Il decadentismo nella morsa della politica. Ho la vaga impressione di aver già letto da qualche parte – sicuramente nei libri di scuola – una qualche descrizione delle caratteristiche proprie dei periodi di decadenza: se ne parlava ad esempio ai tempi dell’impero romano e poi la storia si è ripetuta più volte. Sembra che anche adesso ci tocchi di riviverla, in formato di ’post-modernità’ pandemica. In genere non c’è mai stato un limite al peggio: ingiustizie, miserie, soprusi, angherie, sopraffazioni, sovente anche in nome del progresso e della civiltà. Se dovessi pormi davanti alla storia dell’uomo per decifrarne il senso e la continuità, penso che la prima osservazione che mi verrebbe in mente sarebbe più o meno questa: che da che mondo è mondo l’umanità è protesa in una incessante ricerca di cambiamento, di opportunità di vita migliori, di tensione verso il progresso.
Ma in politica c’è una morsa che spesso frena e costringe a scegliere quando non si avrebbe nemmeno il coraggio della scelta. Guai ad improvvisare perché in politica l’improvvisazione non paga, guai a prendere decisioni senza prima confrontarsi, guai ad annunciare frettolosamente intuizioni personali, affrettate e non meditate. Tutto ciò può accadere ovunque, in contesti ampi o ristretti come i comuni guidati da sindaci che magari non conoscono o conoscono male i giochi politici.
A Mazara, per esempio, si registrano situazioni che, forse, in altre città sarebbero additate e commentate con un sorrisino. Berlusconi dice da anni “il mio partito, Forza Italia, mai governerà con i comunisti travestiti da PD”, invece a Mazara il connubio esiste in giunta con due assessori, D’Angelo (lui non dice di essere Forza Italia, ma chi lo ha proposto in giunta?) e Giacomo Mauro (sponda PD che ha rilevato Caterina Agate sponda SiAmo Mazara, cioè l’altro Pd). L’artefice di questa operazione “politica” Forza Italia – Pd, è stato il sindaco Salvatore Quinci che non avrebbe consultato nessuno dei movimenti che lo sostengono, che non l'hanno presa bene, ma alcuni consiglieri comunali della maggioranza.
Ora, forse, vorrebbe fare un passo indietro perché si è accorto o qualcuno ha “pressato con sguardi truci”, che Forza Italia con il Pd non possono convivere, per contenuti, per ideali, per la storia antica e recente e anche perché il sindaco, al momento di votare per le prossime regionali, a chi darebbe il suo voto? Forza Italia o PD? E allora ragioniamo: meglio preparare il terreno per non rompere le uova di nessun paniere, ma come fare? La strategia che potrebbe mettere in atto sarebbe quella di azzerare l’attuale giunta e nominare i nuovi assessori ma senza colore politico, pescare a piene mani tra esterni e consiglieri eletti nelle liste civiche, principalmente quelli della sua parte, cioè “Partecipazione Politica”.
Sarà questa la strategia o ci sarà un modus operandi in vista anche delle prossime amministrative comunali anche se si terranno fra due anni e mezzo? Un modus operandi che potrebbe preparare la strada ad una sua ricandidatura a sindaco, ipotesi non peregrina ma, secondo alcune fonti, abbastanza veritiera.
Il sindaco potrebbe ricorrere anche a qualche compromesso, che è la strategia preferita da tutti coloro che vogliono evitare conflitti. Specialmente in campo politico (ricordiamo il famoso compromesso storico proposto da Berlinguer nel 1973 per raccogliere le forze che rappresentavano la maggioranza degli italiani) è spesso dolorosamente necessario per arrivare a proposte concrete e realizzabili. Oggi, in politica, sia a Roma che a Mazara, si vive di compromessi, ormai è un uso degradato che uccide anche lo sviluppo intellettivo e spesso anche economico ed aumenta la pericolosa curva dell’affarismo.
Sin da bambini ci insegnano che ottenere sempre quello che vorremmo è difficile, e che prima impari ad accettare le cose che la vita ti dona senza grosse pretese e prima imparerai ad essere felice. Ci si abitua così – soprattutto con l’avanzare degli anni – ad accontentarsi di ciò che abbiamo, sempre più convinti della fortuna che la vita ci ha comunque riservato, nonostante le delusioni, nonostante le perdite, nonostante tutti i compromessi.
Nella vita, è vero, facciamo compromessi in ogni occasione: compromessi in famiglia – pur di far funzionare le cose, compromessi con il datore di lavoro, a volte anche compromessi con la propria coscienza. Senza nemmeno rendercene conto arriviamo ad un momento in cui – pur di non avere scocciature, pur di non tornare a stare male – scendiamo a compromessi quasi automaticamente. Quando si ha sofferto parecchio ci si aggrappa a qualsiasi boa pur di non ricominciare a soffrire. E soprattutto, quando nel corso della nostra vita, ci siamo incatenati a situazioni che in realtà non avremmo voluto e che ci fanno soffrire, situazioni da cui – per vari motivi – non possiamo assolutamente svincolarci, scendere a compromessi sembra l’unico modo per continuare a vivere.
E’ il coraggio che fa paura, perchè quando si decide di rimanere se stessi in un mondo che cerca continuamente di piegarci si va incontro al dolore. Fa male dire “no” quando se solo avessi detto “si” avresti evitato la lite. E’ una realtà scomoda quella di chi sceglie di non tradire se stesso e le proprie idee. L’unico modo per evitare una gastrite sembra essere il menefreghismo. Se di una situazione non puoi assolutamente liberartene, adottare a riguardo un atteggiamento di indifferenza sembra alleggerire quel peso che quotidianamente si avverte sul petto.
Ma anche in questo caso ci vuole un po’ di coraggio. Le scelte sono dure ma, a volte, necessarie. E il Sindaco lo sa. “L'affidarsi alla memoria, è la volontà dell'uomo di non scomparire. E quando la conoscenza si arresta, subentrano i sensi, che alimentano la fantasia.“ Andrea Camilleri scrittore, sceneggiatore e regista. Citazione tratta da una intervista sul giornale l'Unità.
Salvatore Giacalone