Ultime della sera: “C’era na vota e c’era…”

Si scrive per narrare, si narra per non morire

Redazione Prima Pagina Mazara
Redazione Prima Pagina Mazara
15 Novembre 2022 18:45
Ultime della sera: “C’era na vota e c’era…”

È stato presentato il 3 novembre a Ragusa e il 4 novembre a Modica il libro di Antonella Marascia “C’era na vota e c’era”. A relazionare Uccio Barone, Lucia Tromabadore, a recitare Ciccio Schembari e Piero Pisana. A patrocinare l’evento l’Unitre di Ragusa e Modica mentre a Modica la Fondazione “G.P.Grimaldi” ha ospitato l’autrice. Si tratta di un libro di favole e fiabe della tradizione orale siciliana. Racconti senza tempo che l’autrice ha raccolto in un momento particolare della sua vita, quando era in attesa della sua prima figlia.

I narratori sono gli anziani della sua famiglia: nonna Rosina, nonna Maria, mamma Sara, papà Steno, zio Luciano, zia Fonì. Una speciale disegnatrice, Alessandra Celere ha arricchito i racconti con i disegni di bambina. Diciannove favole e fiabe che richiamano alla memoria di ciascuno di noi un segmento della nostra vita al quale siamo fortemente legati: il passato dell’affabulazione, della fantasia in cui ci sorprendiamo capaci di credere a tutto pur di seguitare ad ascoltare spesso la stessa storia, più e più volte, qualche volta storie nuove tutte parte di una tradizione purtroppo in agonia.

È solo il caso di sottolineare che questi racconti non sono patrimonio esclusivo di un’area della nostra grande isola ma al contrario sono bene condiviso appunto in tutti e quattro gli angoli della rosa dei venti. Ma come è possibile che ciò che si raccontava nella regione a occidente corrispondeva a quanto si raccontava a oriente? La risposta sta nella grande mobilità che il lavoro, soprattutto dei campi favoriva. Il lavoro dei campi infatti prevedeva anche la figura femminile e questo concedeva margini di aggregazione maggiori.

Così i contadini che si muovevano da sud a nord della Sicilia e da est a ovest avevano modo di scambiarsi usi e costumi ma anche racconti e tradizioni. Re, regine, mammedraghe, principi e principesse, animali e uomini intrecciano i loro destini e diventano protagonisti di fatti che pur ammantati di fantasia ci parlano di noi, della nostra storia, dei nostri sentimenti, delle nostre paure e della nostra capacità di venir fuori da situazioni impossibili. Tra i personaggi certamente ha un posto di rilievo il “Re”.

Si tratta di una figura controversa e sicuramente delineato con mille sfumature. Su di lui si concentrano le aspettative dell’ascoltatore ma poi naufragano davanti alla sua faciloneria, alla sua superficialità. Un re che manca la parola data, infantile, pusillanime, che non riesce a essere punto di riferimento di chi ascolta, il re concentra in sé tutto il peggio che il carattere di un uomo può dare. Di contro le figure femminili sono molto più complesse. Scaltre, sempre pronte a escogitare sotterfugi pur di ottenere ciò che spetta loro di diritto.

Così Pinnavirdi, o Palma, eroine di un tempo e di uno spazio che non si misura in modo convenzionale in quanto il risultato a cui arrivano è valido sempre, ieri come oggi, a est come a ovest di questa Sicilia da cui l’autrice proviene. Principesse intelligenti, attente, pronte ad affrontare ogni sorta di incognita pur di giungere alla conquista del loro amore. Sono sorelle, sono amiche, sono alleate. Accanto alla figura della principessa quella della regina, spesso fa da contraltare a quella del re: tanto è saggia lei tanto è puerile lui, tanto è materna lei tanto lui si scorda persino di essere padre.

Tra le figura più interessanti quella della “mammadraga”. È la madre della menzogna, dell’inganno, è la madre che non è capace di lasciare andare la propria figlia o il proprio figlio. La mammadraga è la madre mai cresciuta, colei che crede di poter gestire la vita del proprio figlio a suo piacimento. Una sorta di strega che nel racconto non vince mai ma è sempre presente. Insomma “C’era na vota e c’era” è un libro che ne contiene molti eppure è un libro semplice perché raccontare in fondo è semplice. Bastano pochi ingredienti e il viaggio nella fantasia ha inizio.

Memoria e ricordo qui si intrecciano e il racconto diventa anima di un popolo. Il viaggio nella raccolta della favola inizia da lontano, da una donna, nel 1870 Laura Gonzenbach pubblica “Sizilianishe Marchen”: diventa la prima stazione per poi ad ogni tappa aggiungere un cantastorie e diventare il più grande viaggio italiano nel “cunto” e nella favola. Cunticieddi, cunti e fattareddi come li chiama Salvatore Palmeri di Villalba nel suo “Cunti Siciliani” sono linfa che pulsa di vita.

Come nelle fiabe del Pitrè: “Uomini e cose, esseri reali ed esseri fantastici, castelli e caverne, mari e monti, tutto vi è rappresentato”. Il racconto del passato che non è un semplice guardare indietro. È piuttosto gioia della scoperta della nostra grande amata terra e darle voce perché il suo immenso racconto risuoni ancora nella vastità della bellezza che la Sicilia è. Nel leggere questo scrigno di ricordi si attiva la capacità di ascoltare e quella di sentire: ci insegna Gesualdo Bufalino che “Si scrive per narrare, si narra per non morire”.

Già, si narra per non morire. Si narra per lasciare il segno del nostro passaggio. In fondo ciò che distingue noi dagli animali è proprio la condivisione delle nostre storie. Il raccontare ciò che è accaduto. E recuperare le storie del passato, siano anche racconti, è una grande forma di resistenza all’oblio. Ascoltare e sentire diventano la più appassionante forma di resistenza individuale e collettiva. In occasione di queste presentazioni sarà presente un personaggio illustre la cui identità rimarrà nascosta per di ordine pubblico…non mancate, la favola continua!

di Marcella Burderi

La rubrica Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.

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