Ultime della sera: “L’inverno demografico”

In attesa che l’Italia diventi un Paese normale

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
29 Dicembre 2021 19:00
Ultime della sera: “L’inverno demografico”

L’ultimo articolo che ho scritto la settimana scorsa parlava dell’inverno e per esattezza del “solstizio d’inverno”, ed oggi voglio continuare a parlare d’inverno, ma di un altro inverno, quello che Papa Francesco ci ha ricordato durante l’Angelus nel giorno di Santo Stefano, che quest’anno ha coinciso con la festa della Santa Famiglia, e cioè dell’inverno demografico.

Infatti l'appello di Papa Francesco all'Angelus presentando la "Lettera agli sposi" in occasione dell'Anno Famiglia-Amoris laetitia ci chiede di ribaltare l'inverno demografico che svuota le culle in Italia: "Facciamo di tutto per vincerlo. È contro le nostre famiglie, contro la Patria, contro il futuro” e continua dicendo "Mi viene in mente una preoccupazione vera, almeno qui in Italia, sembra che tanti abbiano perso l'illusione di andare avanti con figli e tante coppie preferiscono rimanere senza o con un figlio soltanto. Pensate a questo: è una tragedia”.

Ed allora chiediamoci perché ci stiamo condannando all'inverno (siberiano) della demografia?

E’ evidente che preoccuparci della ripresa economica senza mettere in atto politiche a sostegno della famiglia e dei giovani serve a ben poco.

Ed allora proviamo ad ascoltare le sagge provocazioni del demografo Alessandro Rosina perché l'Italia diventi un «Paese normale».

Lo abbiamo sentito dire tante volte che se l’Italia non investe sulla natalità e non si preoccupa seriamente dell’inverno demografico è inutile che ci accaniamo a parlare di ripresa. Perché vuol dire che non stiamo ragionando seriamente sul futuro. Vale a tutti i livelli, ovviamente, a partire da Next Generation Eu, lo strumento europeo che dovrebbe aiutare i paesi membri attraverso alcuni investimenti a sopperire alle perdite dovute dalla crisi sanitaria, specialmente nei settori della parità, dell’ecologia e della sanità, e soprattutto per le bagarre politiche che preferiremo non assistere specialmente durante la legge di bilancio.

L’ultimo libro del demografo Alessandro Rosina, ordinario di Demografia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove dirige anche il Center for Applied Statistics in Business and Economics che s’intitola «Crisi demografica. Politiche per un Paese che ha smesso di crescere» ci dice appunto che non siamo un Paese normale – per quanto più bello e più sano di quanto non traspaia dai Palazzi – e sopratutto che non ci dobbiamo rassegnare a questa deriva.

Il libro di Rosina, che ho avuto il piacere di conoscere durante “Le giornate di Bertinoro per l’Economia Civile” nell’ottobre del 2018, si legge agevolmente ma fa molto arrabbiare, proprio perché mette in evidenza ciò che caratterizza l’Italia dagli altri Paesi avanzati, cioè quello di non avere un minor numero di figli indesiderati, ma di avere politiche meno efficienti in favore delle famiglie e delle nuove generazioni. Nonostante tutti se ne riempiano sempre la bocca, da decenni, con promesse mai mantenute.

Ma è un declino irreversibile? E come siamo piombati in questo inverno demografico siberiano? Rosina risponde con tre date: «La prima è il 1977, quando il numero dei figli per donna è sceso sotto il livello di equilibrio generazionale (pari a 2). La seconda è il 2006, quando il saldo naturale è stato per l’ultima volta positivo; dopo tale anno le nascite si sono posizionate sistematicamente sotto i decessi (con un divario in continuo allargamento nel tempo). La terza è il 2015, quando la popolazione italiana ha iniziato a diminuire, con flussi di entrata non più in grado di compensare il saldo naturale negativo».

«Alla fine di questo secolo – incalza Alessandro Rosina – saremo ben sotto i 60 milioni, si tratta solo di capire quanto sotto (con le tendenze in corso si potrebbe arrivare a un dimezzamento) e con quanto squilibrio tra popolazione attiva e anziana». Noi purtroppo siamo «Il primo Paese al mondo a vedere gli under 15 superati dagli ultra 65enni. Quest’ultima fascia di età ha ora raggiunto l’entità degli under 25 ed entro il 2040 (forse già entro il 2035) supererà anche gli under 35. Secondo le previsioni Eurostat, inoltre, l’Italia sarà la prima nazione a portare l’età mediana della popolazione oltre i 50 anni, rendendo così prevalenti nella Penisola le persone con età superiore al mezzo secolo».

Non sappiamo come andranno a finire il Family Act e l’assegno unico con le turbolenze parlamentari che sicuramente ci saranno. Ma certo è che – per venirne fuori – non basta un ministro della Famiglia. Serve che tutti i settori – Economia e Finanza in primis – si prendano carico di questo problema, magari facendo tesoro delle sollecitazioni di Alessandro Rosina. Perché il cosiddetto “Mondo Economico” ha una corposa parte propositiva sulle strategie da seguire, uno sforzo strategico per creare un nuovo stile di vita che deve vedere coinvolti tutti nelle riforme: Fisco e sistema produttivo, se vuole dare gambe alla sostenibilità e a un welfare aziendale innovativo.

Infatti «Se ci si confronta con gli altri Paesi avanzati caratterizzati da livelli di natalità più elevati – ci fa osservare Alessandro Rosina – quello che manca all’Italia è una specifica e continua attenzione allo sviluppo di misure integrate che sostengano e rafforzino: i progetti dei giovani per conquistare una propria autonomia e formare una propria famiglia; i progetti delle donne e delle coppie di conciliare in modo efficace il lavoro con la scelta di avere un figlio; il contrasto del rischio di impoverimento delle famiglie con figli».

Ed allora auspichiamo che a partire dall’inizio di questo nuovo anno si mettano le basi per far diventare l’Italia un “Paese normale” mettendo le persone nelle condizioni di poter realizzare i propri obiettivi professionali e i propri progetti di vita.

di Francesco SCIACCHITANO

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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