“Una punta di Sal”. Elezioni, via i pinocchi di turno…

I personaggi del noto romanzo di Collodi spiegano metaforicamente il clima politico elettorale

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
12 Maggio 2024 12:12
“Una punta di Sal”. Elezioni, via i pinocchi di turno…

Il Gatto e la Volpe: prima o poi capita d’incontrarli. Pinocchio, così scrive Carlo Collodi ne “La storia di un burattino”, incontra “per la strada una Volpe zoppa da un piede e un Gatto cieco da tutt’e due gli occhi”. Il protagonista del racconto è “in viaggio per tornarsene a casa sua” con i cinque zecchini d’oro avuti da Mangiafuoco, ma la brama di averne “cento, mille, duemila” lo porterà a credere ai due “imbroglioni” e a finire “attaccato penzoloni al ramo di una grossa pianta”.

Gli stessi personaggi collodiani, nel brano musicale “Il Gatto e la Volpe” di Edoardo Bennato che ci fa ballare dal 1977 (Album “Burattino senza fili”) sono “usati”, invece, per denunciare il perverso funzionamento del sistema discografico italiano. Il cantautore parla infatti di un “normale contratto” per diventare “un divo da hit parade”; dunque, il riferimento alla gestione degli affari nel mondo artistico è chiaro. Invero, a ognuno di noi è capitato di incontrare queste due ambigue figure che, nella quotidianità, si celano sotto apparenze diverse ma, sempre, deformano il desiderio umano: ricordo di un tempo nel quale realtà e immaginario erano strettamente uniti.

Una scena in particolare sembra scritta proprio guardando all’oggi. Quella del Gatto e la Volpe che promettono a Pinocchio la moltiplicazione dei beni se soltanto egli li volesse seppellire nel Campo dei Miracoli. Ma quell’anno 1977 in cui si cantava con Bennato, viene ricordato per quanto è successo in Italia ed anche in Sicilia che sembra passato nel dimenticatoio. Il terrorismo si è manifestato in tutta la sua violenza spesso sotto le sembianze di terrorismo di Stato. Le stragi di Piazza Fontana, di Fiumicino e di Bologna sono tragici episodi della storia Italiana, spesso dimenticati dai più.

Inevitabilmente il clima di terrore, che caratterizzò l’Italia sul finire degli anni ’60 fino alla prima metà del 1980, provocò ulteriori scismi all’interno della già frammentata realtà italiana che ancora non era riuscita a trovare un’effettiva unità nazionale, o qualcosa che si avvicinasse a tale concetto. Inoltre la mafia, presente soprattutto al Sud, favorì la creazione di nuove spaccature all’interno del panorama italiano. Secondo alcune interpretazioni recenti le stesse origini della mafia dovrebbero essere ricercate nella Sicilia Occidentale del Medioevo, in cui, il gabellotto, che subaffittava a terzi il terreno del padrone, in caso di problemi giudiziari o liti attuava una sua “Giustizia Privata”.

Nella figura del gabellotto si rispecchia quindi quella del comune mafioso che risolve i problemi del clan nel clan. Mafia e Terrorismo, almeno per quanto riguarda lo scenario italiano, possono essere inclusi tra quei fenomeni che contribuirono, e purtroppo contribuiscono ancora, allo smembramento della società Italiana. Ma ritorniamo al Gatto e la Volpe. In questa campagna elettorale il Gatto e la Volpe in versione moderna sono di nuovo in scena e promettono a destra e a manca sia per le Europee che per le amministrative.

Cosa? Tutto! Posti di lavoro!Il Ponte sullo Stretto! Via le tasse! -dice il Gatto con il suo ghigno mummificato. Ma anche la Volpe, grassoccia, con i suoi capelli bianchi al vento, l’aria da guru e la barbetta, promette; non vuole essere da meno. Del ponte sullo Stretto non c’è bisogno, -grida dal palco- perché andremo tutti a nuoto! E poi tutti i criminali in galera. Tutti i politici in galera. Cosa voglio fare? – si interroga la volpe, non lo so neanch’io. E il povero Pinocchietto che sta a sentire, man mano si convince.

Vuoi vedere che costoro pensano al mio bene? – si dice tra se! E invece il Gatto e la Volpe, che sembrano così diversi ma in realtà sono così simili nel loro populismo, così sussidiari, pensano soltanto al proprio, di vantaggio, e il Pinocchietto, dopo che avrà dato il suo voto, rimarrà scornacchiato per i prossimi cinque anni. Uscendo di metafora, il nostro Pinocchietto italiano farebbe bene a guardare non soltanto a chi la spara più grossa, ma soprattutto a chi intende la cosa pubblica come responsabilità.

Perché di questo si tratta. Il Paese Italia, ha bisogno non di puri o di gente che guarda dalla finestra facendo finta di non vedere, ma di senso di responsabilità; ha bisogno di gente che si rimbocchi le maniche e che si sporchi le mani per il lavoro! Stesso discorso vale per le amministrative. Si deve eleggere il sindaco, il capo della comunità e 24 consiglieri comunali che rappresentano la città e i cittadini, non sono responsabilità di poco conto. Siamo entrati nelle giornate in cui possono essere consegnate al segretario del Comune di Mazara le liste dei candidati al consiglio comunale.

In corsa ci sono tre candidati sindaci. È ora che chi intende la politica come servizio al cittadino cominci a farsi avanti, e non seguire quelli che sono specialisti nel voltarsi dall’altra parte. Ci sono 5 anni di amministrare una città che ha bisogno di idee e di proposte fattibili, non bastano piùi sogni ma realizzazioni e un profondo esame delle esigenze anche nell’ambito culturale, proposte che richiedono anche la partecipazione delle associazioni e dei cittadini di buona volontà.

La città non vuole i pinocchi di turno!

Salvatore Giacalone

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza