Cara Madre, che sei mia madre,
ti scrivo questa lettera in un tempo in cui le lettere, purtroppo, non si scrivono più.
Scrivo a te e, attraverso te, scrivo a tante altre madri.
A te, madre che hai venduto ogni cosa per comprare una maglietta rossa e un biglietto per il futuro per tuo figlio, dall’altra parte del mare;
a te che senza partorire, hai generato figli di speranza;
a te che partorirai con dolore eppure partorisci;
a te che hai nascosto sotto il fondotinta i lividi sul volto, per non mettere paura ai bambini;
a te che i tuoi figli sono il popolo per cui combatti;
a te che non hai fame quando il pane è poco;
a te che cerchi la figlia che ti hanno strappata;
a te che apri le porte a chi bussa e chiede casa;
a te che tuo figlio è stato figlio di un altro grembo;
a te che non hai allattato ma sfami;
a te che nutri i figli delle periferie e ne curi le ferite;
a te che hai vestito il figlio per l’ultimo viaggio ed era tuo il cuore che non batteva;
a te che il giorno inizia di notte;
a te che “ ninna nanna, ninna oh”;
a te che “suo figlio sarà diverso” e tu “ ogni figlio è diverso”;
a te che il lavoro è un tuo diritto e la giusta paga pure;
a te che li guardi crescere e non li capisci;
a te che li capisci e li vedi andar via;
a te che aspetti di vedere la barca tornare al porto;
a te che gli spari su uno, sono gli spari su tutti;
a te che un figlio ti è partito e non è più tornato;
a te che ti emozioni se ti dedica la poesia che tu gli hai insegnato;
a te che “quando arrivi, chiama e mangia e copriti”;
a te che sei stata “ madre costituente” ma si ricordano solo i padri;
a te che le vie sono tutte dedicate agli uomini;
a te che sei brava ma “ le madri dei miei compagni lo sono di più”;
a te che sai cantare ma i gruppi coreani non li capisci;
a te che balli e ridi ché la vita è bella;
a te che “è sempre colpa tua”;
a te che l’equilibrismo è il tuo mestiere;
a te che un fazzoletto in tasca non manca mai;
a te che a volte dimentichi, ma non scordi mai;
a te che pur di salvarlo, lo denunci;
a te che famiglia vuol dire amarsi;
a te che anche senza seni e senza capelli, sorridi e sei bellissima;
a te che hai tanti libri sul comodino, ma leggi prima i libri di scuola;
a te che “un bacio e passa”;
a te che se non passa, passerà;
a te che sei diventata di nuovo bambina;
a te che sei partita per sempre eppure, ancora, avevano bisogno di te.
A te Madre, che sotto la croce, ci hai rese madri e figlie di ogni crocifisso e di ogni risorto.
A tutte e a te, cara madre, che sei mia madre, io canto il mio grazie.
di Maria LISMA
La rubrica “Le ultime della sera” è a cura della Redazione Amici di Penna.
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