoposto a cura potrebbe trasformarsi in un suicidio mancato.I giovani, che hanno grandi potenzialità e idee meravigliose, vanno ascoltati e non lasciati soli o trascurati, soprattutto in questo momento storico in cui malattie, guerre e superficialità inondano le loro giornate, ricordando che vi è una grande differenza fra superficialità e leggerezza; quest'ultimo punto vorrei sottolinearlo soprattutto ai mass media." E' necessario che le istituzioni facciano qualcosa per cercare di invertire questa tendenza.

Il suicidio non è la soluzione, e i giovani, soprattutto, vogliono essere ascoltati e aiutati. "C'è una sofferenza diffusa che attanaglia la vita dei nostri ragazzi e che noi non possiamo sottovalutare.- Scrive Don Pino Alcamo, che continua- C'è una solitudine familiare che non possiamo più ignorare. Mazara, la nostra Mazara piange, ma deve trovare il coraggio di asciugare le sue lacrime, sbracciarci e mettersi a lavorare per trovare soluzioni adeguate per prevenire e supportare la sofferenza diffusa dei suoi figli.

Non possiamo far finta che la vita scorre normalmente nel solco di una pacifica tradizione. Noi adulti, con responsabilità educative, abbiamo il dovere di elaborare progetti che aprano alla speranza e al futuro, che educhino alla condivisione e al dialogo, che aiutino a pensarsi nella solidarietà reciproca. Mazara, la nostra Mazara, non può solo rammaricarsi e affliggersi per la sofferenza o la morte dei suoi giovani, ha il dovere morale e istituzionale di chiamare a raccolta tutte le sue forze vive, mettendo da parte stupidità e piccinerie, per cercare e trovare soluzioni adeguate ai bisogni dei suoi figli.

Urge il coraggio dei profeti che gridano forte e chiamano a raccolta, perché il tempo che stiamo vivendo ha bisogno di profeti e non di normalizzatori." Chiunque sentisse il bisogno, chiunque si sia rivisto in queste parole può contattare il Centro di Salute Mentale di Mazara del Vallo al numero 0923/901535 (clicca qui per tutti i contatti).

Il suicidio non è la soluzione, farsi aiutare è la cosa giusta da fare. 

Caterina Mezzapelle

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