Il direttore del Cnr di Mazara, Tranchida, spiega i lavori per l’analisi dei fanghi del porto canale

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
12 Aprile 2014 09:02
Il direttore del Cnr di Mazara, Tranchida, spiega i lavori per l’analisi dei fanghi del porto canale

Lo scorso 6 aprile il sindaco Nicola Cristaldi annunciò la conclusione delle analisi eseguite dal Consiglio Nazionale delle Ricerche sulle acque e sul fondo del fiume Mazaro e che a

giorni sarebbero stati resi noti ufficialmente i dati, lo stesso primo cittadino però definì infondate le preoccupazioni di un fiume inquinato in maniera irrimediabile.

"Presentate ufficialmente le analisi –proseguì Cristaldi- si procederà alla indizione della gara per l'escavazione del fiume e si calcola che si potrà scavare sino al raggiungimento di un pescaggio di tre metri e cinquanta. La parte del fiume che va dalla statua di San Vito sino a oltre i ponti sul Mazaro sarà destinata alla nautica da diporto e alla pesca artigianale. Mentre il porto peschereccio si svilupperà dalla foce del fiume verso l'esterno. Credo -concluse Cristaldi- che potrà avere spazio anche una cantieristica specialistica intorno alla nautica. Spenderemo oltre due milioni di euro per questo primo stralcio di interventi".

A tal fine, a seguito di una convenzione firmata lo scorso 22 maggio con il Provveditorato Interregionale Opere Marittime Sicilia-Calabria, l'Iamc-Cnr di Capo Granitola ha effettuato lo scorso ottobre dei prelievi e carotaggi per l'analisi dei fanghi prelevati dal fondo del fiume al fine di ottenere l'autorizzazione allo smaltimento o in colmata o in discarica, a seconda dell'esito di tali analisi.

L'Iamc-Cnr aveva così proceduto alla elaborazione del piano di caratterizzazione ambientale del porto. Nell'ambito della convenzione si è reso necessario l'acquisto di materiale ed attrezzatture per complessivi 330.000 euro più ivai. In queste operazioni i ricercatori mazaresi del Cnr sono stati supportati dai colleghi del Cnr di Napoli; in tutto nelle diverse fasi hanno lavorato circa 45 ricercatori.

A raccontarci, in sintesi, la metodologia del lavoro svolto è stato il geologo Giorgio Tranchida (in foto 1), ricercatore ed attuale direttore della sede del Cnr di Mazara del Vallo; Tranchida ha coordinato i lavori.

"Lo scorso giugno -ha spiegato Tranchida- abbiamo eseguito lavori propedeutici con studio geofisico dell'area nella quale prelevare i fanghi da analizzare; in pratica sono stati mappati i fondali e condotte indagini di tipo sismico per valutare spessore dei sedimenti da dragare. successivamente, ad ottobre, abbiamo iniziato il campionamento all'interno del porto canale e del porto nuovo in 63 punti, ognuno a distanza di 50 metri circa dall'altro, per un totale di 330 campioni; pertanto il livello del campionamento è avvenuto ad alta risoluzione se così si può dire. Ogni carota-trivella ha prelevato materiale secondo più livelli infilandosi da 3 a 6 metri nel fondale, da qui i 330 campioni. In questa fase abbiamo lavorato una quindicina di ricercatori, anche di notte, utilizzando a seconda delle circostanze un motopontone ed gru da terra.

In ognuno di questi campioni, sempre con il supporto dei colleghi del Cnr di Napoli, sono stati eseguiti analisi di diversa natura: 1) analisi ecotossicologica; 2) analisi se presenza metalli pesanti; 3) analisi se presenza mercurio; 4) analisi se presenza di idrocarburi; 5) analisi se presenza pesticidi. Le analisi, stabilite secondo il decreto legislativo n. 152/ 2006, sono state raccolte in un incartamento trasferito all'Ufficio Opere Marittime Sicilia-Calabria.

"Noi come ricercatori -ha sottolineato Tranchida- abbiamo già un'idea sulla natura del materiale prelevato ma su questo piano di caratterizzazione completato ed in funzione dei risultati, l'ing. Pietro Viviano, dirigente dell'Ufficio Opere Marittime elaborerà il progetto di dragaggio che prevede la tecnica di prelievo del materiale e le modalità per lo smaltimento di questi materiali. Faremo una riunione tecnica nella fase di progettazione del dragaggio. Sarà infine indetta una gara che vedrà la partecipazione di grandi imprese, è un lavoro complesso ma credo che alla fine avremo ripulito il porto canale".

Tranchida non si è voluto sbilanciare sull'esito delle analisi: "non posso al momento parlare dell'esito delle analisi; certo potrei affermare che il materiale prelevato non potrebbe essere utilizzato per ripascere la spiaggia. Sono pero molto fiducioso che il porto canale possa ritornare navigabile".

Nel frattempo le condizioni del porto canale rimangono critiche ed in particolare per gli operatori della piccola pesca le cui imbarcazioni sono ormeggiate in un letto quasi melmoso e per la cantieristica i cui proprietari sono stati costretti a sistemare a proprie spese alcune banchine per potere continuare la loro attività.

Molto critica la situazione di alcuni gestori di carburanti che operano nella banchina di piazzale G.B. Quinci ormai difficile da raggiungere a causa della presenza di pericolose secche all'interno del porto; una situazione questa che favorisce soltanto un grosso gestore di carburanti presente nel porto nuovo dove vi è ormeggiata la gran parte dei pescherecci mazaresi.

In questi anni molti sono stati i casi di natanti da pesca, e non solo, che sono rimasti incagliati all'interno del porto canale (vedi foto 2) riportando gravi danni. A causa della mancanza di fondale nel porto canale, i pescherecci sono costretti annualmente ad eseguire lavori di manutenzione anche straordinaria per circa 30.000 euro, spesso infatti risultano danneggiati gli oscillatori e sonar ecoscandagli

In definitiva, quella che nonostante tutto rimane la prima marineria d'Italia, e probabilmente del Mediterraneo, non ha un porto adeguato, questa è una contraddizione storica la cui responsabilità va attribuite a quella classe politica che per decenni ha retto le fila del settore pesca mazarese. 

Francesco Mezzapelle

12-04-2014 10,50

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