Ultime della sera: “We have wings”

Ammiriamo le ali dei nostri atleti paralimpici a Tokyo 2020

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
26 Agosto 2021 18:30
Ultime della sera: “We have wings”

Martedì 24 agosto, allo Stadio nazionale del Giappone di Tokyo si è tenuta la cerimonia di apertura dei Giochi paralimpici, dove ammireremo le gesta e le performance di circa 4mila atlete e atleti provenienti da 163 paesi.

Come quella che aveva inaugurato i Giochi olimpici lo scorso 23 luglio, anche questa cerimonia si è svolta senza pubblico, ma soltanto con alcuni invitati e ristrette rappresentanze diplomatiche.

Gli spettacoli allestiti hanno voluto celebrare il movimento attraverso la storia di un aeroplano con una sola ala – interpretato da una ragazzina di 13 anni – che trova la fiducia per spiccare il volo nonostante gli impedimenti e le avversità: le coreografie finali sono state accompagnate dal messaggio simbolico “We have wings”, “noi abbiamo le ali”.

Diversamente dalla cerimonia di apertura delle Olimpiadi, dove a sfilare per prima era stata la Grecia, come da tradizione in quanto ideatrice dei Giochi, la prima a entrare nello stadio è stata la squadra dei rifugiati, che si è presentata alle Paralimpiadi per la seconda volta dopo Rio 2016.

È stato un tributo a Ludwig Guttman, il neurologo tedesco naturalizzato polacco di origine ebraica a cui si deve l’invenzione dei Giochi Paralimpici: dopo l’introduzione delle leggi di Norimberga, Guttman scappò infatti dalla Germania insieme alla sua famiglia per trasferirsi nel Regno Unito, dove iniziò a proporre ai pazienti lo sport come metodo di terapia sia fisica che psicologica.

Nel 1958 il medico italiano Antonio Maglio propose a Guttmann di disputare l’edizione del 1960 a Roma, che nello stesso anno avrebbe ospitato anche la diciassettesima edizione dei Giochi Olimpici. Fu così che nacquero ufficialmente le Paralimpiadi.

In principio ai Giochi di Mandeville parteciparono soltanto atleti in carrozzina. Nel corso degli anni però la manifestazione ha incluso tutti e tre i maggiori tipi di disabilità: motoria, visiva e intellettiva, ciascuna delle quali è divisa in sottocategorie che indicano le diverse tipologie di impedimenti.

Per indicare disabilità e sottocategorie, è in uso un complesso sistema di categorizzazione per assicurare un adeguato ed equo livello di competitività.

Nell’atletica leggera, per esempio, la classificazione degli eventi inizia con l’ambito in cui vengono organizzati: “T” indica gli eventi su pista e strada, “F” indica le gare di lancio. Il prefisso è seguito da numeri che indicano il tipo di impedimento e la differenza tra le vari classi. Nella scherma in carrozzina, invece, la classificazione viene fatta soltanto con le lettere (A, B, C) ed è stabilita in base alla capacità di movimento degli arti.

Per fare qualche esempio, la velocista Martina Caironi – che punta a ottenere il terzo oro consecutivo nei 100 metri dopo le vittorie di Londra 2012 e Rio 2016 – gareggia nelle gare T42 per atlete amputate sopra il ginocchio. Bebe Vio, prima atleta a vincere una medaglia d’oro olimpica con quattro protesi artificiali, gareggia nella categoria B.

I portabandiera della squadra paralimpica dei rifugiati sono stati Alia Issa, nata in Grecia da una famiglia di profughi siriani, che parteciperà alla gara del getto del peso, e Abbas Karimi, nuotatore che vive negli Stati Uniti dal 2015. Issa è la prima donna che fa parte della squadra paralimpica dei rifugiati, mentre Karimi è l’unico atleta proveniente dall’Afghanistan: per via del grande caos legato al ritorno dei talebani nel paese, l’Afghanistan non ha potuto far viaggiare in maniera sicura la sua delegazione. La bandiera dell’Afghanistan ha comunque avuto modo di sfilare, portata da un volontario.

E finalmente dopo circa tre ore dall’inizio della cerimonia, attorno alle 15.50 gli atleti paralimpici Karin Morisaki, Yui Kamiji e Shunsuke Uchida hanno acceso il braciere paralimpico.

Alla cerimonia erano presenti tutte le maggiori autorità giapponesi, tra cui l’imperatore Naruhito, che ha ufficialmente dichiarato aperti i Giochi.

Quella di Tokyo sarà la sedicesima edizione delle Paralimpiadi estive e la seconda ospitata dal Giappone, dopo quella del 1964. La manifestazione durerà dal 25 agosto al 5 settembre e comprenderà 540 gare di 22 sport diversi.

Le gare dei Giochi paralimpici cominciate mercoledì 25 agosto hanno visto subito impegnati molte atlete e atleti italiani, che durante la cerimonia hanno sfilato assieme a due portabandiera: la schermitrice Beatrice “Bebe” Vio, medaglia d’oro nel fioretto individuale a Rio 2016, e Federico Morlacchi, oro nel nuoto sempre a Rio.

L’Italia che ha presentato la sua delegazione più numerosa di sempre: 115 atlete e atleti, tra cui 69 esordienti, che saranno impegnati nelle gare di 15 sport diversi, in particolare nuoto, scherma, ciclismo e atletica, discipline da cui potrebbero arrivare diverse medaglie.

Per la prima volta il numero delle donne della delegazione italiana supererà quello degli uomini: 63 a 52. L’atleta più giovane è Matteo Parenzan, che ha appena compiuto 18 anni e parteciperà alle gare di tennistavolo; l’atleta con più esperienza è invece Francesca Porcellato, che ha 50 anni e gareggerà nel paraciclismo in quella che sarà la sua undicesima Paralimpiade.

Allora non mi resta che fare gli auguri a tutte le atlete e gli atleti che gareggeranno, ed in particolare ai nostri atleti italiani, perché possano vedere coronati i loro sforzi con tante belle medaglie appese al collo (in questo momento che ho finito di scrivere questo articolo il medagliere vede l’Italia in quarta posizione con due medaglie d’oro, una d’argento e due di bronzo).

di Francesco SCIACCHITANO

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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