Ultime della sera: “Turista nella mia città”

Le vie dei tesori ed un tesoro ancora nascosto

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
16 Settembre 2022 18:40
Ultime della sera: “Turista nella mia città”

L’iniziativa “la via dei tesori”, promossa recentemente anche nella nostra città, mi ha dato l’occasione di tornare a visitare da vicino, dopo non so più quanti decenni, i pavimenti musivi rinvenuti, negli anni ’30 del XX secolo, al di sotto della chiesetta normanna di San Nicolò regale, sulla riva sinistra del porto canale di Mazara del Vallo

Non è questa, naturalmente, la sede per ripercorrere tutte le vicissitudini che, negli anni, hanno sottratto alla vista ed all’interesse di tutti gli appassionati di vestigia ed opere d’arte antiche questi deliziosi mosaici che, ancorché danneggiati e ridotti rispetto alle superfici originarie, sono ancora godibili, specie quello riportante per fortunata ancora integralmente, la figura di un daino, mentre gli altri propongono motivi geometrici.

Chiunque abbia l’occasione di rimirare mosaici di origine romana avrà senz’altro in mente, pur non avendo mai, magari, avuto l’occasione di visitarli, i capolavori assoluti di questa espressione artistica, su tutti, almeno secondo la mia opinione, i pavimenti della villa romane del Casale, in agro di Piazza Armerina, sempre in Sicilia.

Al cospetto, i mosaici mazaresi rappresenteranno forse poca cosa, ma questo non gioverà alla coscienza di tutti coloro da cui la salvaguardia di queste vestigia ha dipeso, almeno finora; avevo promesso di evitare polemiche, è vero, ma qui non intendo riferirmi tanto alla trascuratezza del sito, alla difficoltà nell’accedervi e contemplarlo, alle minacce pendenti, negli anni, alla sua integrità, a causa della rovina del soprastante soffitto cui, finalmente, si è posto rimedio, ma alla totale indifferenza che circonda, sia a livello di comune interesse, ma anche, a mio parere, istituzionale, (eccezion fatta per le ultime Civiche Amministrazioni succedutesi alla guida della nostra città) questo nostro piccolo complesso monumentale, perché di questo si tratta, rivelandosi ormai l’espressione con cui è stato inserito nell’itinerario, ossia “mosaici romani sottostanti il sagrato di San Nicolo Regale” (peraltro posticcio), decisamente riduttiva.

D’altro canto, sembrerebbe che nessuno si sia mai preso veramente la briga di studiare adeguatamente queste rovine per cercare di ‘leggere’ l’edificio originario cui appartengono: si parla, genericamente, infatti, di “domus romana edificata tra il IV e V secolo D.C.”, in età, quindi tardo-imperiale.

Addirittura, la guida del solitamente accuratissimo Touring Club italiano non ne fa cenno, limitandosi a citare il soprastante tempietto arabo-normanno.

Ma potendovi finalmente accedere, e sorvolando sul senso di tristezza che lo stato attuale dei mosaici, finalmente ripuliti, sì, ma ora opachi (ben diversi da come mi si presentarono l’ultima volta che ebbi modo di vederli da vicino, mi ha suscitato), la sensazione che si ricava dalla visita è parecchio più stimolante.

Percorrendo, infatti, il pur breve percorso, che si articola tra su tre livelli diversi, soffermandosi su dettagli forse appena apprezzabili, come tracce di antichi sedili, riflettendo su volumi richiamanti, in tutta evidenza, delle vasche, e sbirciando oltre il sito visitabile, laddove, a tergo, una recente apertura mena ad ulteriori vani, ancora oscuri, e da riportare adeguatamente alla luce, si può apprezzare, infatti, una estensione del fabbricato molto al di là di quanto contenuto dalle fondazioni della chiesetta di San Nicolò Regale, e si comprende come i mosaici, nella loro spettacolare attrattiva, rappresentino solo una parte del motivo d’interesse della vestigia che, ove la si consideri nel complesso, richiama funzioni e caratteristiche che sembrano andare molto al di là della mera abitabilità domestica.

Non scrivo, si capisce, basandomi su conoscenze e competenze archeologiche di cui sono privo, e lungi da me richiamare l’abilità non professionale di Schliemann che, da dilettante, scoprì la città di Troia laddove gli accademici avevano già escluso potesse trovarsi, ma ritengo che l’ipotesi della presenza di uno stabilimento termale, piuttosto che di una villa, in corrispondenza dei pavimenti musivi a suo tempo scoperti, non possa escludersi, e che, comunque, una campagna di scavi e studi sull’intero complesso, per come comincia ad emergere dal sottosuolo, meriti di essere avviata da chi di competenza.

Il nostro territorio, è vero, è già ricco di vestigia antiche, sia puniche che dell’età classica, costituenti un’attrattiva mondiale.

Ma non v’è motivo di trascurare, solo per questo, altri edifici antichi, magari meno imponenti, ma forse più interessanti, sotto il profilo didattico, nella loro ricostruzione in funzione del loro impiego quotidiano all’epoca in cui funzionavano: magari sarà solo la mia illusione di appassionato a farmi intravedere, eretti sugli odierni mosaici superstiti, un ’apodyterium’, ossia lo spogliatoio, adiacente il ‘tepidarium’, “una sala con acqua tiepida in cui si versavano oli e vini speziati” (dal web), ed il “calidarium”, proprio dove oggi si può ancora ammirare il daino, o viceversa, mentre la vasca più internata potrebbe essere il ‘laconicum’, “una stanza di solito più piccola, con aria calda e secca…sorta di antica sauna” (ibidem).

Suggestioni di un dilettante, forse, magari suggestionato da ricostruzioni grafiche di antiche terme romane somiglianti, in maniera impressionante, alla disposizione dell’edificio di Mazara di cui sono noti, e solo fino ad un certo punto, ciò che resta dei mosaici che lo impreziosivano.

Ma non vale la pena approfondire?

di Danilo MARINO

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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