Cara Sabrina, ti racconto Mazara del Vallo…la “Nciuria”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
17 Ottobre 2014 16:04
Cara Sabrina, ti racconto Mazara del Vallo…la “Nciuria”

Cara Sabrina, buona sera. Finalmente trovo un piccolo spazio per noi due. Questa sera mio fratello voleva farsi una scorpacciata di gamberoni rossi. Una buonissima cena, ma alquanto pesante direi. Spero tu non fraintenda questo racconto della cena come un mio grossolano tentativo di imitare Camilleri nei pasti riconcilianti che fa il Commissario Montalbano nei romanzi di cui è protagonista.

Tu come stai? Hai cenato? Non so se a Lodi chiediate al vostro interlocutore se abbia mangiato e cosa abbia mangiato. Da noi in Sicilia si chiede sempre al proprio interlocutore se abbia mangiato bene e quali siano state le portate e le pietanze del suo pasto. Questo, molto probabilmente, e' un modo per mostrare le nostre premure nei confronti dei nostri interlocutori. Molto probabilmente l'origine di queste usanze è dovuta all'importanza che aveva il cibo e il nutrirsi nelle nostra cultura. Noi siciliani a tavola siamo greci, romani, arabi, francesi e spagnoli. E la stessa famiglia significa convivio e il convivio significa cibo. Quindi il cibo ha una forte valenza emotiva ed affettiva. E riveste un ruolo primario anche nei ricordi d'infanzia di questo popolo meraviglioso. L'infanzia è il momento della nostra vita in cui iniziamo a cercare la nostra legittimazione e il nostro posto nella società.

In alcune città, come ad esempio la mia città Mazara del Vallo, il lavoro del capo famiglia diventa un modo di identificare tutti i membri della famiglia stessa. Un mazarese è innanzitutto di "mari" o di "terra". Se la professione dei membri della tua famiglia aveva a che fare con il mare eri di Mari se le professioni erano altre, e non si svolgevano sul mare, erano di terra. Ma chi a Mazara lavora nell'aviazione o nell'aereonautica o fa l'astronauta in che novero potremmo inserirlo? Se sei di mari hai la nciuria.

La nciuria, cara Sabrina, è il soprannome che identifica i membri delle famiglie di pescatori ed utilizzato per distinguere due o più famiglie che avevano lo stesso cognome. Se chiedevi ad un mio concittadino conosci tizio, caio o sempronio? La risposta era tizio chi? Caio chi? Sempronio chi? Se anteponevi, al nome e il cognome, la nciuria allora si identificava subito la persona in questione. In quel microcosmo il soprannome era un tratto distintivo più forte del nome e del cognome stesso.

Per quelle persone era come un codice a barre, unico e irripetibile.

A Mazara ci sono nciurie bellissime e in poche lettere riescono a sintetizzare un aneddoto o un fatto riguardante la famiglia. Un mio amico si chiama spasciavarchi (colui che sfascia le barche), un altro si chiama nfurnapatri (colui che ha rinchiuso in un forno il proprio padre), un altro manciasicci (colui che mangia le seppie). Altri soprannomi vengono "pescati", se mi consenti il termine, nel novero della stessa pesca. E trovi soprannomi come vopa (boga ), cazzuni (gattuccio grande maculato) o addru (pesce san pietro).

Altri invece da tratti caratteriali. I chianci chianci (colui che piange e ripiange) o li chiatusi (coloro che suscitano pena). O per aver trascorso parte della propria vita all'estero, nglisotto (piccolo inglese) o per un comportamento tenuto, manciafranco (colui che mangia gratis o scrocca). Ho conosciuto molti cittadini statunitensi di origine mazarese e in molto casi, più del cognome di qualche parente che cercavano, ricordavano la nciuria.

Cara Sabrina il tempo a mia disposizione è terminato. Spero di avere presto una tua risposta e poter continuare questa nostra corrispondenza epistolare. Ti lascio con un proverbio mazarese. "A Mazara tri cosi un si capiscinu: carta di musica, ricetta di mericu e discursu di marinaru".

Paolo Ayed

17-10-2014 18,00

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