Ultime della sera: “La terza età. Il tempo migliore della vita”

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
10 Dicembre 2020 17:59
Ultime della sera: “La terza età. Il tempo migliore della vita”

di Saveria ALBANESE   L’altra sera mi sono ritrovata a guardare in tv il programma “The voice senior”, attratta dal fatto che tra i giudici ci fosse una settantenne di grande energia: Loredana Bertè.

Una serie di over 60 con la grande passione per il canto si esibisce davanti a dei professionisti che devono sceglierli per creare una squadra Ecco che si scoprono storie e persone che anche a 70/80 anni hanno una voce e una grinta da fare invidia anche ai più giovani. E sempre per caso mi sono ritrovata a guardare di recente un film che ha come protagonisti un gruppo di pensionati: Marigold Hotel. Quello che mi ha colpito è che in questo film i protagonisti vivono la loro vita in maniera intensa, senza piangersi addosso o considerarsi con rassegnazione, per il fatto di essere anziani (semu vicchiarieddi) ma piuttosto con gioia e spirito di avventura.

Nella nostra società siamo abituati a pensare che l’età migliore della vita sia la giovinezza. Questo perché si dice che siamo nel fiore degli anni, sono gli anni della fertilità, della vita facile protetta dalla presenza dei genitori, della bellezza fisica e quant’altro e ci siamo abituati a pensare che l’età avanzata sia da considerare quasi un inutile transito. Abbiamo relegato gli anziani nelle case di riposo, li abbiamo fatti accudire dalle badanti straniere, relegati a “guardiani di cantieri”, nonni sitter, lamentosi e considerandoli quasi un peso.

Gli anziani, che in passato erano considerati “i saggi”, le persone da rispettare, dovrebbero essere piuttosto la parte più preziosa della nostra società. Coloro che portano con sé la memoria storica delle nostre famiglie e di questa epoca di passaggio dagli ultimi anni del Novecento ai primi anni del Duemila. In questo periodo, a causa dell’emergenza sanitaria, abbiamo perduto una grossa parte di questa memoria. Pensare che “tanto erano anziani” molte delle persone che abbiamo perso, non può consolarci.

Onorare la vecchiaia significa anche accettare le rughe, i capelli bianchi, il naturale tempo che passa. Ma spesso in questo tempo confuso non lasciamo spazio al sapere che passa attraverso la saggezza del corpo: non lo ascoltiamo, non abbiamo tempo, così lo mettiamo a tacere con rimedi chimici. Addirittura il corpo dei “vecchi” è considerato solo per le sue malattie, nella sua decadenza e non più come possibile soggetto d’amore. La vecchiaia, lungi dall’essere considerata l’autunno della vita, l’inutile attesa della morte, (come spesso si pensa), dovrebbe invece essere considerata il compimento della vita stessa.

La vita che raggiunge il proprio culmine. Insomma, il momento migliore da vivere. Come ci ricorda Manlio Sgalambro “non avendo più scopi, puoi capire finalmente cos’è l’amore fine a se stesso”. “Solo il vecchio ha età, perché nel vecchio finisce il tempo intimo, il tempo vissuto, il tempo che scorre, e al suo posto entra potente il tempo esterno, il tempo del mondo, il tempo della materia, il tempo che non passa, il tempo che si scontra nell’individuo come tempo non suo”.

Se da un lato, come ci ricorda Umberto Galimberti, gli anziani non svolgono più il ruolo di depositari di informazioni perché sostituiti nel loro ruolo dalla fotografia, dai media, dai computer, da internet; dall’altro sono indispensabili per il loro patrimonio affettivo. Depositari di una dolcezza quasi finta, che non trova posto altrove nel nostro quotidiano. Dunque si crea un paradosso, se da una parte i geriatri ci dicono che i 65enni di oggi hanno una forma fisica di un 45enne di 30 anni fa, dall’altra il progresso tecnologico ha fatto dell’anziano un incompetente, non sempre in grado di utilizzare tutti gli arnesi infernali di cui ci circondiamo.

Gli attuali 75-80enni non hanno attraversato le tragedie della seconda guerra mondiale, che segnò le vite di chi era vecchio negli anni ’90 del Novecento. Secondo degli studi delle università finlandesi la forza muscolare, la sveltezza nel camminare, la rapidità delle reazioni, la facilità nel discorrere, il modo di ragionare così come la memoria di lavoro negli attuali 75-80enni sono significativamente molto migliori che negli anziani nati tanti anni prima. Insomma oggi abbiamo la possibilità vivere la terza età in buone condizioni fisiche a patto però di comprendere che non si tratta di un periodo triste della vita.

Qual è dunque il fine della vecchiaia? Non quello di morire, come tendono a farci credere. Ma, come dice Hillman, quello di svelare il nostro carattere, che ha bisogno di una lunga gestazione per apparire, a noi stessi, prima che agli altri, in tutta la sua peculiarità. Un momento in cui, finalmente, poter essere.   La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna. Per contatti, suggerimenti, articoli e altro scrivete a: amicidipenna2020@gmail.com

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