Riceviamo e pubblichiamo una nota pervenutaci dall'artista mazarese prof. Giacomo Cuttone in merito alla possibilità che la Città di Mazara del Vallo renda omaggio ad Enzo Santostefano, pittore, scultore e xilografo, nacque a Mazara del Vallo nel 1907, dove si spense nel 1982.
"Artista appartato ma profondamente sensibile, Santostefano- scrive Cuttone- nel corso della sua vita entrò in contatto con importanti maestri quali Pippo Rizzo, Michele Dixitdomino e Giovanni Rosone, trovando in essi stimoli e confronti decisivi per la sua formazione. La sua lunga e intensa carriera lo vide protagonista di numerose mostre personali e presente nelle più significative rassegne nazionali e internazionali: dal Premio Michetti al Suzzara, dalla Quadriennale di Roma del 1948 alla XXV Biennale di Venezia del 1950, dove il suo realismo magico fu accostato a quello dell’armeno Gregorio Sciltian, considerato il pioniere del trompe-l’oeil moderno.
Nel 1951 prese parte al Primo Giro d’Italia della Pittura Contemporanea, insieme a figure cardine del Novecento come Morandi, Carrà, De Chirico, Casorati, Rosai e Guttuso. Numerose pubblicazioni si sono occupate della sua opera, tra cui Antologia Artisti Contemporanei (1954), Artisti Italiani Viventi (1955), la prima edizione del Comanducci, Artisti di Sicilia (1969), l’Enciclopedia Universale della Pittura Moderna, il Catalogo delle Quotazioni della Pittura Europea (1971) e molte altre fino a Mazara 800-900 (2004). Del suo lavoro hanno scritto critici di rilevo quali Pippo Rizzo, Luigi Fiorentino, Gianni Di Stefano, René Clermont, Maria Poma, Leonardo Bonanno, Piero Scarpa, Rolando Certa e Antonina Greco di Bianca. Santostefano fu un realista profondamente legato alla tradizione figurativa, ma capace di attraversare linguaggi diversi — dal geometrismo all’astrattismo, dal surrealismo al cubismo — integrandoli nelle sue tele tramite la costante presenza di elementi concreti e riconoscibili.
La sua tavolozza, calda e armoniosa, si fondeva con la morbidezza dello sfumato, rivelando un occhio attento allo studio del particolare, mai fine a sé stesso ma sempre vibrante di vita. I suoi soggetti, che spaziano dall’arte sacra ai paesaggi marini e agresti, mostrano un tratto deciso e un cromatismo limpido ed equilibrato. Le nature morte appaiono vive e palpitanti; i fondali marini, magistralmente costruiti, si distinguono per precisione formale e suggestivi giochi chiaroscurali.
Tutta la sua opera rivela un legame profondo e quasi simbiotico con la natura, intesa come spazio originario e identitario, luogo di luce, essenza e vita. Lo stesso concetto è espresso da Antonina Greco di Bianca, che descrive la pittura di Santostefano come “integrata alla natura in una congiunzione simbiotica che finisce per essere identità, anche nella sua stessa espressione di essenza e di luce”. Luigi Fiorentino ne sottolinea la “schietta tradizionalità del disegno unita alla vivezza tonale tutta contemporanea”, mentre Rolando Certa evidenzia la sua “capacità di osservazione e di espressione non comuni”, grazie alle quali seppe spesso oltrepassare l’isolamento culturale delle province. A Mazara del Vallo alcune sue opere pittoriche sono oggi conservate nelle salette attigue alla Sala La Bruna dell’ex Collegio dei Gesuiti.
Tra le sue sculture ricordiamo l’Aviatore Giuseppe Grassa, il busto in bronzo di Mons. G.B. Quinci e quello di Gian Giacomo Adria. L’eredità artistica di Enzo Santostefano rimane così un capitolo significativo della pittura siciliana del Novecento: una visione in cui natura, luce e forma si fondono in un linguaggio personale, solare e inconfondibile. Appare quanto mai auspicabile — e in qualche misura doveroso — che la città di Mazara del Vallo renda omaggio a questo suo figlio illustre attraverso una mostra antologica che ne valorizzi compiutamente la figura e l’opera".