Ultime della sera: “Il Campo della Gioia”

Dolci ricordi che tornano

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
17 Dicembre 2021 19:00
Ultime della sera: “Il Campo della Gioia”

Da un po’ di tempo mi tornavano in mente le parole di una preghiera che ha scandito le giornate del mio primo Campo Scout. Avevo quasi quindici anni, ero la capo squadriglia delle Colibrì ed avevamo piantato le nostre tende in Sila, nei pressi di Camigliatello, dentro un vero bosco, con un vero ruscello di acqua limpida e gorgogliante, un sogno inseguito per tre anni e che finalmente si realizzava.

“Il Campo della Gioia”: questo era il tema dell’avventura che avremmo vissuto giorno dopo giorno, accompagnati dalle singole frasi che ne declinavano il senso. Per diversi anni ho cercato quella preghiera, di cui ricordavo solo l’incipit, ma niente, non trovavo i miei quaderni di caccia, non ne trovavo traccia neanche su Google, e così quelle parole speciali continuavano a risuonare di tanto in tanto tra i miei pensieri.

Qualche giorno fa, mettendo a posto “le carte”, come faccio periodicamente, ho aperto una ad una le carpette che custodiscono referti clinici, bollette pagate, lettere e pezzi di vita, fotografie da incollare prima o poi in qualche album, provando ad eliminare le pagine inutili, ricettacolo di acari e scarti, alleggerendo così gli scaffali e ripulendo un po’ anche la mente. D’altra parte, come diceva mia nonna: “Soccu fa lu Signuri ‘n cielu? Strazza carti…” E così, tra una carta strappata e una conservata nuovamente con cura, le ho trovate! Ho trovato le preziose parole di quella bellissima preghiera attraverso le quali avevo vissuto una delle esperienze più intense della mia vita di adolescente.

Nel leggerle mi è subito riecheggiata l’inconfondibile voce del nostro Patruzzu, Padre Bellissima, indimenticabile assistente ecclesiastico e parroco della Cattedrale, che ricorderemo a breve con un bel gruppo di fratelli e sorelle scout attorno ad uno schermo, come fosse un fuoco di bivacco.

Ma ecco le parole di quella preghiera, così tanto cercata e finalmente restituitami come un regalo inaspettato:

“Il Campo della Gioia.

Ora che hai scoperto cos’è la gioia vieni a viverla.

Non è facile né difficile, l’importante è che tu sia…

… come gli uccelli sii sempre gaia

… come le api sii solidale e generosa

… come la natura sii semplice e spontanea

… come il sole sii portatrice di luce

… come il bosco sii accogliente

… come il firmamento segui l’ordine del creato

… come la strada arriva lontano

… come il torrente percorri il tuo cammino cantando

… come la terra sii dispensatrice di doni

…c ome il vento porta la tua luce lontano…”

Ogni giorno Padre Bellissima celebrava la messa sull’altare di legno e corda costruito a regola d’arte sotto una maestosa cupola naturale e ogni giorno prendeva spunto da un “… come” per accompagnarci in una riflessione che dalle orecchie arrivava alle nostre giovani menti ed al nostro cuore impavido, e ci stimolava a trasformare le parole in vita, in buone azioni, in uno stile fatto di essenzialità e di fraternità. E lo faceva senza sentimentalismi, richiamandoci alla realtà ed ai nostri impegni: “E’ facile celebrare la messa qui, raccolti tra le braccia di Madre Natura, ascoltando il cinguettio degli uccellini, respirando l’odore del bosco… Ma la messa va celebrata anche quando torniamo a casa, nella nostra realtà quotidiana, con i problemi da affrontare, aiutando gli altri, con il sorriso sulle labbra…”.

Ci faceva immergere dentro la poesia del creato ma ci richiamava alla realtà; ci portava sulle cime dei monti dove piantavamo volentieri la nostra tenda ma ci invitava a tornare a valle, zaino in spalla; tutte le sere al fuoco di bivacco ci benediceva e ci lasciava con un pensiero da meditare, partendo dall’esperienza che stavamo vivendo, ragionando con semplicità del bene e del male, tracciando la rotta da seguire. Quei dieci giorni di Campo segnarono profondamente la mia vita e due anni dopo, da giovane capo reparto, riproposi alle mie ragazze quella traccia, costruendo un nuovo Campo della Gioia, scandendo altre dieci giornate con le nuove riflessioni del Patruzzo, perché lui c’era anche quella volta.

di Antonella MARASCIA

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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