Varato il fermo pesca 2021. La marineria di Mazara ha però problemi più grossi

Il Decreto del Governo Musumeci non basta per la marineria mazarese che nell’ultimo anno ha subito diverse restrizioni

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
03 Agosto 2021 09:24
Varato il fermo pesca 2021. La marineria di Mazara ha però problemi più grossi

Il Governo Musumeci ha pubblicato il decreto che dispone la misura obbligatoria del fermo pesca temporaneo per il 2021. Si tratta di un fermo biologico – spiega l’assessore regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea Toni Scilla – che cerca di aderire quanto più possibile al periodo emergenziale che le marinerie siciliane stanno attraversando a causa della pandemia e che consente alle imprese di pesca di scegliere il periodo di arresto in relazione all’andamento dei mercati. La novità saliente di quest’anno – aggiunge – riguarda l’ampia forchetta temporale in cui le unità da pesca abilitate allo strascico potranno fermarsi per 30 giorni continuativi, da oggi al 31 dicembre 2021».

Il fermo mira –secondo quanto specificato nel Decreto- anche alla salvaguardia degli stock ittici demersali, che si avvantaggiano in questo caso di una pausa, anche se parziale, ad autunno inoltrato, periodo di maggiore reclutamento tra gli individui giovanili di una stessa specie.

La misura del fermo biologico riguarda tutte le marinerie siciliane, ed in particolare quella che è considerata, ancora oggi nonostante la drastica diminuzione della sua flotta negli ultimi 15 anni, la più importante marineria siciliana, cioè Mazara del Vallo.

La flotta peschereccia mazarese, ad oggi ridotta a circa 70 unità, ha subito negli ultimi mesi il progressivo restringimento degli areali di pesca internazionali. Ciò non riguarda soltanto il Mediterraneo centrale con il divieto imposto di non pescare nelle acque internazionali all’interno della cosiddetta ZEE libica, istituita unilateralmente nel 2005 e che si stende 62 miglia oltre le 12 territoriali; ricordiamo i 18 pescatori sequestrati per 108 giorni dal 1 settembre al 17 dicembre scorso e le recenti aggressioni a colpi di mitragliette da parte delle motovedette libiche contro pescherecci mazaresi; caduta nel vuoto la richiesta espressa, anche ufficialmente dagli armatori mazaresi al Governo nazionale per ripristinare la “vigilanza pesca” in quel tratto di mare ove storicamente i pescherecci di Mazara del Vallo pescano il rinomato gambero rosso nei fondali fangosi, a profondità che vanno dai 300 ai 700 metri.

Altra questione nel Mediterraneo orientale dove la Grecia ha esteso la territorialità delle acque fino a 25 miglia e i pescherecci mazaresi subiscono pure aggressioni da imbarcazioni turche. Come se non bastasse, dallo scorso giugno, il Dipartimento Pesca del Ministero delle Politiche Agricole ha disposto la ‘chiusura immediata’ nelle GSA 9-10-11, nel mar Tirreno, della pesca di profondità del gambero rosso e del gambero viola. Tale provvedimento interessa anche una cinquina di pescherecci mazaresi che da alcuni anni pescano una specie pregiata di gambero rosso e viola nel mar Tirreno.

“E’ un provvedimento che colpisce in particolar modo la marineria di Mazara del Vallo –tuona il giovane armatore Costantino Giacalone- Se non peschiamo noi lo fanno le marinerie di Paesi mediterranei extraeuropei per i quali non vale il divieto e le barche mazaresi costrette sempre più a lavorare tutte in un fazzoletto di mare con il rischio davvero di portare danni all’ecosistema marino”.

Anche il recente regolamento varato dalla Commissione Europea che ha di fatto fissato al 40% la riduzione dell’attività di pesca nel Mediterraneo occidentale entro il 2024 sta provocando molto malcontento nel comparto peschereccio di Mazara del Vallo che già ha visto ridurre il proprio sforzo di pesca con la politica delle demolizioni dei motopesca e, da qualche anno, con il divieto di pesca nelle giornate di sabato e domenica. 

La marineria di Mazara del Vallo da regina del Mediterraneo si è sempre più trasformata a fare da taxi per imprese di pesca di altri Paesi. Molti armatori mazaresi hanno deciso in questo periodo di “affittare”, per circa 1.500 euro la giorno, i loro pescherecci a maltesi e spagnoli per il trasporto delle gabbie di tonno. Fra questi anche Giuseppe Giacalone, capitano e armatore del motopesca “Aliseo” ferito lo scorso 6 dicembre dagli spari di una motovedetta libica. “Per come stanno le cose non ho proprio voglia di tornare a pescare -ha ribadito Giacalone mostrando, con occhi lacrimanti, la sua maglietta ancora sporca di sangue in occasione del recente incontro di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Pesca per promuovere la petizione nazionale per la garanzia da parte del Governo per la sicurezza e dignità dei pescatori nel Canale di Sicilia. (vedi foto di copertina).

Probabilmente si sta compiendo il piano dell’Ue, ove prevalgono gli interessi dei Paesi atlantici e di Spagna e Malta. Il settore paga l’incapacità, a tutti i livelli, dei suoi rappresentanti politici di far sentire la propria voce ove si decidono le sorti della pesca mediterranea.

Ultimo interrogativo: nei giorni scorsi il Governo Musumeci ha ricevuto la visita del sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Francesco Battistoni. Perché il rappresentante del Governo non ha fatto visita alle principali marinerie siciliane, ascoltando direttamente la voce dei pescatori siciliani, piuttosto che limitare la sua visita ad un incontro a palazzo d’Orléans? A Mazara del Vallo avrebbe potuto “ammirare” anche le condizioni del porto canale non più navigabile perchè non dragato da oltre 40 anni. 

Francesco Mezzapelle   

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