Condannati per falso ideologico due poliziotti mazaresi a 3 anni di reclusione e a 5 di interdizione dai pubblici uffici

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
06 Luglio 2015 16:33
Condannati per falso ideologico due poliziotti mazaresi a 3 anni di reclusione e a 5 di interdizione dai pubblici uffici

Per falso ideologico in concorso, il Tribunale di Marsala ha condannato a 3 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici due poliziotti che fino a quattro mesi fa erano in servizio al Commissariato di Mazara. Si tratta del sovrintendente Vito Pecoraro, di 53 anni, e dell’assistente Vincenzo Dominici, di 46.

Entrambi, inizialmente, erano accusati anche di omissione d’atti d’ufficio, reato che durante la requisitoria il pm Antonella Trainito, invocando una condanna complessiva a 4 anni e mezzo di carcere, aveva tramutato in abuso d’ufficio. Un reato più grave. Per questa imputazione, però, il Tribunale ha rinviato gli atti al pm per l’eventuale avvio di un altro procedimento penale. Con ordinanza, inoltre, il Tribunale ha evidenziato che le mancate contravvenzioni stradali non costituiscono reato di omissione d’atti d’ufficio.

Nel processo appena concluso, ai due poliziotti è stato contestato il fatto di non avere adottato alcuna sanzione (né sequestro, né multe) dopo avere fermato, ad un posto di blocco, un’auto (Fiat Panda) priva di copertura assicurativa, non revisionata e su cui gravava anche un fermo amministrativo da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Dopo avere scherzato con la donna che era a bordo (alla guida c’era un uomo: il mazarese Vittorio Misuraca), hanno, infatti, lasciato proseguire il mezzo. Sul quale, però, i carabinieri, nell’ambito di un’indagine sullo sfruttamento della prostituzione, avevano piazzato una microspia. Redatta, quindi, una relazione, i carabinieri la inviarono alla Procura di Marsala, diretta da Alberto Di Pisa, che affidò l’indagine alla sezione di pg della Guardia di finanza. L’episodio contestato risale al 19 aprile 2012.

Nel corso del processo, poi, un collega dei due poliziotti alla sbarra, il sovrintendente Antonio Sorrentino, ha dichiarato che c’era una relazione di servizio, datata 19 aprile 2012, in cui Pecoraro spiegava che al posto di blocco non furono adottati provvedimenti perché sapeva che sull’auto c’era la microspia dei carabinieri. Per la Procura, però, quella relazione di servizio sarebbe falsa, in quanto (come risulterebbe da accertamenti svolti) redatta nel 2014 al fine di scagionare i due imputati. Per questo motivo, lo scorso febbraio, per Pecoraro, Dominici e Sorrentino, il gip di Marsala Francesco Parrinello ha disposto la misura cautelare del divieto di dimora a Mazara del Vallo e recentemente la Procura ne ha chiesto il rinvio a giudizio per falso in concorso.

Francesco Mezzapelle

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