Ultime della sera: “Viaggio a Monte Athos”

Se pianifichi sai. Se improvvisi, impari

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
23 Marzo 2022 18:53
Ultime della sera: “Viaggio a Monte Athos”

Ultime della sera: “Viaggio a Monte Athos”

Se pianifichi sai. Se improvvisi, impari

Monte Athos è una delle 3 propaggini della penisola calcidica, che si protendono, a similitudine di 3 dita, dalla Macedonia verso il Mar Egeo; le altre due sono Kassandra e Sithonia.

Mentre guidavo alla sua volta, ripensavo ai racconti di un amico che mi aveva riferito di notti folli presso un complesso turistico di Kassandra, pullulante di turiste nordeuropee che ogni estate venivano a spassarsela alla grande facendo il pieno di mare, sole e non solo: ma tutta la Grecia è così nella stagione più calda.

Tutta la Grecia, tranne monte Athos, dove eravamo diretti: non fosse altro perché a monte Athos non mette piede una donna da quasi un millennio; la penisola è abitati solo da monaci, sparpagliati in una ventina di monasteri più altri insediamenti individuali, né è comunque facile visitarlo, vigendovi norme particolari oltre al divieto per le donne, essendo, formalmente, uno Stato monastico autonomo in seno alla Repubblica Ellenica.

L’idea di visitarlo non era stata mia, ma di Antonio, che mi accompagnava in quel viaggio in Grecia, tutto in auto; da Igoumenitsa, dove ci aveva sbarcato il traghetto da Brindisi, ci eravamo già lasciati alle spalle l’Epiro, Ioannina, e le Meteore, uno spettacolare complesso di monasteri abbarbicati in cima a maestosi speroni di roccia, in posizione inaccessibile; da lì eravamo entrati in Macedonia, che è una regione greca: all’epoca la Jugoslavia esisteva ancora, e nessuno faceva caso al fatto che pure uno Stato della Federazione jugoslava si chiamasse così; ma l’anno dopo, la Jugoslavia iniziò a dissolversi in una guerra sanguinaria, e tra le nuove nazioni che ne sortirono, vi fu pure la Macedonia, con capitale Skopje, la cui nascita, pur pacifica, diversamente dalle alle altre, allarmò però i greci che, gelosi della loro confinante regione omonima, si rifiutarono, per decenni, di riconoscere il nome del nuovo Stato imponendo, in ogni atto ufficiale, contorte denominazioni come ‘Repubblica di Skopje” o ‘ex Repubblica jugoslava di Macedonia”.

Questione risolta appena 3 anni fa, con il trattato di Prespa, in forza del quale in quel di Skopje accettarono di chiamarsi “Macedonia del Nord”, dopo aver già eliminato dalla loro bandiera la Stella di Verghina , perché già sfoggiata nel vessillo della Regione greca.

La città principale della Macedonia greca è invece Salonicco, che, nonostante la sua vicinanza all’Asia minore, si mostra come la più europea delle città greche: elegante, moderna, ordinata, deve il suo gradevole aspetto alla ricostruzione seguita all’incendio del 1917, ma si tratta di una città molto antica, e col nome antico ancora chiamata dai greci, come mi avvidi leggendo Thessaloniki sul cartello fisso nel punto dove, secondo la mia cartina, iniziava Salonicco; e mi fu così, di colpo, rivelato dove venissero recapitate le lettere di San Paolo ai tessalonicesi; per quanto riguarda i romani, ma anche i corinzi e gli efesini, ci ero arrivato fin da bambino.

Salonicco rappresentava sia una tappa turistica, che tecnica: Antonio, che si era preso carico di tutte le formalità da sbrigare per poter visitare monte Athos (era quello il patto: a monte Athos ci tieni tu e te la sbrighi tu: e non m’importa un fico secco se non hanno ancora inventato Google e ti viene complicato. Arrangiati!) doveva recarsi presso il Ministero della Grecia del Nord per ottenere i necessari permessi; né fu poi così complicato, trattandosi, in fin dei conti, solo di pagare sull’unghia 10.000 dracme a cranio, equivalenti a 50.000 lire (perché anche la dracma valeva più della lira!) ossia circa € 25 odierni, per ottenere, in cambio, un bel diplomino in carta pergamena, il diamonitirion, che dava diritto sia ad accedere a Monte Athos che a soggiornare presso uno dei suoi 20 monasteri.

