“Una punta di Sal”. “Perturbazione”… E altro al Comune di Mazara

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
20 Settembre 2020 10:10
“Una punta di Sal”. “Perturbazione”… E altro al Comune di Mazara

Non è una tempesta, forse un temporale estivo, sicuramente una “perturbazione”. La registriamo a Mazara dove da un po’ di tempo il “palazzo” è scosso da “avvisi” che recano inquietudine. Certo, le accuse verso consiglieri comunali e precedentemente verso dipendenti comunali e gente di fiducia del sindaco o le “scorrerie” al cimitero comunale, ledono ma non feriscono a morte l’amministrazione comunale. Accuse tutte da provare, intendiamoci, ma il “rumore” resta ed è sorprendente che tutti questi rappresentanti del popolo che dovrebbero difendere gli interessi della città, devono innanzitutto difendersi, in prima persona, dalle accuse della magistratura.

E in questo momento ci sarebbe bisogno, invece, di difendere la città e i suoi cittadini. Vi sono 18 persone che mancano dal primo settembre scorso, bloccati a Bengasi, accusati di avere sconfinato nelle acque libiche che per i pescatori mazaresi sono acque internazionali, vi è il problema dell’ospedale candidato a centro Covid 19, il dragaggio del porto di cui è sceso un inquietante silenzio, e tanto altro. Però Mazara è l’unica città in provincia di Trapani ad essere ben rappresentata sia a Roma che a Palermo.

Alla Camera dei deputati vi sono i mazaresi Giorgio Mulè (Forza Italia anche se eletto in Liguria), la mazarese Vita Marcinglio (M5S) e, addirittura, il ministro Bonafede (M5S). Alla Regione Sergio Tancredi, eletto nel M5S poi dimessosi dal Movimento. Per i mazaresi però è come se non ci fossero. Come dire: fatti loro, fatti nostri. Giriamo pagina. L’amministrazione comunale e i consiglieri comunali sono nelle condizioni di avere rapporti “concreti” con chi governa? No. Perché la “città politica” è stata eletta con le liste civiche che non contano nulla nello scenario politico, così viene a mancare quella classe dirigente con la quale si difende la città e la sua immagine non solo politica ma anche culturale.

In Consiglio sono presenti soltanto due partiti: Lega e M5S. Mi si dirà che ci sono liste civiche di copertura di altri partiti e perché, se così è, non si toglie questa copertura? Cosa c’è sotto? I partiti non dovrebbero aver paura di perdere qualche elezione se questo fosse il prezzo da pagare sulla strada che porta alla crescita di una nuova classe dirigente. A Mazara, i partiti sono praticamente scomparsi e quelli che resistono sono del tutto disarticolati. Un quadro desolante nel quale mancano del tutto o quasi i luoghi di confronto.

Le sezioni non vanno quasi più di moda, le assemblee sono ridotte al minimo indispensabile per non parlare del congresso, una parola che oramai è caduta in disuso quasi fosse un insulto. E allora come si seleziona la classe dirigente? Con quali criteri vengono composte le liste elettorali? Innanzitutto dentro portatori di voti, rappresentanti di interessi, candidati sempre meno consapevoli di ciò che vuol dire esserlo, molti dei quali in lista senza aver mai assistito alla riunione di un’assemblea elettiva o aver chiara la differenza tra interrogazione e mozione.

Manca la palestra, quella del partito, nella quale la futura classe dirigente era abituata a crescere confrontandosi sulle questioni e apprendendo i rudimenti necessari per stare nelle istituzioni. Ecco che allora arriva il coraggio, elemento indispensabile per invertire la rotta. Serve il coraggio di fare scelte (per qualsiasi tipo di elezione) di qualità, di sacrificare il pacchetto di voti sull’altare della conoscenza degli argomenti, preferire la capacità di sapere argomentare una posizione piuttosto che il silenzio-assenso e le testimonianze di presenza a colpi di semplici mani alzate.

Bisogna comprendere che è meglio tenere alta l’asticella della moralità piuttosto che farsi tribuni di interessi poco chiari dei quali poi si rischia di rimanere vittime o strumenti di ricatto. Ma a chi tocca questo lavoro se non ai partiti, almeno quelli che sono assimilabili a questa parola? Questa è, invece, l’epoca dei partiti senza coraggio dove pur di vincere si imbarca di tutto salvo poi invocare la politica che manca come panacea di tutti i mali. E che continuerà a mancare se il criterio imperante è quello dei dieci candidati da almeno duecento voti.

Cosi, forse, si vincono le elezioni ma si perde tutto il resto. A cominciare dalla credibilità per finire alla dignità. Salvatore Giacalone  

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