Giovani, è allarme sofferenze psicologiche causate dalle restrizioni anticovid

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Marzo 2021 08:40
Giovani, è allarme sofferenze psicologiche causate dalle restrizioni anticovid

La pandemia da Covid-19 ha causato non pochi problemi alla psiche umana, sia negli adulti ma in particolare nei ragazzi. Stress, ansie, attacchi di panico, disturbi alimentari, violenza e autolesionismo sono dei fenomeni che, sempre più spesso, si stanno diffondendo tra i più giovani e che, continuamente, si sentono nei notiziari e nelle trasmissioni televisive. Per trattare meglio questo argomento ne abbiamo parlato con un'esperta del settore, la Dottoressa in psicologia Laura Pisciotto autrice, tra altro, del recente libro «Come gestire lo stress da Covid-19».

Sofferenze psicologiche nei giovani: come mai sono tra i più colpiti? «L’emergenza non è più solo la pandemia ma tante altre cose. Richard Harton su “The Lancet” ha pubblicato un articolo utilizzando il termine sindemia. Credo sia proprio il termine adatto perchè bisognava già dall’inizio utilizzare un approccio sindemico il quale fa riferimento non solo alle conseguenze sulla salute fisica, ma anche ai fattori sociali, economici e ambientali. I giovani, sono quelli più colpiti perché hanno dovuto abbandonare la loro vita quotidiana limitando la loro libertà».

«La DAD, la lontananza dagli amici, il vivere prevalentemente a casa, hanno contribuito a creare sofferenza e disagio. Ricordiamoci che non bisogna mai generalizzare ma comprendere che molti giovani stanno patendo anche le vulnerabilità anche dei loro familiari con situazioni difficili e incontrollabili». «I giovani raccontano di una solitudine, ovvero il dolore mentale di sentirsi soli che diventa una condizione psicologica caratterizzata da un profondo senso di vuoto e inutilità. Negli ultimi mesi tra i giovani si sta parlando di autolesionismo ma anche di disturbi alimentari come l’anoressia nervosa, la bulimia».

Perché l’isolamento porta all’autolesionismo, allo stress, all'anoressia nervosa, a fenomeni di bullismo collettivo? «C’è un crescente aumento dei disturbi, è possibile che tutto questo venga ancora ignorato? Prestare attenzione ai ragazzi non vuol dire ignorare l’esigenza di un’attenzione sanitaria ma prendersene cura in tempo, intervenire precocemente e non quando ormai è troppo tardi. La sanità deve essere anche mentale». «La paura dell’isolamento sociale nei giovani, può aumentare il rischio di ricaduta o peggiorare i disturbi dell’alimentazione.

La paura di un contagio si associa spesso alla sensazione di non avere il controllo della situazione che, per le persone con un disturbo dell’alimentazione, conduce a un ulteriore aumento delle restrizioni alimentari o, all'opposto, a un aumento degli episodi di alimentazione incontrollata». «Altro dato è l’autolesionismo, tema anch’esso molto delicato e importante. Hanno bisogno di sentire loro stessi attraverso il loro corpo. L’autolesionismo può essere vissuto come uno sfogo senza dolore, come un processo auto-calmante, auto-rassicurante, ma tutto questo non è compreso che è disfunzionale.

Il corpo purtroppo diviene luogo di emozioni intollerabili. Ho sempre ritenuto le emozioni importanti, sono il nostro motore vitale. La pandemia sta generando un forte disagio emozionale per questo c’è bisogno di intervenire, di dare speranza ai ragazzi e di riportarli a scuola». La DAD, la distanza da amici o parenti ha potuto creare un isolamento tale da determinare questi fenomeni? Come combatterli in futuro? «Il sistema scolastico è stato messo a dura prova, molti ragazzi non sono più connessi “occhi dentro occhi” ma “occhi dentro lo schermo” dove l’unico mezzo per sentirsi vicini è la voce dell’insegnante e gli innumerevoli sforzi che fa anche un docente dietro lo schermo.

Non dimentichiamoci neanche di loro, la DAD appartiene anche a loro e non solo agli studenti. Per i ragazzi il non avere un confronto reale con gli insegnanti o con i compagni porta a vivere moltissimo la noia. La scuola in quanto luogo di socialità dà al ragazzo la possibilità di incontrare l’altro, di raccontare quel che gli passa per la testa. I compagni e gli insegnanti diventano un punto di riferimento, un luogo di crescita, di scoperta, di realizzazione e desiderio di conoscenza. Questo continuo non ritorno a scuola, la DAD e la presenza in aula al 50% sta diventando frustrante per i ragazzi, tutto questo crea ansia, stress, difficoltà di apprendimento.

I ragazzi sono stati separati dai compagni, senza la scuola in presenza, cosa ci aspettiamo ? ragazzi che hanno ancora voglia di stare dietro uno schermo ? La DAD all’inizio è stata una scoperta per tutti, quasi un nuovo lavoro, adesso, c’è stanchezza e voglia di ritornare sia da parte degli studenti che dei docenti in presenza. Per i ragazzi la DAD così come lo smart-working per i lavoratori, richiede funzioni cognitive maggiori rispetto a quelle che normalmente si affrontano. Occorre doversi riadattare con strumenti tecnologici e questo porta a una condizione di stress che provoca una stanchezza emotiva.

Questi ragazzi hanno perso gran parte dell’apprendimento, ci sono “danni” che non si potranno riparare mai più. La scuola dovrebbe essere la prima a riaprire e l’ultima a chiudere. Abbiamo bisogno di studenti a scuola e non studenti dietro uno schermo. L’apprendimento passa anche attraverso l’emozione e dove può avvenire a 360 gradi se non dentro un’aula scolastica? Mi sento di ringraziare tutti quei docenti che non hanno mai mollato e che stanno facendo al meglio il loro lavoro.

Non è facile trasmettere curiosità, desiderio e ricerca del sapere dietro uno schermo, a loro i miei ringraziamenti. Spero per gli studenti che al più presto si possa ritornare a dover preparare lo zaino, a fare i compiti in classe, alla ricreazione, alla voglia di rivedere i compagni, al proprio banco, al posto scelto mai per caso e all’interesse di seguire la professoressa preferita». Simone Crapanzano

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