A processo "spiderman" per minacce e lesioni nei confronti della compagna e per incendio di mezzi

L'udienza al Tribunale di Marsala con l'escussione di tre testi: la nonna, la madre e il cugino della persona offesa

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
25 Settembre 2025 18:28
A processo

È stata celebrata il 23 settembre, presso il Tribunale di Marsala, l'udienza del processo a carico di G.I., un uomo accusato di una serie di reati che vanno dalle minacce, lesioni, stalking, violenza privata, fino all'incendio di veicoli. Il processo, scaturito dalla denuncia dell’ex compagna R.C, difesa dall’avv. Matilde Mattozzi, vede sul banco degli imputati l'uomo che, con tali condotte, avrebbe trasformato la fine del loro rapporto in un vero e proprio incubo. L'udienza, presieduta dal giudice Francesco Parrinello, con l'accusa rappresentata dal Pubblico Ministero Ignazia Uttoveggio, ha visto l'escussione di tre testi—la nonna, la madre e il cugino della persona offesa—i quali hanno confermato quanto asserito in aula dalla persona offesa durante il corso della scorsa udienza.

L'origine del procedimento risiede nella decisione della persona offesa di interrompere la relazione a causa delle incomprensioni tra i due, alle quali, a detta della p.o. e dei testi, si aggiunsero presto minacce, insulti, una gelosia ossessiva e lesioni subite. A far precipitare la situazione, l’incendio doloso di ben tre autovetture e un motore. Se per i primi due incendi non è stato possibile risalire con certezza all’imputato, la svolta è arrivata con l'installazione di telecamere di sorveglianza.

Dai filmati degli incendi successivi (auto e un motore), l’imputato sarebbe stato riconosciuto, sebbene travestito da Spiderman e con un mantello rosso, dal modo di camminare, dai capelli biondi visibili sulla nuca, dalle scarpe, e dalle parole pronunciate dall'amico che lo accompagnava: "GXXX (chiamandolo per nome, n.d.A.), porta il bidone in macchina", contenitore al cui interno si trovava il liquido che è stato poi versato sui veicoli e con cui, utilizzando della carta, è stato appiccato il fuoco.

La nonna della p.o. ha offerto una testimonianza ricca di dettagli, asserendo che la nipote si confidava spesso con lei riguardo le minacce e gli insulti ricevuti, descrivendo il periodo come un "incubo". Il clima di paura era tale da coinvolgere, a quanto riferito dalla nonna, anche il parroco. L'episodio nacque dalla necessità di battezzare il bambino della coppia: dopo un iniziale accordo, l’imputato si sarebbe opposto, arrivando a minacciare telefonicamente il sacerdote. La nonna ha inoltre ricordato un episodio di violenza fisica, in cui l’imputato strinse con forza il braccio dell’odierna persona offesa tanto da provocarle lividi.

La madre della p.o. ha anche lei riconosciuto l’imputato nei filmati di sorveglianza. Le sue risposte all'avvocato della difesa, Ignazio Cardinale, hanno però sollevato alcuni interrogativi. La donna ha riferito che i problemi tra la figlia e il compagno erano, a suo dire, legati anche al fatto che il proprio marito e l’imputato facessero “comunella”, ma in realtà i dissidi, come ha chiarito in seguito, erano già preesistenti tra la donna e il proprio marito, tant’è che, a seguito dei problemi col marito, la donna ha venduto la propria attività ed è andata a vivere all'estero.

La gestione del figlio minore è un altro punto delicato; dopo la separazione, la persona offesa era andata a vivere prima con la suocera e poi con la nonna. L’imputato aveva manifestato il desiderio di tenere il bambino e di vederlo in luoghi privati, ma la p.o. per il terrore che provava, dovuto anche al fatto che veniva pedinata e perseguitata telefonicamente, aveva deciso di acconsentire agli incontri solo in luoghi pubblici, scelta che l’imputato non avrebbe accettato. L'avvocato della difesa ha poi incalzato la madre della p.o.

con domande sulla vita privata della figlia, chiedendo se fosse a conoscenza di un rapporto sessuale tra i due avvenuto dopo i fatti enunciati, e se fosse a conoscenza di una denuncia sporta dall’imputato contro l’ex compagna per sottrazione di persona incapace. La madre ha negato di sapere o di essere a conoscenza di entrambi gli episodi.

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