“Una punta di Sal”. Mazara: quel rombo di motori…

Riviviamo la grande stagione delle corse di auto e moto nel territorio mazarese attraverso i suoi protagonisti

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Aprile 2022 14:18
“Una punta di Sal”. Mazara: quel rombo di motori…

Il suono fragoroso del rombo dei motori che scendeva dalla via Marsala e che diventava intensissimo sulla via Roma, sino alla curva di Porta Palermo, è un lontano ricordo. Siamo negli anni ’50 e Mazara era attraversata dal “Giro automobilistico di Sicilia” e dalla targa Florio. Mazaresi appassionati di automobilismo e motociclismo avevano i suoi “eroi”, nei leggendari Mimì Li Volsi e il cavaliere Rosario Mandina, in Vito De Pasquale e Angelo Li Volsi ed infine in Stefano Arresta.

Oggi i giovani mazaresi sono appassionati di go kart ed è nato il campione locale. Si chiama Giuseppe Giametta, 31 anni, sposato, lavora in officina con il padre, anche lui corridore sulle piccole e veloci macchinette (anche costose) ma ora non più perché l’età avanza ed il figlio promette bene. Il beniamino di casa ha dato spettacolo lo scorso 26 marzo nel primo trionfo stagionale al 6° Slalom del Satiro, secondo round del Siciliano di specialità organizzato da Kinisia. Il mazarese, in gara a “Mazara del Vallo” al volante della propria Ghipard Suzuki di classe 1150 e autore del proprio miglior crono in Gara 2 (1’34″66), è riuscito a beffare di appena 26″ il concittadino della Trapani Corse, nonché campione regionale in carica della specialità, Girolamo “Mimmo” Ingardia, sempre su Ghipard/1150, regalandosi il primo successo di una stagione che si preannuncia incerta e con tanti protagonisti nelle zone di vertice.

Il rombo dei motori però ha un fascino particolare, si ricorda ancora il passaggio di Taruffi e Villoresi e di Mimì Li Volsi. “Pane e motori”. Fin dalla nascita. La famiglia dei Li Volsi a Mazara è molto nota. Il padre Mimì era già molto conosciuto, intorno agli anni ’50, oltre che come meccanico, come motociclista prima e automobilista dopo. Sfrecciava su tutte le strade dell’isola conquistando medaglie e trofei. Quello spirito battagliero lo trasmise ai figli: cinque maschi, di cui quattro meccanici.

Angelo, in particolare, fin da ragazzino maneggiava con bulloni e marmitte e trovava estremo interesse per le moto di grossa cilindrata. A 13 anni tenta la sua prima gara. Correva sulle due ruote fino a 25 anni emulando le gesta del padre Mimì. Il maggiore alloro automobilistico se lo guadagna ad un giro d’Italia negli anni ’50: il secondo posto nella sua categoria, la 125 cc. Poi passa all’automobilismo ma sarà una stagione breve, appena 4 anni. Poi smette. L’altro fratello, Salvatore, inizia ad elaborare macchine per privati.

Il primo grosso successo in questo ramo è del ’73 quando, insieme ad Angelo, preparano una Lancia 1300 per la targa Florio facendo vincere la coppia De Bartoli – Bennj. Poi i fratelli si dividono. Entrano nella “leggenda” il cavaliere Rosario Mandina con Mimì Li Volsi (in foto di copertina dal blog "Mazara Forever") sulla fiammante Fiat 1100 S numero 343, nel giro di Sicilia. “Il turno - dice il giornalista Nino Giaramidaro - voleva che il primo cambio al volante avvenisse dopo 150 chilometri di corsa, proprio all’ingresso di Mazara del Vallo.Tutti gli amici del cavaliere erano radunati in piazza Mokarta, al Mokarta Club, e lui – affusolato e velocissimo – passava audacemente al volante, provocando quasi una affettuosa sommossa.

Mimì Li Volsi, conoscitore di motori e strade, ma soprattutto di uomini, si rimetteva allo sterzo prima della “S” in discesa del passaggio a livello di Campobello, scenario di un drammatico incidente.E c’erano anche i cronometri privati per calcolare una rivalità Mazara del Vallo –Castelvetrano – Ribera: le coppie Mandina Li Volsi su Fiat 1100 S, Taormina Toiasu Lancia Aprilia, e Fofò Ganettu” (Alfonso Vella) Confarelli su1100 Sport ci mettevano qualcosa di personale. 1950,decimo Giro, 184 partiti 88 arrivati.

E’ stata dura per tutti”. Fine di una bella stagione. Nel ’58 il Giro diventa di “regolarità”. Rimane nella memoria l’odore del ricino bruciato, una folla di piloti ma la velocità era un’altra cosa. Il cavaliere Mandina non si adeguò, rimase “in borghese”, nel suo vestito elegante e chiaro, le scarpe bicolori, i capelli lucidi di brillantina e tirati indietro, un “Rodolfo Valentino” di altri tempi. Il Rally non gli interessava. Lui amava la velocità. 

Poi arrivò la passione per le moto che coinvolse molti mazaresi della “Mazara bene” che si accompagnavano però a Mimì LI Volsi, sempre lui, che ha vinto anche sulle due ruote. La maggior parte delle competizioni motociclistiche si svolgeva su percorsi stradali o su circuiti cittadini: lungomare, giri in Corso Umberto e Vittorio Veneto e di nuovo lungomare. E, se si escludono quelle nate specificamente per correre ai massimi livelli, cioè nei Gran Premi, anche le moto erano molto “umane”, dato che in molti casi derivavano da modelli di serie..

A condurle erano in genere piloti giovani o in possesso di una licenza di livello immediatamente inferiore a quello massimo (con il quale si poteva gareggiare nei Gran Premi), cioè “seconda categoria”, che in seguito sarebbero diventati gli Juniores. La passione faceva sì che si corresse anche con mezzi semplicissimi e dal costo estremamente ridotto e che si gareggiasse un po’ dappertutto, anche su percorsi per i quali oggi sarebbe inimmaginabile pensare a un impiego del genere, se non a piedi o in bicicletta.

La passione per le moto fece nascere a Mazara anche il “Club Achille Varzi”, in via Tommaso Sciacca. Vi si riunivano i motociclisti con le rispettive famiglie, per Carnevale si ballava e si eleggevano le miss, feste e gite collettive con le moto, le domeniche fuori porta, una festache durava fino notte. ll Club venne fondato nel 1951 ed è stato sciolto nei primi anni sessanta, quando la passione, quella vera, si è spenta.

Salvatore Giacalone 

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