Ultime della sera: “Un santo dei nostri giorni”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
09 Dicembre 2020 17:36
Ultime della sera: “Un santo dei nostri giorni”

di Josepha BILLARDELLO     In questi giorni che precedono il Natale voglio raccontare la storia di un ragazzo, Carlo Acutis, beatificato da Papa Francesco nell’ottobre scorso, morto per una leucemia fulminante nel 2006, a soli 15 anni.

Con la sua storia Carlo non parla soltanto a chi è credente, ma a tutti coloro che desiderano una vita piena e aperta agli altri. Carlo fu un ragazzo come tanti. Nato negli anni novanta in  una famiglia benestante,  condusse  a Milano la sua breve ma intensa vita. Quando fu colpito da una leucemia fulminante,  frequentava il Liceo Classico e amava tantissimo l’informatica. Aveva un profilo Facebook e gestiva siti web che lui stesso aveva realizzato, nei quali  testimoniava la propria fede in Gesù.  Desiderava che tutti ,accostandosi  all’Eucaristia, sentissero veramente la presenza del Signore.

Pertanto, capendo quanto fosse difficile, soprattutto per i giovani, credere che nell’Ostia Consacrata vi fosse realmente il corpo di Cristo, allestì una mostra, raccogliendo tutti i miracoli eucaristici avvenuti attraverso i secoli.  In vari periodi storici e in diverse parti del mondo infatti, ripetute volte, nell’atto della Consacrazione, l’Ostia ha sanguinato (dal  più noto miracolo di Lanciano nel XV secolo al più recente avvenuto a Tixtla in Messico nel 2006). Carlo definiva l’Eucaristia  la sua autostrada per il cielo.

Ogni giorno se Ne cibava  e da lì avevano origine tutte le sue azioni nel mondo. Aperto e cordiale con tutte le persone che incontrava, in modo assolutamente volontario e gratuito portava regolarmente cibo e coperte ai clochard di Milano. Quando si ammalò, capì che non sarebbe sopravvissuto alla malattia e riferì alla madre di essere soddisfatto per non aver sprecato neanche un minuto del suo tempo. Carlo, grazie anche alla sua passione per l’informatica, aveva trovato un  modello di riferimento in Steve Jobs e nelle sue massime, finalizzate a non sprecare la propria vita.

Dava importanza ad ogni giornata, percependo una morte prematura, ed insegnava a fare altrettanto. - Tutti nascono originali, ma molti muoiono come fotocopie – ripeteva spesso. La sua più grande preoccupazione era l’omologazione, che soffoca talenti e potenzialità. Si rammaricava del fatto che moltissimi, attraverso i social, cercassero di imitare gli altri, perdendo di vista la proprio unicità. Si chiedeva perché gli uomini si preoccupano della bellezza del proprio corpo e non di quella della propria anima.

Il primo beato “millennial”, l’influencer di Dio, continua ad interpellarci a 14 anni dalla sua morte, richiamandoci ad una vita autentica. Per lui vivere era vivere con Cristo, e questo è un invito rivolto a tutti i cristiani. Ma anche chi non crede ha il dovere di non tradire se stesso e di non sprecare il proprio tempo.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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