“Non se ne parla!” Esclamai. Ci andiamo, diamo un occhiata ed andiamo via subito, d’accordo? – D’accordo.”

E fu così che da Ouranopolis ci imbarcammo per Dafni, il porto d’ingresso alla penisola, inaccessibile da terra: a monte Athos è obbligatorio l’uso dei pantaloni lunghi, ed un solerte sergente della Marina greca, che sorvegliava l’imbarco, me li fece indossare subito, con un “long trousers now!” che non ammetteva repliche.

Dafni è uno stupendo borgo costiero, in tutto e per tutto identico a come ci si immagina debba essere un tipico borgo costiero greco, a cominciare dal nome, “tanto bello da sembrare finto”: ci sono le casette bianche con le imposte blu, la “taberna” regolamentare con la pergola ed il fico, e sotto la pergola, immancabilmente, vedrete un avventore intento a giocare a scacchi con il “pope” della chiesetta accanto, sorseggiando dell’ouzo.

“Non sarà male trattenerci qui fino alla ripartenza del traghetto” pensai durante il controllo dei passaporti, formalità imposta dall’ingresso nello Stato Monastico autonomo di Agion Oros (in greco: la montagna santa)

Ma, in pochi istanti, mi resi conto non solo che il traghetto stava già ripartendo, ma che non avremmo potuto riprenderlo neanche volando, perché i nostri passaporti, come quelli di chiunque fosse sbarcato con noi, erano stati ritirati e chiusi a chiave in una cassetta metallica, subito affidata ad un monaco che se l’era portata via….cercai di protestare con l’addetto al controllo, ma lui mi guardò limitandosi a rispondere: “Karyes”

“Karyes??” ripetei, con l’aria disperata di chi mai avrebbe potuto capire cosa significasse, e lui, con lo sguardo, m’indicò un autobus scassato, fermo in attesa, e che già veniva preso d’assalto dai nostri compagni di viaggio in mare, di numero visibilmente superiore ai posti a sedere del mezzo.

Ci avviammo anche noi…qualunque cosa significasse Karyes aveva un nesso con quel bus e forse sarebbe stata utile per recuperare i nostri passaporti, che era l’unica cosa che mi premeva in quel momento.

E così fu. Karyes, scoprimmo, è la capitale di monte Athos, pur essendo solo un villaggio che raggiungemmo dopo chilometri di tornanti polverosi a bordo di quel torpedone, che sembrava doversi fermare da un momento all’altro, stipato di monaci ed altra gente barbuta dal look smaccatamente intellettual-professorale; li facemmo la coda per esibire il nostro permesso e riavere i nostri passaporti, dopo aver dichiarato in quale monastero avremmo preferito dormire: “Qual è il più vicino a Dafni?” contro domandai immediatamente, senza manco far fiatare Antonio che, comunque, approvò.

Era quello di Xerapotamou, ci eravamo già passati davanti salendo in autobus, ma stavolta ci toccò raggiungerlo a piedi, ripercorrendo a ritroso, ma in discesa, quella strada sassosa e polverosa; ma tanto eravamo senza bagaglio, non avendo previsto che almeno un pernottamento nel monastero era di fatto obbligatorio.

Di quella esperienza ricordo che ad Antonio non fu concesso di assistere alla messa vespertina, perché cattolico, e lì intuì qualcosa dello stato dei rapporti tra la Chiesa di Roma e quella Ortodossa; la cena però, frugale ma salutare, la potemmo consumare nel refettorio, assieme ai monaci; ci fu assegnata una cella per ciascuno e ci toccò coricarci al calar del sole, essendo il monastero privo di elettricità; quanto ai servizi igienici, ovviamente collettivi, erano situati alla fine del più lungo corridoio che abbia mai dovuto percorrere in vita mia.

L’indomani mattina, di buon’ora, percorremmo gli ultimi chilometri che ci separavano dal molo di Dafni, in tempo per l’unico traghetto della giornata.

Ed io già ripensavo a quella esperienza che mai mi sarei sobbarcato, se avessi avuto modo di conoscerne, in anticipo, sorprese, inconvenienti e complicazioni. Ed al piacere che avrei avuto a raccontarla. Lo faccio ora.

di Danilo MARINO

Ad Antonio. Ieri compagno di viaggio, oggi amico di penna.

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

Ti piacciono i nostri articoli?

Non perderti le notizie più importanti. Ricevi una mail alle 19.00 con tutte le notizie del giorno iscrivendoti alla nostra rassegna via email.

In evidenza