Ultime della sera: “L’ospedale, un microcosmo umano”

Il lavoro dell’infermiera fra competenza e vocazione.

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Luglio 2021 18:30
Ultime della sera: “L’ospedale, un microcosmo umano”

Chiunque lavori in ospedale, si rende subito conto che l’ospedale è un mondo in miniatura, popolato di persone che hanno problemi particolari.

Nell’ambito ospedaliero si trovano differenti tipi di personalità, di cultura ed innumerevoli problemi, simili a quelli del mondo esterno.

I pazienti sono persone sottoposte ad uno stress e nell’ambiente ospedaliero alcuni elementi sono accentuati più che nella società.

L’ambiente ospedaliero è intenso, con odori e suoni strani che mettono paura, vi si verificano improvvise tragedie, è un posto dove gli estremi convivono: infanzia e vecchiaia, nascite e morti, anestesia e dolori.

Sia negli ospedali che nella comunità, la conoscenza dei legami aiuta l’infermiera a fornire un’assistenza empatica a persone di differenti età, cultura, razza, religione e ceppo etnico.

La parola ha un grande potere, può mettere fine alla paura, alla gioia, aumentarne la commiserazione.

Per un’assistenza infermieristica ottimale, sono indispensabili sia la conoscenza delle tecniche basate su principi scientifici, sia una effettiva empatia e comprensione nella comunicazione.

Il “sistema” raggiunge l’obbiettivo del recupero della salute.

“Aiutare” si potrebbe definire come tutti i comportamenti di una persona, che assiste un’altra a vivere la sua vita in maniera più produttiva e migliore.

Una delle funzioni dell’infermiera è quella di assistere l’individuo, sano o malato, per aiutarlo a compiere tutti quegli atti tendenti al mantenimento della salute o alla guarigione (o di prepararlo ad una morte serena); atti che compirebbe da solo se disponesse della forza, della volontà o delle cognizioni necessarie e di favorire la sua partecipazione attiva in modo da aiutarlo a riconquistare il più rapidamente possibile la propria indipendenza.

Un’infermiera abile spinge il paziente ad essere indipendente dagli altri e cerca di rendergli meno gravosa la dipendenza, quando questa non può essere evitata.

Carkhuff scrive; “ se la persona che aiuta, non ha interesse per il proprio sviluppo fisico, intellettivo ed emotivo, non’è in grado di aiutare un altro a realizzarsi in nessuna di queste dimensioni”.

Interessarsi del proprio sviluppo fisico, psichico, intellettivo è una responsabilità sia personale che professionale.

Spilimbergo, 12 luglio 2021

di Rita Vita MARCECA

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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