Nella notte del 10 agosto si è verificato l’affondamento in corrispondenza del lato nord della banchina denominata “Vespri Siciliani” (la banchina centrale per intenderci: vedi foto di copertina) del porto nuovo di Mazara del Vallo dei motopesca “Graziella Campo” (iscritto al n. 168 delle Matricole di Mazara del Vallo – tsl: 157.7 - tsn:76.57 - lunghezza f.t. 29.03 mt – larghezza 6.62 mt”) e “Nazario Sauro” (iscritto al n. 944 delle Matricole di Mazara del Vallo – tsl: 123.2 - tsn:46.83 lunghezza f.t. 29.01 mt – larghezza 6.60 mt). L’affondamento avrebbe provocato lo sversamento di olio nel porto peschereccio.
Con apposita ordinanza emessa nei giorni scorsi dalla Capitaneria di Porto è stato vietato avvicinarsi ad una distanza di metri 3 (tre) dal ciglio della stessa banchina in corrispondenza dell’area ove giacciono affiancati l’uno all’altro in condizioni di semi-affondamento i motopesca. E’ interdetta la navigazione, la sosta e l’ormeggio nello specchio acqueo antistante i predetti relitti, per un raggio di 10 metri.
I due motopesca sono ormeggiati da diversi anni in quel tratto in quel tratto della banchina; abbandonati probabilmente a causa di alcuni contenziosi fra i proprietari. Non sono i soli pescherecci che in questi anni sono stati abbandonati, per motivi diversi, nel porto peschereccio e nel porto canale.
La vita commerciale di Mazara del Vallo nel passato, molto più di oggi, è stata legata, ed è ancora collegata, all’attività marittima. Il “porto nuovo”, moderna e imponente struttura , ospitava centinaia di pescherecci fino a pochi anni fa. Poi, per le ormai note vicende, la flotta si è ridotta di numero e tutta l’attività si è contratta. In questa dinamica economica, come spesso accade, vi sono stati eventi drammatici che hanno causato un vero e proprio abbandono degli scafi, così come si trovavano, ormeggiati al molo.
Già le foto satellitari degli anni 2013-2015 documentano la presenza di ben 5- 6 relitti semi affondati ed adagiati sul fondale. Altri scafi sono in completo disarmo, abbandonati, saccheggiati , anche se ancora galleggianti . Ma per quanto tempo ? Alcuni di essi sono attualmente utilizzati come discarica galleggiante con un evidente rischio sanitario ed ambientale. Come dicevamo, se poi ci spostiamo nell’altra area di interesse economico, quella sita alla foce del fiume Mazaro, ecco che si ripete la stessa situazione.
Anche in questo caso le foto satellitari segnalano la presenza di 2-3 relitti fin dagli anni 2011 -2013 , insomma da quasi 8-9 anni ! Si trovano nel bel mezzo della città, saccheggiati e utilizzati come veri e propri cassonetti galleggianti. Qualche altro relitto ormai poggia lo scafo sul letto fangoso del fiume Mazaro il cui dragaggio si aspetta da qualche decennio (storia tristissima e ben nota…), così come quello bruciato e prospiciente al Largo dello Scalo, e quindi, fino a quando non verrà scavato il porto canale certamente non potranno affondare..
“Non sono certo un bel biglietto da visita per la città –ha scritto circa un anno il “Centro Studi La Città”- senza contare che poi, il relitto accostato al Largo dello Scalo, è comunque di “sovrappasso “ per chi si accosta di murata per sbarcare il pescato.. Un “sovrappasso” obbligato ma non certo immagine di salubrità ed igiene.. Sfortunatamente così è..se vi pare.. E le varie associazioni ambientaliste? I paladini degli uccellini africani, “fratino” e “fraticello” inclusi. I difensori della Città, i cavalieri senza macchia e senza olfatto? E la Asl di Mazara, paladina del salubre e dell’igiene? I vari sindaci, consiglieri, assessori comunali e regionali? I tecnici regionali, i consulenti, gli esperti di opere marittime ? Tutti distratti? che vedono poco e non avvertono neppure la puzza estiva ? Perché poi, in estate, il puzzo di marcio e l’olezzo della spazzatura non manca…”
Sono passati circa 15 anni da quando sono iniziati gli abbandoni. I relitti ed i rottami si trovano tutti nelle aree di competenza del Demanio Marittimo La Capitaneria di Porto certamente conosce vita morte e miracoli di questo naviglio, dei suoi armatori, delle vicende giudiziarie. Vane le richieste agli armatori di liberare le banchine, così come le richieste, salvo poche eccezioni, al Ministero dei Trasporti di emettere un bando di gara e di assegnare la demolizione all’impresa aggiudicataria; il processo di rimozione di alcuni relitti si è dimostrato lento e farraginoso.
Sarebbe forse quindi giunto il momento per un intervento risolutivo, grazie alla notevole rappresentanza politica che la Città di Mazara gode sia a livello regionale che nazionale, per attuare un’opera di bonifica ambientale ormai assolutamente necessaria.
Francesco Mezzapelle