Ultime della sera: “La gatta" di Colette, uno strano triangolo

Un libro in cui l’amore per i gatti diviene passione, mistero, poesia

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
14 Aprile 2021 18:35
Ultime della sera: “La gatta

di Francesca RUSSO

Il topos letterario del triangolo amoroso è forse il più ricorrente, sia in opere colte sia in opere popolari. Tradimenti, adulteri, sotterfugi non si contano, quante volte c'è un lui o una lei di troppo a decidere importanti snodi narrativi? Non fa eccezione l'affascinante libro "La gatta" (1933) di Colette, in cui tuttavia la rivalità non è fra due donne ma fra una donna e una gatta. Alain è un ragazzo introverso, figlio unico di madre vedova con cui vive in una antica casa con giardino, la sua compagna di giochi è la gatta certosina Saha con la quale vive un rapporto simbiotico, fatto di sguardi di intesa e di comunicazione telepatica. La fidanzata Camille è molto diversa, è una ragazza moderna, dinamica e pragmatica, Alain è emotivo, chiuso e umorale; ben presto dopo le nozze affiorano i contrasti.

Lei ama serenamente il suo sposo e vive in modo spontaneo la sua sessualità, lui la desidera ma contemporaneamente ne è pure infastidito, non gradisce gli impegni e le incombenze della vita coniugale e si lega sempre più profondamente a Saha estromettendo Camille. Tra le due "femmine" nasce un'ostilità palpabile, che porta Saha a immalinconirsi e a deperire costretta nel moderno appartamentino tanto diverso dalla ariosa villa in cui era cresciuta insieme con il suo grazioso e amorevole padroncino. Camille è ossessionata da quell'assurdo legame, da quella muta complicità da cui è esclusa, finché accecata dalla gelosia lancia la gatta dal balcone pur di liberarsene, approfittando dell'assenza di Alain.

La scena è descritta dall'autrice in modo magistrale. La tensione psicologica fra le due attanti è fortissima, i piani si confondono: la bestiola, rassegnata al suo destino con riserbo e dignità si umanizza, la donna, accecata dalla furia assassina e dall'invidia, si abbrutisce; entrambe attendono trepidanti il ritorno di Alain. Camille scaraventa Saha nel vuoto ma il felino riesce a salvarsi pur con qualche segno, Alain capisce tutto e decide di prendersi una pausa e ritornare nella casa natale naturalmente con l'adorata gattina, vittoriosa su Camille. Fra i due giovani sposi nessuno dei due ha compiutamente ragione e nemmeno torto, Alain è un sognatore legato all'infanzia e all'adolescenza, non era pronto per le responsabilità del matrimonio, la sua vera felicità stava nel condividere con Saha le ore trascorse nella quiete del loro hortus conclusus che non avrebbe ammesso altri.

Colette è stata una donna anticonformista, che ha saputo liberarsi di un marito meschino e prevaricatore e che ha sempre vissuto al di fuori delle ristrettezze imposte dalle convenzioni sociali, non stupiscono pertanto la finezza psicologica e la naturalezza narrativa nel descrivere una vicenda inconsueta che in una penna meno felice avrebbe rischiato di diventare paradossale. Le pene d'amore sono sofferte dai personaggi femminili: Saha subisce silenziosamente il cambiamento di domicilio e l'ingresso di un'estranea, Camille non tollera lo scacco di non essere preferita rispetto a un (secondo lei) animale domestico.

Il romanzo non prevede una conclusione netta, ci lascia con Camille che si allontana, dopo avere accompagnato Alain e Saha, che assiste sorniona e vittoriosa. Resta sensazione che l'amore fra i due giovani non abbia retto al contatto con la realtà finendo travolto dall'incomunicabilità e dall'incomprensione, superato dall'amore innocente, incondizionato, disinteressato della gatta, coincidente per Alain con il periodo magico e irripetibile della sua ovattata adolescenza.

La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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