Elezioni Europee, la pesca di Mazara del Vallo ha bisogno di una vera Europa…

Forte scetticismo nel comparto che negli ultimi anni assiste ad un peggioramento progressivo della propria attività

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
05 Maggio 2024 11:25
Elezioni Europee, la pesca di Mazara del Vallo ha bisogno di una vera Europa…

I prossimi 8 e 9 giugno i cittadini mazaresi oltre alle elezioni Amministrative saranno chiamati alle urne per le elezioni Europee che porteranno alla composizione del nuovo Parlamento Europeo. Molti cittadini ancora sconoscono l’importanza di tali elezioni (vedi anche la bassa affluenza registrate nelle scorse tornate elettorali) in considerazione del fatto che in Europa si decidono molte delle questioni vitali per le economie dei vari Paesi dell’Unione. Si decidono ad esempio le politiche comunitarie relative all’agricoltura e alla pesca, due settori trainanti per l’economia del territorio.

Pertanto una Città come Mazara del Vallo, la cui economia per decenni trainata dal settore della pesca e dall’indotto che ruota attorno ad esso, dovrebbe guardare con molto interesse all’Europa e ai suo organismi (Parlamento, Consiglio e la Commissione europea)ove si decidono le sorti di questo settore. Gli ultimi cinque anni sono stati molto difficili, complicatissimi per la marineria mazarese la cui flotta di pesca mediterranea si è ridotta drasticamente, oggi soltanto una settantina di motopesca.

La congiuntura internazionale non è stata certamente favorevole, vedi emergenza covid19, guerra in Ucraina e tensioni in Medioriente, questioni che hanno certamente influito soprattutto sui costi di armamento, in primis il gasolio arrivato a sfiorare il prezzo di un euro per litro. A questo si aggiungono normative e regolamenti varati in Europa, ove spesso prevalgono le lobby dei Paesi Atlantici, che hanno avuto effetti dirompenti per il comparto ittico siciliano, e mazarese in particolare, in quanto non rispondenti alle specificità della pesca negli areali del Mediterraneo; il caso più eclatante quello delle dimensioni delle maglie delle reti obbligatoriamente uguali a quelle della pesca atlantica.

Spesso la marineria di Mazara del Vallo, seppur storicamente divisa politicamente, ha considerato pertanto distante l’Europa perchè incapace, piegandosi troppo a studi “ambientalistici” e su una forte burocrazia, di comprendere e individuare le diverse peculiarità di un comparto ampio e variegato come quello della pesca siciliana. Risultato? Pericolosi rischi per al sostenibilità economica, sociale e anche ambientale a causa di norme stringenti per la pesca a strascico, progressiva restrizione degli areali di pesca nel Mediterraneo, burocrazia articolata e soffocante, spietata concorrenza dei Paesi rivieraschi, in particolare di quelli del nordafrica i cui pescherecci (sempre in numero crescente) pescano negli stessi mari senza dover sottostare alle stesse regole delle marinerie comunitarie.

Cosicchè il Piano di Azione dell’Ue per la progressiva riduzione della pesca strascico fino al 2030 ha ricevuto fortissima opposizione dalla base produttiva, dalle marinerie italiane ove il suono delle sirene è stato accompagnato dall’hashtag #SOS_EU_Fishing. L’ultimo anno è stato cruciale per la marineria di Mazara del Vallo: troppe le questioni irrisolte, numerosi i problemi di un comparto che ormai naviga a vista, in attesa di qualche aiuto qua e là, in mancanza di una seria programmazione nel medio e lungo termine.

Molti armatori negli ultimi mesi hanno scelto di tenere ormeggiati in porto (vedi foto del porto peschereccio di Mazara del Vallo) i propri pescherecci piuttosto che andare incontro a sicure perdite e a continuare un’attività di pesca che è diventata sempre più difficoltosa. A gravare infatti sulle imprese di pesca sono in primis i costi di armamento cresciuti esponenzialmente a causa dell’inflazione. Come dicevamo, questione annosa l’alto prezzo del gasolio che ad oggi si attesta sugli 80 centesimi a litro; per armare un peschereccio per una bordata di pesca di circa 40 giorni servono oltre 70mila euro.

Come è possibile competere con le imprese di pesca dei Paesi rivieraschi ove il gasolio costa meno della metà? La crisi sta provocando conseguenze anche che sul mercato del pesce. Nell’estate del 2022 un cartone (12kg) del rinomato gambero rosso di prima pezzatura arrivò ad essere venduto fino ad 900 euro. Oggi il prezzo del gambero rosso si è ribassato, quasi dimezzato: un cartone viene infatti venduto a circa 550 euro, un chilo di gambero di prima costa circa 46 euro.

Anche il nuovo sistema delle “quote del gambero rosso” non riesce ad arginare la massiccia concorrenza dei Paesi rivieraschi: i loro pescherecci pescano negli stessi areali del Mediterraneo senza sottostare a fermi tecnici. Per non parlare del nuovo sistema delle “quote pesca” che presenta diversi lati oscuri e la mancanza di specifici interventi. Di fatto, considerando anche i costi energetici, il sistema pesca nostrano risulta molto svantaggiato sul mercato. Come se tutto ciò non bastasse –l’abbiamo prima solo accennato- si assiste alla progressiva restrizione degli areali di pesca a ponente e a levante del Canale di Sicilia.

Persiste il divieto di pescare nelle acque internazionali antistanti la Libia, all’interno della cosiddetta ZEE dichiarata unilateralmente da Tripoli nel 2005 “off-limits” fino a 74 miglia dalla costa; si tratta di areali fangosi storicamente battuti dai motopesca mazaresi per la cattura del gambero rosso con reti calate oltre i 500 metri di profondità. Qualcuno ha provato l’anno scorso a portare avanti accordi di tipo privatistico con autorità libiche della Cirenaica; gli accordi per potere pescare, pagando, in quelle acque “vietate” sarebbero stati però “disincentivati” dallo Stato Italiano.

Per non parlare del divieto di pesca del gambero di profondità in diversi areali del mar Tirreno. Diversi pescherecci mazaresi da alcuni anni sono stati costretti a spingersi anche nel Mediterraneo orientale, e ciò con un ulteriore aggravio dei costi di armamento. Altra questione molto preoccupante è quella relativa ai progetti di realizzazione di parchi eolici offshore proprio nel Canale di Sicilia che inevitabilmente porteranno ad un ulteriore riduzione degli spazi di pesca. Per tutte queste ragioni vi è la chiara impressione, e anche qualcosa in più, fra le diverse anime della marineria mazarese che i rappresentanti italiani, siciliani, sui banchi di Bruxelles non abbiano difeso effettivamente e concretamente un comparto che ad oggi sembrerebbe destinato a morire; non è bastata qualche missione a Bruxelles o qualche visita di parlamentari europei a Mazara del Vallo.

A che servono proclami a difesa del “made in Italy” quando poi sui banchi dell’Europa che conta ci si allinea senza battere becco. Pertanto prevale molto scetticismo circa le elezioni relative ad un’Europa percepita sempre più distante ma dove però necessariamente devono affrontarsi le questioni trovando soluzioni condivise e percorribili; in alternativa vi è la morte del settore.

Francesco Mezzapelle 

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