“Una punta di Sal”. Meglio furbi che intelligenti?

Mazara è città di furbi o di intelligenti? Il pensiero comune tende a confondere furbizia e intelligenza.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
23 Maggio 2021 08:47
“Una punta di Sal”. Meglio furbi che intelligenti?

Mazara è città di furbi o di intelligenti? Difficile dirlo, forse nemmeno una indagine specifica potrebbe dare un risultato definitivo. In qualsiasi campo e settore della vita pubblica si incontrano furbi, nella politica, spesso, negli affari, nel lavoro, dall’altra parte c’è gente che lavora di gomiti e vuole andare avanti con le proprie idee senza scorciatoie.

Il pensiero comune tende a confondere furbizia e intelligenza. La furbizia è un uso del raziocinio sempre rivolto a uno scopo, ma mai capace di guardare al di là di quel singolo scopo, alle conseguenze ulteriori e di più larga scala. La furbizia è l'utilizzo puramente strumentale del raziocinio, la riflessione sui mezzi e le azioni che portano a un obiettivo. L'invenzione della ruota per facilitare i trasporti non è furbizia bensì intelligenza. Il furbo non è parimenti intelligente, perché manca della visione d'insieme.

Il furbo sta al giocatore di poker come la persona intelligente sta allo scacchista: il concetto di “furbizia” contiene in sé, in un modo o nell'altro, il prendersi gioco del prossimo, il raggirarlo. All’inizio, per esempio. ci trovammo tutti impreparati davanti al virus sconosciuto che partito da lontano in poco tempo cominciò ad ammazzarci in casa nostra. Forse è stata una delle poche volte in cui ci siamo sentiti tutti fessi, degli sciocchi uniti dalla paura, dal non sapere che cosa fare e come reagire al morbo.

Chiusi in casa, guardavamo dai balconi e cercavamo la vita, qualcuno suonava e tanti battevano le mani. È passato oltre un anno e la gran parte degli italiani sono tornati furbi, e ormai non c’è giorno che non si legga delle mille trovate per sfuggire a questa o quella restrizione. Eterna lotta quella tra fessi e furbi.

Un tempo, almeno a me sembra, i fessi erano la gran parte: quelli che pagavano il dovuto, che faticavano per studiare e conquistare un posto di lavoro, una casa per metter su famiglia. E non c’è più storia, se domandi a qualsiasi persona se preferisca esser fesso o furbo su quale sarà la scelta. “In Italia il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle. (Giuseppe Prezzolini). Nel muoversi da “furbo”, quello che conta è l’interesse personale, che, se uno è furbo, certamente non manifesta in maniera plateale, e maschera in forme e modi molto attenti a non urtare meccanismi sociali, che potrebbero portare a far cadere i propri propositi.

Certamente la vita tendenzialmente non regala niente a nessuno, anche se può essere un luogo comune, il punto è che le cose perché avvengano, bisogna guadagnarsele, almeno così ci hanno insegnato da piccoli. La furbizia ha una connotazione che può diventare negativa, quando utilizza mezzi come l’inganno, la manipolazione, lo sfruttamento di debolezze altrui. Il fine giustifica i mezzi, ma se i mezzi sono fuori dagli schemi della correttezza, rischia di essere un modo di essere efficace, ma anche discutibile.

La furbizia comporta dei costi, oneri che sono a carico degli altri, perché quando c’è un furbo, per compensazione c’è qualcun altro che deve pagare il costo che un furbo ha determinato. Il classico esempio è quello degli evasori fiscali (a Mazara circa il 40 per cento evade la Tari, non sappiamo dell’Irpef) e in genere di tutte le pratiche messe in essere per svicolare percorsi lunghi e faticosi, per esempio negli esami, nel lavoro. Poi ci sono i “furbetti” del cartellino, dipendenti della pubblica amministrazione che timbrano e vanno a fare la spesa o al mare per abbronzarsi, ma ci sono anche quelli del reddito di cittadinanza e l’elenco potrebbe continuare.

Scriveva Italo Svevo: “L’uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza.” La vittoria dei furbi, in queste ore, la si può vedere in ogni dove: nelle città, dove nonostante i divieti da zona ‘rossa’, le immagini riportano luoghi affollati; e se falsifichi l’autocertificazione, lo dice il Tar, non è reato. Ma il Paese non si può più fermare, “bisogna aprire tutto il prima possibile, altrimenti si morirà di fame”, urlano alcuni politici che, furbescamente, stanno sia al Governo che all’opposizione.

Per non parlare dei vaccini, con le cronache che già registrano numerosissimi casi di furbi in azione. Se poi volgiamo lo sguardo alla politica di casa nostra, a quello che i nostri governanti e partiti stanno facendo, subito emerge che i furbi hanno tutti i colori e che si combattono sia a livello trasversale che dentro lo stesso gruppo di appartenenza. Perché l’italiano è così, non può ammettere che uno sia più furbo di lui. Un tempo qualcuno ci avrebbe spronato ad avere fede nell’intelligenza, che avrebbe alla fine vinto.

Ma non è così, perché il furbo, che sta sempre davanti, molte volte se ne frega dell’intelligenza, mentre l’intelligente lo troviamo spesso fesso. Non se ne esce, una società più giusta, più equa, dovrebbe bandire i furbi e premiare i tanti altri, ma chi se la sente di dire: il fesso sono io?

Salvatore Giacalone

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