Un ricordo di Emanuele Macaluso. Le sue visite a Mazara e la critica al “partito liquido”, da D’Alema a Renzi

Redazione Prima Pagina Mazara
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20 Gennaio 2021 10:45
Un ricordo di Emanuele Macaluso. Le sue visite a Mazara e la critica al “partito liquido”, da D’Alema a Renzi

Era stato a Mazara diverse volte per sostenere il locale Partito Comunista che faticava a governare la città. Era  molto amico di Salvatore Giubilato ed Elio Pernice ma anche di Rolando Certa che non ha mai militato nel Pci ma era un granitico socialista. E’ morto a 96 anni, Emanuele Macaluso, da sempre aderente al Partito Comunista. Nato a Caltanissetta il 21 marzo 1924, figlio di un ferroviere, Emanuele Macaluso studiò all’Istituto minerario della sua città dove conseguì il diploma.

Nel 1941 aderì clandestinamente al Pci e immediatamente dopo la Liberazione si impegnò nel movimento sindacale e nelle prime elezioni amministrative del 1946 fu eletto consigliere comunale di Caltanissetta e diresse la Camera del Lavoro sino al 1947. Nello stesso anno, al congresso regionale della Cgil siciliana il leader Giuseppe Di Vittorio propose Macaluso, colpito dalla forza e dall’efficienza della Camera del Lavoro da lui diretta, alla carica di segretario regionale del sindacato, che mantenne fino al 1951.

A causa del suo impegno sindacale Macaluso subì molti processi, uno insieme anche a Pio La Torre, per le occupazioni delle terre a Corleone in feudi controllati dal mafioso Luciano Liggio. Eletto nel 1951 nel collegio di Caltanissetta deputato dell’Assemblea regionale siciliana. E’ stato a Mazara non solo in occasione delle elezioni regionali ma anche per le comunali chiamato da Elio Pernice e compagni per sostenere il PCI. Nel 1963 era stato eletto sindaco il comunista Salvatore Giubilato e nel 1965 Elio Pernice, nel mezzo c’era stato anche il commissario regionale Giuseppe La Manna.

Macaluso era una persona colta a cui piaceva  parlare di politica e di cultura (amico di Sciascia) ma non ha mai affrontato gli avversari con improperi  e quant’altro come si fa oggi, Lui pensava soltanto al suo partito e portare avanti le sue idee. All’Ars è stato  rieletto nel 1955 e nel 1959, nel 1956 entrò nel comitato centrale per poi passare nella direzione nazionale del partito (1960) e nella segreteria politica nel 1963, prima con Palmiro Togliatti, poi con Luigi Longo ed Enrico Berlinguer (Nel fotocollage di copertina Macaluso insieme a Berlinguer).

Diresse la sezione di organizzazione del Pci, la stampa e la propaganda e successivamente del Mezzogiorno. Eletto deputato nel 1963, nel 1976 venne passò in Senato, mantenendo l’incarico parlamentare fino al 1992.E’ stato anche direttore del giornale L’Unità per molti anni di altre testate di sinistra, tra cui “Il Riformista”. Con la fine del Pci e la nascita del Pds, lasciò la politica attiva e, come aveva ricordato, non aveva mai ufficialmente aderito al Pd. “Non sono iscritto e credo che le primarie vadano bene per eleggere il candidato premier, non il segretario, che in tutto il mondo è eletto dagli iscritti – disse al Corriere della Sera – Se con 2 euro e un certificato chiunque può votare, viene fuori un partito liquido.

È questa la prima riforma che Zingaretti deve fare. Io non ho mai aderito al Pd, perché penso sia stata una fusione a freddo di stati maggiori, senza spinta popolare. E infatti è finita come avevo previsto”. Le sue critiche hanno attraversato tutta la classe dirigente dem: “L’obiettivo fondamentale di D’Alema, Fassino, Veltroni e tutti gli altri era portare al governo una forza che non c’era mai stata, senza avere un disegno politico nella società. Ma un partito che non si ponga questo problema non può fare argine alla destra”, aveva detto.

Matteo Renzi era stato definito invece un “problema serio”: “Si vanta di aver distrutto il M5S e invece ha anticipato molte cose dei grillini, dalla questione dei privilegi dei parlamentari, alle polemiche contro le istituzioni. È arrivato persino a togliere la bandiera europea e non ha mai creduto nel Pse. Infatti incontrò il leader dei Ciudadanos spagnoli, quelli che fecero l’accordo con la destra contro i socialisti. Renzi non sa cosa sia la sinistra, mentre Zingaretti lo sa”.

Salvatore Giacalone

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