Ultime della sera: "Di pietre e d’amore"

Un dono di nozze inamovibile

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
01 Febbraio 2022 18:30
Ultime della sera:

Anna nella sua bellezza di certo si preparava a quell’evento da tempo. Forse era nata per quello. Di certo non era nata per nient’altro. Un po’ le veniva difficile pensare di lasciare la sua casa. Da quella grande casa poteva vedere tutta la valle. E sì ne era stata rapita dalla prima volta che, consapevolmente la vide quella cava. Perché era profonda, incisa nei costoni. E un fiume scorreva nel suo grembo a incontrarne un altro per correre insieme alla fiumara. La gente la abitava nelle viscere, i frati nelle derive più isolate.

I francescani di qua, i domenicani di là, i carmelitani a valle, veramente isolati. Sua madre Giovanna aveva orchestrato per lei un giorno speciale. Dei giorni speciali. Come quelli che si vivevano al tempo. Un corredo all’altezza della situazione, e gioielli e feste, e ricami, e danze, giocolieri, e saltimbanchi. Perché il matrimonio di Anna era e doveva essere davvero un evento indimenticabile. Anna andava in sposa a Fadrique Enriquez Cabrera. Giovanna, della casa Ximenes lo aveva puntato da un pezzo.

Lei, Giovanna, d’altra parte discendeva direttamente dal conte Giovanni Bernardo Cabrera, arrivato in Sicilia al seguito dei re Martino I d’Aragona detto il vecchio e Martino il giovane, suo figlio. No, non poteva non fare che un matrimonio all’altezza. D’altra parte Anna era la prima donna erede legittima di una eredità difficilissima da condurre: la Contea di Modica. Il padre, il conte Giovanni sul letto di morte aveva dettato il suo testamento sapendo di lasciare un figlio maschio minorenne e una figlia femmina, quasi maggiorenne.

Giovanni contava sul piccolo Giovannino. Per un pezzo avrebbe retto la madre Giovanna al posto suo poi alla maggiore età Giovannino avrebbe preso il suo legittimo posto: Conte di Modica. Solo in caso eccezionale, solo in casi estremi, Anna, sarebbe diventata Contessa. E chi se lo aspettava? Chi se lo immaginava? Muore il Conte Giovanni, la Contessa Giovanna Ximenes accetta l’investitura della Contea il 27 giugno 1474 ma tragicamente il piccolo Giovannino muore. Anna. Restava Anna. Una ragazzina.

Una giovane inesperta ragazzina alla guida della Contea. Quel “Regnum in regno” tanto ambito nelle mani di una ragazzina. Anna prestò giuramento di vassallaggio all’ ex Viceré di Sicilia Guglielmo de Peralta il 1 settembre 1477 tre anni dopo la morte del fratellino. Era tempo di trovarle un marito. E che marito! La madre posa gli occhi su Fadrique Enríquez, uno dei rampolli più contesi della corte dei Re Cattolici in quanto cugino del re Ferdinando il Cattolico. Eppure Giovanna vedeva profilarsi all’orizzonte qualcosa di sinistro.

Sentiva Giovanna che Anna apparteneva alla Contea ma sposando Fadrique Enriquez la sua strada avrebbe preso la via della Spagna e della corona spagnola, lasciando la Contea allo sbando. Eppure era tempo di feste, di regali e di nozze. Dalle coralline siciliane e catalane erano già arrivati i primi coralli, doni matrimoniali. Bellissimi Rosari con grani stupendi ma iniziavano ad arrivare anche le prime sculture in corallo, una vera novità. Erano bellissimi oggetti, arrivavano già da qualche anno, dal 1418, dalla lontana Trapani i primi “curalli” ed erano una vera “miraviglia”, a lavorarli erano artigiani, apprendisti, maestri tutti ebrei.

E poi gli argenti. Quello Giovanna lo commissionava direttamente a Modica perché lo si lavorava da tempo nella capitale e anche qui gli artigiani e i maestri erano tutti ebrei. E poi i ricami. Ricchissimi, sfarzosi. Quanti paliotti avevano ricamato per la chiesa? Ma per il corredo non mancavano il filet, le rifiniture al tombolo e il pregiatissimo sfilato. Erano doni preziosi. Ma a Giovanna, la Contessa madre, non bastava. Come fare per legare il nome di Anna a Modica? Come fare perché il suo dono non fosse trasportabile da nessuna parte e in nessun modo? La contessa Madre si arrovellava in quel pensiero fisso.

“Solo ciò che è terra non può che rimanere in questa terra” sembrava dire a se stessa. Solo ciò che appartiene alla terra non può che esserne parte. Sì ma cosa? Terreni? Ne aveva a bizzeffe. Il territorio era immenso. Dal monte al mare, la contea era un regno immenso e conteso. Ci voleva qualcosa di prezioso e inamovibile. Giovanna andava su e giù finché sembra avere un’illuminazione. Manda a chiamare il suo più fidato scudiero e poi riunisce le migliori maestranze. Il Capomastro e i fabricatores. Insieme a loro si reca poco fuori le mura, nella parte più alta di Modica.

Lì dove si trovano i frati francescani minori osservanti. In un piccolo convento già da anni si erano sistemati pochi frati lontani dagli altri frati francescani che vivevano a ridosso della città bassa. Giovanna scende dalla carrozza e guarda la facciata della piccola chiesa. Ecco il suo dono alla figlia Anna. La terra intrisa di pietra bianca ricchissima da ricamare, intagliare, decorare come corallo, come oro, argento in un ricamo finissimo. Da lavorare con le mani e con il sudore per un’opera d’arte inamovibile che raccontasse all’umanità un amore per quella terra impareggiabile.

Anna va in sposa a Fadrique Enriquez Cabrera nel gennaio del 1481 e dopo poco parte per la Spagna. Seguì il marito prima in Catalogna, a Blanes, e poi in Castiglia, a Medina de Ríoseco, per non ritornare mai più in Sicilia. Porterà con sé i doni di matrimonio. 

Tutti tranne il prezioso ricamo della facciata della chiesa di Santa Maria di Gesù che niente, neanche il terremoto del 1693 riuscì a muovere da lì neanche di un centimetro.

ll complesso monumentale di Santa Maria del Gesù, ubicato nella parte alta della città di Modica e sfuggito in parte al catastrofico terremoto del 1693 che rase al suolo il Val di Noto, rimane una delle più alte e preziose testimonianze della civiltà costruttiva e figurativa tardo gotica diffusasi in Sicilia tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Venite a visitarlo.

di Marcella BURDERI

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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