“Un punta di Sal”, il reddito di cittadinanza e i “dracula del soldo"

Nonostante il RdC continua ad allargarsi la forbice fra i ricchi, che muovono la politica e l’economia, e i poveri

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
02 Ottobre 2022 10:19
“Un punta di Sal”, il reddito di cittadinanza e i “dracula del soldo

Il risultato delle ultime elezioni Politiche italiane ha riacceso il dibattito sul reddito di cittadinanza, è stato ripescato un argomento che sembrava avere un suo naturale corso. E’ diventato improvvisamenteun argomento di attualità, dalla destra alla sinistra. E’ il cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, mentre è avversato dall’amico e poi antagonista Matteo Salvini della Lega. Al di là degli schieramenti politici, il dubbio è sempre lo stesso: si tratta di una misura puramente assistenziale o è l’unico modo per ridistribuire ricchezza? Gli argomenti a favore e contro sono diversi.

Rischia di essere una misura assistenzialista, soprattutto in un paese come l’Italia, o darebbe addirittura la possibilità di prendersi qualche rischio in più a chi cerca lavoro o ha ambizioni imprenditoriali? Il reddito, in sostanza, come inizio di una nuova vita per il disoccupato? Alcuni lo hanno fatto o lo stanno facendo, altri attendono passivamente il “mensile”. Si discute anche sul reddito di cittadinanza che risentirebbe spesso di un vizio formale causato dalle diverse nomenclature utilizzate.

Si discute, infatti, spesso facendo confusione, di un reddito di cittadinanza o di un reddito minimo garantito. Tra le due opzioni esistono differenze sostanziali che giustificano differenti prese di posizione: se il primo è una misura universale e incondizionata - cioè non condizionata allo svolgimento di un'attività lavorativa e estranea alle logiche salariali – il secondo è condizionato da fattori quali la soglia di povertà, la reciprocità di obblighi, lo svolgimento dell'attività lavorativa proposta.

In Italia, il governo Conte M5S-Lega, il 17 gennaio 2019, ha approvato il decreto-legge “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”, entrato in vigore il 29 gennaio 2019. La misura portata avanti dal M5S si configura però più come un reddito minimo garantito, visto che il beneficio previsto non è né universale né incondizionato. Le discussioni vertono tanto su problematiche economiche, quanto su argomentazioni di carattere ideologico e morale. Ma il punto è un altro: con la scadenza del reddito di cittadinanza, cosa accadrà? Attualmente ne usufruiscono oltre due milioni di italiani, la soglia di povertà ha recuperato in percentuale ed ora si attesta sull’8%, (indagine Istat) ma si è provveduto o pensato a cosa succederà quando oltre due milioni di italiani non avranno più il reddito di cittadinanza?.

E’ probabile che dietro l’angolo ci sia qualche novità ma, per piacere, lo chiedono gli oltre due milioni di italiani, che la dicano e non si cominci a fare il gioco dell’oca, cioè saltiamo le caselle per poi ritornare indietro.

Un dato, comunque, è certo. La forbice tra chi arranca e chi dilapida si accentua sempre di più. I dati sono stati diffusi ufficialmente. Sono dati incredibili, inaccettabili e la forbice continua ad allargarsi invece di diminuire, il che è anche logico: più sei ricco e più avrai la possibilità di diventare ancora più ricco, comprandoti governi e mass media, diversificando i settori di investimento e avendo sempre più influenza e potere. Questo dimostra ancora una volta che la ricchezza in mano, appunto, ai ricchi non si ridistribuisce affatto a tutti, o anche solo a tanti, vecchia favoletta dei fan del capitalismo, secondo i quali è meglio non tassare chi ha tantissimo, meglio non frapporre loro alcun ostacolo, perché grazie a loro migliorerà la situazione per tutti...Il dato di fatto è che loro si arricchiscono sempre di più e la gente impoverisce di conseguenza.

I mega-ricchi operano qualsiasi strategia pur di dare il meno possibile alla società e aumentare i loro profitti con ogni mezzo e in ogni modo, sfruttano bestialmente la manodopera, collocano le loro sedi nei paradisi fiscali, pagano tasse irrisorie (se le pagano) rispetto ai loro profitti e, non appena intravedono condizioni migliori, delocalizzano le produzioni laddove il costo del lavoro corrisponde a una miseria. I politici e gli Stati in genere, invece di richiedere il giusto e sacrosanto contributo ai “Dracula del soldo”, li supportano cedendo ben volentieri al ricatto che grazie a loro si ottiene occupazione (fino a che gli fa comodo); ricevuti tutti i benefici possibili e spolpato bene l’osso, i “Dracula” vanno da qualche altra parte a succhiare sangue.

Ciò dimostra che non sono i politici a dettare le regole ma sono i ricchi e i super ricchi a manovrare l’economia. L’Italia ha registrato negli ultimi anni un aumento della disuguaglianza di reddito tra la popolazione più ricca e quella più povera, incrementando inoltre il divario interregionale. La recessione e la debole ripresa economica hanno colpito soprattutto le fasce più deboli del tessuto sociale. E i politici allora che fanno? Le leggi, però secondo il volere del potere economico!

Salvatore Giacalone

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