La vicenda dei due motopesca mazaresi, “Afrodite Pesca” e “Matteo Mazzarino” sequestrati in Libia nella serata dello scorso 9 ottobre e rilasciati nelle primissime ore del 12 ottobre è passata all’attenzione dei media nazionali in quanto ultimo capitolo di un annoso problema che in molti identificano con la cosiddetta “Guerra del pesce” che in quest’ultimi 50 anni ha visto la marineria di Mazara del Vallo nel mirino delle motovedette dei Paesi nordafricani rivieraschi. Ma non solo pesce al centro della disputa, infatti da alcuni anni, ed in particolare con la Libia vi è in atto un vero e proprio contenzioso (anche se questo non è mai arrivato sul tavolo dei Governi italiani degli ultimi anni) a causa dell’istituzione unilaterale (mai riconosciuta da altri Paesi) da parte libica quando vi era ancora il col.
Gheddafi, a partire dal 2005, di una “zona economica esclusiva” (ZEE) che si estende 62 miglia oltre le 12 convenzionali. Gli ultimi due pescherecci sono stati sequestrati a circa 28 miglia dalle coste di Derna, quindi in acque internazionali, in quelle fascia di mare antistante la Libia dove storicamente si pesca il tanto apprezzato gambero rosso identificato nei mercati con il nome della Città di Mazara del Vallo. Proprio a questa intrigata vicenda, quella del sequestro dei pescherecci mazaresi con l’utilizzo da parte delle Autorità libiche di motovedette regalate dall’Italia (Dal Governo Berlusconi a quello Gentiloni) per contrastare l’immigrazione clandestina, è stato dedicato il servizio andato in onda ieri sera nella trasmissione “Le Iene” in onda su Italia 1.
Inviato a Mazara del Vallo è stato il giornalista agrigentino Silvio Schembri che si è messo in contatto con l’equipaggio dei due motopesca sequestrati dalle motovedette libiche che nella fase di abbordaggio hanno esploso diversi colpi di mitra ad altezza uomo colpendo anche la strumentazione di bordo; come se non bastasse è stato prelevato tutto il pescato dai due pescherecci, del quale soltanto minima parte effettuato nell’area antistante la libica, la maggior parte invece era stato il frutto del lavoro svolto negli areali del mar Egeo.
Schembri ha sentito sia gli equipaggi, prima che fossero liberati, ed i familiari, ed in particolare alcune mogli di loro che con grande stato di apprensione hanno vissuto il sequestro. Sentiti anche alcuni pescatori che hanno vissuto negli anni scorsi sulla propria pelle i sequestri, anche di mesi, nelle carceri libiche. Uno di questi l’armatore e capitano Mimmo Asaro (vedi in foto di copertina con il giornalista Sghembri) quale i libici nel 1996 confiscarono per sempre il motopesca “Osiride” che oggi si trova ridotto a rottame nel porto di Tripoli.
Ma come dimenticare anche il motopesca “Daniela L” sequestrato nell’ottobre del 2012 e che si trova adesso affondato nel porto di Bengasi mentre i suoi proprietari non hanno potuto usufruire, per colpa della burocrazia italiana, degli incentivi per la demolizione. Speriamo che il servizio de “Le Iene” e l’appello lanciato possa finalmente trovare posto nell’agenda di Governo la soluzione di un’annosa questione; oppure conclusa questa vicenda calerà nuovamente il silenzio, anche dei media, sulla questione per poi ritornarvi al prossimo sequestro? “I pescatori siciliani, ed in particolare quelli mazaresi –disse nel novembre 2015 in un’audizione al parlamento Europeo il compianto Presidente del Distretto della Pesca siciliano, Giovanni Tumbiolo- vivono in ‘trincea’ da troppi anni, pagando un prezzo altissimo per il proprio lavoro.
Tumbiolo elencò i numeri della guerra dimenticata: 130 i pescherecci sequestrati da unità militari navali dei paesi rivieraschi, 5 dei quali definitivamente confiscati; oltre 350 pescatori hanno subito la detenzione forzata nelle carceri tunisine, libiche, egiziane, etc. Per non parlare del pesante prezzo pagato in termini di vite umane: 3 i morti sul campo ed oltre dieci i feriti tra i nostri marittimi sotto i colpi di arma da fuoco dei militari stranieri. E poi il danno economico. Si parla di una cifra intorno ai 30 milioni di euro, sottratta per via di ammende, riscatti e multe.
Ben superiori i costi sostenuti a causa del fermo forzato delle imprese dovuto al sequestro del pescato, delle reti e delle attrezzature, danno stimabile in oltre 60 milioni di euro. Senza contare, ovviamente, il danno sociale ed umano che ha colpito l’economia delle famiglie dei marittimi e degli armatori, e costretto al fallimento molte imprese siciliane mettendo in crisi l’intera filiera della pesca e le attività ad essa connesse. “E’ un prezzo – concluse Tumbiolo – che prima o poi qualcuno deve ripagare alla nostra comunità che si è impoverita per colpe non proprie”.
(Ecco il link per rivedere il servizio de Le Iene https://www.iene.mediaset.it/video/pescherecci-sequestrati-mazara-del-vallo-libia-motovedette_197615.shtml ) Francesco Mezzapelle