Ultime della sera: “Forma-azione verso Forma-sense"
Questo verso ci introduce alla dimensione interna e al mondo esterno come proiezione ed espressione dell'interiorità. La dimensione "interna" è condizione di quella che possiamo esprimere e facciamo emergere nelle relazioni. Lo "spazio" che si configura tra noi e l'altro è il valore dell'intermediazione di senso che cerchiamo e che proiettiamo nel mondo esterno come espressione della nostra interiorità.
E' importante non trascurare l'opportunità di sintonizzarci l'uno con l'altro e di sintonizzarci con noi stessi, attraverso lo "spazio" dell'intermediazione che ci porta verso esperienze "dentro la società e nelle organizzazioni", ovvero nel flusso contingente della nostra vita.
Ogni epoca si condensa nelle storie e nell'agire dei suoi "cittadini" e nell'espressione delle organizzazioni che essi creano per condurre il cammino dell'umanità, tessendo o riducendo legami e relazioni, valorizzando o dissipando risorse.
Come stiamo caratterizzando la nostra epoca? Come stiamo caratterizzando il nostro spazio d'intermediazione con noi stessi e con l'altro?
Possiamo affermare che tutti avvertiamo di vivere in un'epoca di frastuono, disorientante, dove ci lasciamo facilmente guidare da un'ideologia ondivaga di crescita economica e di consumo compulsivo. La conseguenza minima è l'automatico sciupio di energie e risorse, fino alla massima perdita di senso e di orizzonte storico.
C'è molta inquietudine dentro di noi, nella società e nelle organizzazioni che abitiamo. Ciò provoca un progressivo rattrappimento su noi stessi e una continua perdita di senso del nostro "spazio" d'intermediazione sociale.
Rispondiamo solo al concetto economico di PIL che, oltre a misurare la classifica delle nazioni più ricche, tende a misurare anche le persone in quanto singoli produttori di PIL (ovvero per capacità di spesa e di consumo).
La conseguenza è che man mano stiamo "... restringendo la propria azione entro una cornice o entro circostanze delimitate e controllabili ..." [Hannah Arendt]* quindi stiamo riducendo la nostra esperienza verso l'altro, mentre tendiamo ad esaltare tutte le forme di espressione individuale/individualistica.
Paradossalmente non si può venire meno alla relazione con l'altro, nella nostra esperienza di vita, non si può venir meno a decisioni, preoccupazioni, a far funzionare le organizzazioni dentro le quali viviamo: "...le conseguenze di ogni atto sono sconfinate" [Hannah Arendt]*
Dio ci diede qualche leva per sollevarci dalla nostra appartenenza alla materia chiedendoci di mantenere il mondo a sua immagine e somiglianza e ci fece pagare costi terribili per gli eccessi di narcisismo che ne derivarono!!
Non si può attraversare un'epoca senza avere una meta, senza prendersi la responsabilità di ripensare ad un futuro sostenibile. Stiamo viaggiando sostenendo il disconoscimento degli altri e sull'idea che gli esseri umani sono profondamente egoisti e spinti soltanto dal perseguimento dell'interesse personale.
Nel ricercare le vie per arrivare di nuovo a noi stessi, proviamo a riportare un pò della bellezza del mondo dentro di noi, così da poter divenire quel granello di mondo bello a cui tendiamo.
Riprendiamo a lavorare sullo "spazio" dell'intermediazione come momento ricostituente di un senso storico personale e sociale, come cittadini.
Non più azioni senza senso!!
La "Form-azione" ha un ruolo importante da esprimere in questo "spazio", riportando la persona a recuperare il senso del proprio cammino nella storia, per questo propongo il concetto di "Forma-sense". Non più azioni formative automatiche e standard, ma progetti tesi a recuperare le storie delle persone, come pixel di immagini di una realtà sociale rinnovata.
La formazione come luogo sociale e organizzato che sollecita lo spazio della narrazione delle persone e dei loro progetti.
La formazione come intervento rimobilitante l'energia desiderante dell'adulto; come metodo di speriment-azione per far aggirare i personali motivi di blocco e passare all'azione; come costruzione di una nuova pensabilità positiva del sé; come processo di possibilit-azione per superare la dinamica stabilità-cambiamento talvolta paralizzante; come motivazione generativa tipica della natura umana; come microcultura personale in alleanza con la cultura sociale.
Nell'epoca di massima interconnessione, con facilità si perde di vista il territorio, i confini delle relazioni, la misura dell'esperienza, il peso della responsabilità a vantaggio di ritirate individualistiche, di arroccamenti opportunistici e forme di avidità, ma tutto ciò sorretto da una fragile visione di sviluppo.
La paura sottostante deriva in gran parte dall'aumentata esposizione alla diversità e alla molteplicità, dimensioni verso cui non siamo ancora abituati a misurarci; ma le persone lasciano intravvedere una voglia di maggiore partecipazione.
La forma-sense fa leva sulla partecipazione della persona perché rappresenta la leva civile e sociale per riaprire un dialogo con il futuro. E' un'occasione per far conoscere punti di vista diversi, esperienze non raccontate, motivazioni assopite dalla desertificazione creata dal guadagnare solo in modo egoistico. La forma-sense sviluppa strategie e politiche inclusive "io e l'altro", educa all'empatia, all'estensione delle virtù dell'essere umano (generosità, fraternità, sussidiarietà) verso una rinnovata cultura di comunità (alleanza e cooperazione).
* "Lavoro, opera, azione. Le forme della vita attiva" Ombre Corte, Verona, 1997
di Cinzia ROSSI
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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